La prima cosa che colpisce leggendo il libro del professor Nazario
Pardini “I dintorni della solitudine”è la grande quantità di riferimenti
naturalistici, di carattere atmosferico o agreste e ambientale, legati al
retroterra agrario in cui è vissuto il poeta: "l’ultimo autunno che vivremo
assieme sarà per impolparci dei colori della nostra stagione”, "la verzura …..si
accendeva dei riflessi del sole”, "la luce crepitante dell’estate invadeva la
piana”, "i cigli si rivestono di fiori /il grano un manto verde”, "scoprimmo il cielo, il
mare ed il sorriso”….le notazioni sarebbero infinite. A volte sono moduli
letterari: "l’incendio dei papaveri”, “l’autunno magro e stento”, "Il viale
d’autunno in un tramonto” l’inverno “che coi suoi venti freddi mi percuote”…:
ma anche se ridotte a mere formule letterarie, rivelano come la sua poetica sia
legata, impregnata da notazioni atmosferiche.C‘è amore per la luce , e per gli
spazi aperti, c’è un impadronirsi sensuale dei colori . Ma queste immagini non
rimandano ad un piano spirituale o ad una metafisica della natura: il poeta non
si sofferma più di tanto su di esse. Sono assorbite dalla vita vissuta:
partecipano, sono parte delle emozioni che generano i suoi ricordi, in un
certo senso danno corpo alla memoria, o costituiscono il punto di partenza
emozionale da cui si sviluppa la sua poesia. C’è l ‘autunno e un amore, la
verzura e il ricordo del padre, la campagna e l’immagine del fratello morto e poi: lo
scorrere del tempo, i papaveri la poesia e l’impegno del poeta……La natura viene risolta in
una tranquilla emotività interiore. D’altra parte quello della memoria e del
ricordo è un tema molto presente nelle sue poesie. Su 40 poesie quelle
direttamente evocative sono quattro, tuttavia molte altre, scritte al
presente, fanno riferimento al contesto della sua vita pregressa e a quello che
era l’ambiente contadino in cui il poeta ha vissuto. In realtà si può dire che
tutto il libro è un rievocare. La poesia
vive nel ricordo, il ricordo è tale perché è poesia, cioè emozione. Ma non c’è
mai un intimismo fine a se stesso, chiuso nel rimpianto della rievocazione. Ogni
ricordo è legato alla vita collettiva, agreste del poeta, è un dialogo interiore
con l’ambiente della sua giovinezza, con i suoi parenti (il padre,il
fratello) colti nella loro vita quotidiana: (il velluto della giacca) "Era
l’unico a farmi ritornare/col profumo intenso di velluto/a tutto il mio vissuto…. "Il
ricordo del fratello emerge da un quadro di calma serenità: "transitano da là
persone morte,/con volti evanescenti,/fra quelle mio fratello/che mi chiede se
oggi è primavera….” . L’aratro, lo
stradone della poesia, il Serchio, umanizzati, nascono dalla memoria di vita
vissuta.
Indubbiamente hanno una valenza simbolica; ma non solo, sono tanta
parte della vita del poeta che diventano il mezzo espressivo di emozioni e
sentimenti: (da lo stradone) "Quando il sole/pittura i miei capelli, la
tristezza/ mi assale e mi fa suo", "sono l'aratro. Anzi fui
l'aratro/.Vorrei la mano calda di qualcuno./vorrei tanto il ventre di mia madre".
C’è un tema costante in tutte le sue poesie: quello del limite, il
rapporto con l’oltre, che più che rapporto col mistero è rapporto con
l’inconoscibile e l’ignoto.”…la verità è al di là di quei confini/oltre il
getto del faro/………..Vani gli azzardi per capirne il senso/condannati alla terra
e ai suoi miraggi…” (da naturale è la valle) “Senza poter capire, e mi
tormento,/quello che fuori esiste; e che mi è ignoto.” (la solitudine del mare)
In Pardini non c’è angoscia, non c’è paura, il mistero non è
problematizzato in chiave religiosa, non c’è nessuna aspettativa escatologica. Ci
sono solo “i dintorni della solitudine”: una triste, ma fiera consapevolezza
del destino dell’essere umano. “Solo la solitudine sarà /compagna fedele dei
tuoi giorni/rimasti nella nebbia. Dovrai scendere/dall’isola felice e sarà
allora/che il mondo mieterà ogni illusione”(Verranno giorni neri) “vivi
l’attimo/non ti chiedere altro; non pensare/alla miseria umana, al suo
degrado, fingi che quel momento sia per sempre…”
E’ che Pardini è l’ultimo grande umanista. La sua è la poetica serena
delle” piccole cose”: i piccioni, il
cane Pandoro, l’aratro, lo stradone, ragazzini che preparano l’esame, "il bimbetto a piedi nudi sopra il
verde prato”, la giovane ragazza che annaffia i vasi dei gerani, e i ragazzi
che tornano dalle loro scorribande, la bimba con l’aquilone e la giovane
fanciulla in costume …..; E’ la poetica dei “temperati
affetti:” "il volto di un’amica/degli anni degli studi…un abbraccio promettente
l’azzurro /uno sguardo all’orizzonte; un bacio….”, “siamo arrivati
Delia, respiriamo/…..la tua bellezza che più viva/ si mischia agli incantesimi
silvani/e sarà mia/ …” “la solitudine mi fa pensare………ai tanti corpi immersi
dentro me/, alle grazie di giovani fanciulle/che mi lisciavano il corpo. “E’
fraterno a tutti gli uomini:
partecipa e rivive l’innocente paura dei ragazzi, dei timidi, la dolcezza dei
fidanzati, il dolore delle madri. "Garrisca la bandiera/di corse giovanili, di
volti sorridenti/di madri in apprensione per i figli /che giocano sudati….”,…"mi
sento triste se mi torna in mente /il pianto di una madre e il suo
inveire/contro la risacca e la corrente/che portarono via un figlio in fiore…”.
La poesia per lui non è l’urlo o il grido disperato, non ha la tensione
ideale del manifesto politico, il poeta non è l’eletto che con la sua
sensibilità particolare si eleva sulla massa, ne è colui che, abbagliato dal
suono fascinoso delle parole, vive chiuso nell’universo dell’immaginario. La
poesia nasce dall’emozione di fronte alle manifestazioni più semplici e pure
del creato e della vita : la poesia si scrive “davanti al rifiorire/di gemme a
primavera. Non solo/davanti a un orizzonte che ti annulla/o a un sentimento
d’amore o di morte…"La poesia è partecipazione emotiva al dolore “davanti al
grido di una donna persa tra le grinfie nerastre del dolore”, partecipazione alla
bellezza, "davanti a un tempio arduo e maestoso”, alla gioia quando” ti trovi ad
abbracciare una compagna che ti rende felice”. Pardini crede ad un mondo
ordinato e definito nei suoi valori e al carattere universale della poesia. Ma
crede anche alla forza comunicativa della poesia: è il suo legame con il mondo
classico.
In un mondo ideologicamente e socialmente disgregato, dominato dall’odio
e dalla rivalsa, dall’intolleranza verso il diverso, il messaggio del professor
Pardini è la salvezza dell’umano sentire
attraverso la poesia.
Non ho analizzato il valore poetico intrinseco del suo versificare,
delle sue metafore, la poesia delle sue immagini, né la musicalità dei suoi
versi. Mi interessava definire il suo mondo poetico, il suo universo emotivo. La
dimensione più vera e più bella del lirismo poetico è la tensione creativa del
definire, chiarire, costruire, arrivare a conquistare il proprio universo
interiore. In questo senso la storia di un’opera letteraria, sia di poesia che
di narrativa, è sempre la storia di un’anima.
Francesco Righi
Francesco Righi
Che gradita sorpresa, Francesco: bene ho fatto a regalarti il volume di poesie, e non a caso, di Nazario Pardini "I dintorni della solitudine" perché tu, da filosofo, da studioso delle idee, da amante della narrativa hai così, finalmente, accolto il fascino, la ricchezza del linguaggio poetico. I versi del Poeta Nazario espressi dalla libertà del cuore, con chiarezza, armonia e musicalità ti hanno condotto alla ricerca di te, al rispecchiamento, io credo, della libertà emozionale. Un grande regalo dal Poeta Nazario Pardini a te; te a te stesso... e io, io ringrazio entrambi. Un caro saluto Fulvia Fazio
RispondiEliminaRingrazio il professor Pardini che mi ha inserito nel suo Blog e Fulvia Fazio per le belle parole che mi ha dedicato.Quanto ho elaborato in questa lettura de"i dintorni della solitudine" vorrei che fosse visto come una"ipotesi di lavoro"per una ulteriore riflessione sull'opera del professor Pardini.Definire il suo mondo poetico è cosa molto più complessa e non si risolve certo nelle mie poche righe E' necessario studiare la sua genesi, il suo svilupparsi in un tempo storico, verificare le influenze culturali, in una analisi sincronica e diacronica mai conchiusa,studiare il suo progressivo definirsi nel tempo e, non come ultima cosa , studiare la forza poetica della sua lingua.Il mio intento è stato quello di suscitare una discussione e stimolare l'intervento di altri e migliori studiosi.Penso che questa sia la ricchezza vera di questo blog
RispondiEliminaFrancesco Righi