Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade |
DA: "FRANCESCO CASUSCELLI: "CRIMINALITA' DOMESTICA"":
ONDA ALTA
Familiare il cigolio delle molle, è diventato
quasi un amico il vecchio ascensore.
Giulia è con gli amici, sta salendo al terzo piano per recarsi in biblioteca.
Atmosfera di goliardia. Daniele accanto a lei come sempre. Gianni, Renato, colleghi di studi. Ridono.
Accade tra una risata e l’altra.
Renato preme il pulsante dell’ ‘alt’ e l’ascensore si ferma. Veloce il giro di sguardi. Daniele sembra sottrarsi, ma cambia velocemente espressione. Ormai è tardi.
Giulia sente l’aria divenire irrespirabile. Intuisce dalla tensione che sono saltati in una diversa situazione. Non ridono, la fissano. Daniele abbassa gli occhi, serra le mascelle. I libri vengono posati per terra tra i mozziconi di sigarette. Non hanno visi da amici quegli uomini brutali.
Renato e Gianni in pochi istanti le sono addosso, la immobilizzano contro la parete di fondo dell’abitacolo
Una mano grande, profumata di sandalo, le copre la bocca.
Stringeva quella mano nel giardino dell’asilo; la stringeva nei banchi delle elementari e al liceo: la mano di Daniele.
Gli aliti delle nuove persone emanano un odore acre.
Viltà su viltà. Hanno avuto bisogno di fumare erba per sbatterla contro la parete di metallo.
Tenta di dimenarsi… All’odore di marijuana si aggiunge quello, ancora più aspro, di sudore. Ritrova la vista, inciampa nelle iridi chiare di Daniele. Sembra a disagio. Allora perché? Per il branco. L’uomo sa trasformarsi in gruppo, da solo abbassa le difese.
Mani di fuoco frugano il suo corpo, abbassano i jeans, stracciano le mutandine. Saltano i bottoni della camicetta. Il piccolo seno viene morso, graffiato.
Nessuno chiama l’ascensore?
Giulia perde la nozione del tempo, potrebbe essere passato un minuto, per lei si sta srotolando l’eterno. Il suo fiore di donna asciutto, viene vandalicamente violato da Renato e Gianni. Daniele non partecipa alla barbarie, se non tenendole la mano premuta sulla bocca.
I pensieri si frammentano. Subisce inerte. Sente che la rivestono con furia. Parole viscide le intimano il silenzio. Appena arrivati al piano-terra Renato si ferma a dare spiegazioni sul guasto: il tasto dell’allarme era bloccato.
La gente va di fretta, non si sofferma sui loro modi agitati. Spesso conviene fermarsi alle apparenze.
La giovane viene spinta verso l’androne dell’Università.
Rimane seduta sulle scale dell’Istituto. Un’onda la folla, va, viene, sale, scende.
Fortissimo il dolore al ventre. Più forte l’altro male.
Era tutto premeditato. Daniele ‘il palo’ dello scasso alla sua gioventù. Senza violare il suo fiore ha concesso agli altri l’immunità.
Renato le ha ordinato di tacere con taglio di vetro tra i denti.
Non ha paura. Schifo, orrore, non paura. In tre si sono sentiti lupi, dimenticando la legge degli animali: si accoppiano quando la femmina è in calore...
La donna che varca la soglia di casa ha perso la luce dei vent’anni.
I genitori l’ascoltano raccontare. Le credono subito. La presenza di Daniele non avallo della loro innocenza, aggravante della colpevolezza.
Viene accompagnata in ospedale: dinanzi all’assistente sociale dà un primo resoconto. Ha i brividi, sente l’onda alta tornare, sommergerla. Inizia a gridare con tutto il fiato, a piangere come da piccola, all’asilo... Daniele la doveva consolare.
Daniele… così vile da sacrificare un’amicizia lunga una vita sull’altare del branco; così patetico da assistere allo scempio e da credere di salvare la coscienza evitando di slacciare i pantaloni.
Giulia si calma, prende fiato, precisa i particolari: l’hanno violentata a turno: Daniele per tre volte!
Stremata si stende sul lettino raggomitolata sul fianco e, conchiglia senz’anima, si assopisce tra echi di dolore.
Giulia è con gli amici, sta salendo al terzo piano per recarsi in biblioteca.
Atmosfera di goliardia. Daniele accanto a lei come sempre. Gianni, Renato, colleghi di studi. Ridono.
Accade tra una risata e l’altra.
Renato preme il pulsante dell’ ‘alt’ e l’ascensore si ferma. Veloce il giro di sguardi. Daniele sembra sottrarsi, ma cambia velocemente espressione. Ormai è tardi.
Giulia sente l’aria divenire irrespirabile. Intuisce dalla tensione che sono saltati in una diversa situazione. Non ridono, la fissano. Daniele abbassa gli occhi, serra le mascelle. I libri vengono posati per terra tra i mozziconi di sigarette. Non hanno visi da amici quegli uomini brutali.
Renato e Gianni in pochi istanti le sono addosso, la immobilizzano contro la parete di fondo dell’abitacolo
Una mano grande, profumata di sandalo, le copre la bocca.
Stringeva quella mano nel giardino dell’asilo; la stringeva nei banchi delle elementari e al liceo: la mano di Daniele.
Gli aliti delle nuove persone emanano un odore acre.
Viltà su viltà. Hanno avuto bisogno di fumare erba per sbatterla contro la parete di metallo.
Tenta di dimenarsi… All’odore di marijuana si aggiunge quello, ancora più aspro, di sudore. Ritrova la vista, inciampa nelle iridi chiare di Daniele. Sembra a disagio. Allora perché? Per il branco. L’uomo sa trasformarsi in gruppo, da solo abbassa le difese.
Mani di fuoco frugano il suo corpo, abbassano i jeans, stracciano le mutandine. Saltano i bottoni della camicetta. Il piccolo seno viene morso, graffiato.
Nessuno chiama l’ascensore?
Giulia perde la nozione del tempo, potrebbe essere passato un minuto, per lei si sta srotolando l’eterno. Il suo fiore di donna asciutto, viene vandalicamente violato da Renato e Gianni. Daniele non partecipa alla barbarie, se non tenendole la mano premuta sulla bocca.
I pensieri si frammentano. Subisce inerte. Sente che la rivestono con furia. Parole viscide le intimano il silenzio. Appena arrivati al piano-terra Renato si ferma a dare spiegazioni sul guasto: il tasto dell’allarme era bloccato.
La gente va di fretta, non si sofferma sui loro modi agitati. Spesso conviene fermarsi alle apparenze.
La giovane viene spinta verso l’androne dell’Università.
Rimane seduta sulle scale dell’Istituto. Un’onda la folla, va, viene, sale, scende.
Fortissimo il dolore al ventre. Più forte l’altro male.
Era tutto premeditato. Daniele ‘il palo’ dello scasso alla sua gioventù. Senza violare il suo fiore ha concesso agli altri l’immunità.
Renato le ha ordinato di tacere con taglio di vetro tra i denti.
Non ha paura. Schifo, orrore, non paura. In tre si sono sentiti lupi, dimenticando la legge degli animali: si accoppiano quando la femmina è in calore...
La donna che varca la soglia di casa ha perso la luce dei vent’anni.
I genitori l’ascoltano raccontare. Le credono subito. La presenza di Daniele non avallo della loro innocenza, aggravante della colpevolezza.
Viene accompagnata in ospedale: dinanzi all’assistente sociale dà un primo resoconto. Ha i brividi, sente l’onda alta tornare, sommergerla. Inizia a gridare con tutto il fiato, a piangere come da piccola, all’asilo... Daniele la doveva consolare.
Daniele… così vile da sacrificare un’amicizia lunga una vita sull’altare del branco; così patetico da assistere allo scempio e da credere di salvare la coscienza evitando di slacciare i pantaloni.
Giulia si calma, prende fiato, precisa i particolari: l’hanno violentata a turno: Daniele per tre volte!
Stremata si stende sul lettino raggomitolata sul fianco e, conchiglia senz’anima, si assopisce tra echi di dolore.
Maria Rizzi
Non si possono fare commenti a fatti tanto esecrabili. Lì, alligna il male, quello con la M maiuscola, si ha la misura esatta di quanto l'uomo nella scala evolutiva della specie sia ancora ai primordi, non possiede la luce dell' intelligenza, non vede col cuore, con il raziocinio e la logica, ma agisce d'istinto come un troclodita, come animale da giungla che veste pelli d'animali e clava, solo che siamo nel Ventesimo secolo e il progresso per l'uomo è rimasto soltanto quello tecnologico, della sua anima, della sua psiche, moralità, valori umani non vi è la minima traccia, ma sono quei valori che fanno crescere l'umanità, la fanno progredire, la distinguono dalla specie animale, facendone creature a immagine di Dio, senza il demone oscuro, feroce, disgustoso del peccato originale.
RispondiEliminaNinnj Di Stefano Busà
E' una novella struggente e ricca di pathos, questa di Maria Rizzi, in linea con le pagine migliori della nota scrittrice, sempre aggrumate - senza retorica alcuna - intorno al tema della violenza, dell'ingiustizia, della ferita. Mi unisco ovviamente ai sentimenti di orrore e di esecrazione per questi turpi misfatti, espressi dalla Busà come da altri, ma vorrei spezzare una lancia in favore del mondo animale. Bene ha fatto l'autrice a sottolineare che i tre masnadieri hanno dimenticato la legge di natura secondo la quale i maschi "si accoppiano quando la femmina è in calore", ovvero quando è lei stessa a richiamarli: nel che non c'è violenza alcuna. Guardandoli attentamente, i tre regni sono una miniera di insegnamenti etici, e non può essere altrimenti per delle creature di Dio. Loro ancora vivono nell'Eden e sono innocenti. Siamo noi ad esserci posti fuori dall'Eden, dimenticando la nostra scintilla divina, non loro. Ne segue che progredire moralmente, per noi, può significare una cosa soltanto: rientrare nella comunione edenica. Ovvero nell'alleanza, non soltanto con Dio, ma con il creato intero. Del quale, non a caso, Adamo era stato nominato custode.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Grazie infinite a Ninnj, che erge fiera il vessillo della giustizia e al mio Franco, che conosceva già il racconto, accorciato per l'occasione. Egli rileva quanto la 'legge del branco' esista tra gli uomini.... Mi preme sottolineare quanto in queste breve testo la denuncia vada allo stupro, ma soprattutto al tradimento perpetrato da parte di un amico. Credo sia una delle violenze più atroci che si possano subire... Grazie a tutti e un caro saluto.
RispondiEliminaMaria Rizzi
Vorrei dividere il mio intervento in due parti: non certo per distinguere, tutt'altro, per considerare l'opera nella sua completezza.
RispondiEliminaMaria Rizzi è una narratrice di ALTISSIMA LEVATURA: il suo stile è originalissimo, accattivante, morbidamente moderno, empaticamente coinvolgente e passionale. E non aggiungo altro perché non abbia a sembrare piaggeria.
Sul piano concettuale, poi, si noti come su di un tema, in cui fin troppo facile sarebbe cadere nella retorica dei luoghi comuni, ella riesca a mantenersi in perfetto e sano equilibrio. Cito alcuni stralci che lo denotano ampiamente, se si scava nelle parole: "...Ritrova la vista, inciampa nelle iridi chiare di Daniele."; "...La gente va di fretta, non si sofferma sui loro modi agitati. Spesso conviene fermarsi alle apparenze."; "...Daniele ‘il palo’ dello scasso alla sua gioventù."; "...In tre si sono sentiti lupi, dimenticando la legge degli animali: si accoppiano quando la femmina è in calore...". Ultima, questa citazione - sia per ordine che come conclusione dei pensieri di chi sta scrivendo: Dimentichiamo ciò che non siamo e ricordiamoci di essere feroci come i lupi, mansueti come gli agnelli.
Sandro Angelucci
Un ringraziamento particolare a Sandro. Commenti come il suo, sono, a mio umile avviso, infinitamente più belli della novella!
RispondiEliminaLo abbraccio grata e confusa...
Maria Rizzi