Franco Campegiani collaboratore di Lèucade |
Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade |
TERZO INCONTRO DEL
BANDOLO
Polmone Pulsante
14 / 11 / 2014
Provocazione
Polmone Pulsante
14 / 11 / 2014
Provocazione
Temi del
14 novembre 2014
• Ruolo del
contemporaneo
• Superficie e
profondità, cosa cerca l’artista
• Come promuovere il
Manifesto
• I confini del
Manifesto
Ruolo
del contemporaneo
• Un vero artista non
può non sentirsi immerso nella contemporaneità, che è come dire nella vita.
Egli vive qui ed ora (hic et nunc) ed è rapito da tutto ciò che intorno
a lui respira. Ne percepisce il battito, ne intuisce il senso, ne rivela il
valore per immagini che gli giungono da chissà dove. Nessuno può dire da dove
arrivino quelle immagini che tentano comunque di dare risposte - positive o
negative - ai perché della vita.
• L'arte di qualunque
tendenza, se è vera arte, ha sempre un fine coscienziale, cognitivo. Essa
rivela un senso, o il senso della vita. E può farlo in un modo soltanto:
immergendosi nella vita, facendone esperienza, lasciandosene esaltare e ferire,
accettandone la contaminazione e il travaglio fino a risorgere o a morire.
L'arte parla sempre e comunque dell'uomo: dell'uomo interiore intendiamo, che è
poi l'uomo di sempre. Ovvero l'uomo di oggi, anche quando si immerge nel
passato o si proietta nel futuro.
Superficie
e profondità, cosa cerca l’artista
• Questo realismo
tuttavia non inganni. L'arte non è cronaca, non produce cartoline oleografiche
né squallidi resoconti quotidiani. C'è sempre un demone nell'arte, o forse un
angelo, che intride della sua dannazione e della sua gioia l'esistenza
quotidiana. In assenza di ciò, non c'è creatività, ma scialbore. Ed è quanto si
registra in tanta arte di oggi, presa nelle panie di un minimalismo arido e di
un vanesio manierismo che non scuotono le coscienze, ma le addormentano,
incapaci come sono di parlare dell'umano.
• Basta con l’arte che
ripete la cronaca, basta con questo sciacallaggio dei fatti quotidiani. I
giornali già se ne occupano. L’artista deve dare una scossa, ha il dovere di
vedere le cose in grande e di andare oltre, e pur se si dovesse ispirare ai fatti
quotidiani, deve parlare all’anima.
• L’arte negli ultimi
decenni ha voluto denunciare nefandezze umane, o semplicemente ritrarle, e ci
vuole anche questo, ma nel farlo ha perso di vista il vero scopo dell’arte. Gli
artisti, mirando a un facile successo, hanno seguito la corrente banalizzando il
messaggio dirompente dell’Opera. Per questo l’Opera è diventata prodotto.
L’artista ha una responsabilità enorme in questo meccanismo, non avendo
disubbidito agli schemi dettati dal mercato.
• Egli ha coltivato il
mito del successo, anche a causa dei messaggi trasmessi a bomba dai mass media,
ha confuso l’ispirazione con la reazione, la vocazione con il moralismo, la
creatività con la ripetizione, e invece di essere la cronaca a seguire
l’artista, è l’artista che segue la cronaca, decretando per sé una morte
psicologica alla quale si deve assolutamente reagire.
• Noi vogliamo
riprendere il nostro ruolo e l’arte deve tornare ad essere guida, non deve
essere guidata, deve rompere gli schemi, non subirli.
• In che modo? Pescando
nella profondità di noi stessi, in quell'humanitas, in quel coraggio, in
quei miti che spingono ad andare avanti, rifiutando il sonno dei vinti, la
sconfitta di chi non crede nell'umano. E' di un nuovo umanesimo che
abbiamo bisogno, di una nuova spinta mitopoietica, e non più di mitologia
(moderna o antica che sia). Un umanesimo che sappia ricondurre all'uomo tutto
ciò che da lui nasce e che poi se ne allontana: gli orizzonti della scienza e
della tecnica, gli impulsi della spiritualità e della fede.
Come
promuovere il Manifesto
• Il WEB è senza dubbio
un ottimo strumento, ma dispersivo e in gran parte disimpegnato. Spesso si
crede che un “mi piace” su FB sia un segno d’interesse, ma non è così. La
promozione del Manifesto e delle sue idee deve ancora passare per il contatto
diretto. Occorre quindi un coinvolgimento dei firmatari e simpatizzanti che
permetta di migliorare la comunicazione. Crediamo che queste idee siano un
motore necessario alla promozione dell’Opera artistica, ma temiamo che dar vita
a questo manifesto sia del tutto inutile se non lo si fa volare di bocca in
bocca.
• Oggi viviamo nell’era
dell’informazione e proprio la ricchezza di informazioni disponibili diventa un
telo mimetico che le occulta. Quindi non basta divulgare il manifesto sul web,
non basta avere una pagina FB o un sito, occorre presentare il manifesto di
persona, trasmettere l’entusiasmo che ci caratterizza, chiarire il senso di
questa operazione, promuovere le idee con azioni precise.
• L’ideale sarebbe che
ogni firmatario si facesse ambasciatore di queste idee sia mettendole in atto
che parlandone.
• Chiediamo quindi, a
chi ne ha la possibilità, di organizzare incontri o presentazioni del
Manifesto, la presenza dei relatori può essere garantita anche per
videoconferenza (Skype).
• Chiediamo inoltre di
scrivere articoli sul Bandolo e di commentarlo nei blog che ci ospitano, in
modo da partecipare attivamente alla vita del movimento.
Confini
• Riteniamo che il
postmoderno riguardi tutti, non solo l’Italia, e il Bandolo è un grido che
accomuna tutti quelli che vogliono uscire dalla palude del postmoderno.
• Il nostro movimento
va sostenuto anche oltre i nostri confini.
• Il futuro non è nel
sistema di promozione dell’arte che conosciamo, ma nel sistema di divulgazione
che vorremmo, e noi possiamo essere attori di questo futuro.
• Riteniamo che ciò che
avviene qui, avviene in modo simile anche in altri Paesi. Le esigenze dell’artista
sono simili, per cui la condivisione dei nostri valori oltre i confini non può
essere che un beneficio per tutti.
Claudio Fiorentini e
Franco Campegiani
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