G. Pascoli
« Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi, che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
dimenticato, tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l'aratro in mezzo alla maggese. »
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l'aratro in mezzo alla maggese. »
Trovo molto interessante la scelta di inserire testi dei Poeti del nostro '900. I classici rappresentano sempre una sorta di pozzo dal quale attingere per trovare l'energia e il coraggio di dare alla poesia il giusto potere creativo. La lirica in oggetto si potrebbe forse definire neo -realista, vista che punta molto sul descrittivismo. Il paesaggio è quasi immobile e l'Autore mette in risalto i particolari:"l'aratro senza buoi"; "lo sciabordare delle lavandare"; "le loro cantilene" ... Quanto mai adatto a questa lirica lo schema metrico del madrigale, che Pascoli adotta con due terzine e due distici, con rime interne. Nel leggere il testo si ha netta la sensazione di ascoltare un canto popolare. Ricorre anche in questa poesia l'elemento -chiave del lirismo pascoliano, ovvero il senso di dolore per la perdita degli affetti, che ci riporta alla tematica del 'fanciullino'. Un Poeta che ho nel cuore e che non mi stancherei mai di leggere... Grazie per questo Dono!
RispondiEliminaMaria Rizzi