Grazie
a Roberto Mestrone per la citazione e soprattutto per il bel ricordo di Amalia
Guglielminetti, oggi ricordata quasi esclusivamente per il suo amore infelice
per Guido Gozzano, (anche se nel 2012 la casa ed. Bietti ha coraggiosamente
ripubblicato, a cura di S. Raffo, l’opera omnia).
Eppure,
ha ragione R.M., la Guglielminetti è un personaggio notevole, scrittrice,
giornalista d’avanguardia, poetessa brillante, anche nel ritratto e ricordo
umano e letterario del più importante e indimenticato ironico G. Gozzano.
Per
esempio, nel giugno 1907 G. Gozzano ne fa un ritratto epistolare di stile e di
gusto estetico tutto maschile, ed ironicamente maschilista, tipico della
cultura misogina del primo Novecento:
“ Vi
ho studiata molto. Non ho mai potuto capire, ad esempio, se sotto i grandi
caschi piumati, alla Rembrandt, che voi prediligete, i vostri capelli siano
spartiti alla foggia antica o no; ma ho benissimo impresse le ondulatore che
hanno alle tempie e la mollezza con cui si raccolgono in nodo, dietro la nuca.
Ho presente anche questo: che avete dei bei denti e una bella bocca, piuttosto
grande e fresca e attirante come poche, e che avete due begli occhi (anche di
questo devo convenire e quasi con dispetto), due occhi di una dolcezza servile:
gli occhi di colei che si inchina al despota Signore e gli tende i polsi
febbrili e li vede cerchiare di catene, quasi godendone; avete anche il profilo
che piace a me, con l’eleganza un po’ stracca e un po’ trasognata della nostra
massima attrice.”
Ma non
la conosceva ancora, sapeva superficialmente di lei alcune cose: che
occupava un ruolo primario nella Torino
d’inizio secolo, dove lavorava alla redazione di Donna, frequentata dal bel mondo letterario piemontese (i
crepuscolari Camasio e Oxilia, Salvator Gotta, Thovez, Mantovani, De Amicis,
Borgese…) d’inizio Novecento, che aveva
fondato una rivista letteraria di gusto parigino intitolata Le seduzioni- come la sua raccolta
poetica del 1908….
Poi il
loro rapporto si fece più stretto, e il ritratto più intimo e penetrante:
“Mi
stavi ad ascoltare / con le due mani al mento / maschio, lo sguardo intento/
Tra il
vasto arco cigliare,/ così svelta di forme/ nella guaina rosa,/
la nera chioma ondosa / chiusa nel casco
enorme. (Una risorta- I colloqui)
Lei,
inquieta eppur tentatrice, si sente Creta
indocile, e delle donne sole, (Le
zitellone rievocate in una sua lirica), sorella, nella solitudine. Anche
nei suoi romanzi (Gli occhi cerchiati d'azzurro, 1920; La rivincita del
maschio, 1923) amò ritrarre figure di donne sole, smarrite, travolte dalla
violenza delle passioni.
E’
stata infatti sempre una donna
sola,(doppia marginalità determinata dal sesso e dalla vocazione alla
scrittura) e gli uomini della sua vita ( Gozzano, Pitigrilli) come è stato
efficacemente ricordato da R. M., le hanno imposto un personaggio, quello della
“ bella tenebrosa”, di cui è rimasta prigioniera. Le sue seduzioni… vengono rimandate,
stranianti, dallo specchio:
Tu, chiusa nello specchio,mi somigli,
sei
forse un’altra me, ma sempre come
una
straniera tu mi meravigli.
Nuova
mi resti e spesso tu, con tale
pallor
mi fissi in fosca ombra di chioma,
ch’io
ti chiedo: - Chi sei? Qual è il tuo
male?
La
verità è confidata all’epistolario, come l’esempio che riporto, lettera
indirizzata a Guido Gozzano, al termine del loro difficile rapporto amoroso:
“Scrivimi
che ci vedremo ancora quando e come il destino lo vorrà, semplicemente, come
due amici buoni che la fedeltà riconduce tratto tratto l’uno all’altro.
Ho
bisogno di sentirti parlare, di te, di me, de’ tuoi e dei miei sogni, del tuo e
del mio avvenire, di tante cose piccole e grandi e vane.
E’ così buona l’amicizia ed io non ho amiche
vere, non ho forse amici veri, non mi sento legata che a te. Non voglio che ci
cerchiamo con l’ansia del desiderio, ma che ci vediamo naturalmente come
vogliono le vicende della nostra vita.
Non
farmi ancora piangere e rimpiangere, Guido, dammi ancora le prove e se vuoi
qualche segno di bontà in cambio di tutta la mia tenerezza.
Vieni
a dirmi addio prima di lasciare Torino. Ci sapremo stringere le mani con
dolcezza ma senza fremito. Verrai? Non dirmi, non dirmi di no... (Amalia
Guglielminetti)
Creta indocile
Mi foggiò la natura in una creta
indocile, e
la vita non mi vide
materia inerte fra le sue mani infide,
del suo pollice al solco mansueta.
Perché la vita sembra un fine estate
cui una strana fantasia sorride:
ora l’opera plasma, liscia, incide:
contr’essa or s’accanisce, ed or s’acqueta.
Buona sorte ha per sé chi, ammasso informe,
a’ suoi bizzarri spiriti s’adatta,
sopporta oppresso ed obliato dorme.
Folle chi i nervi a più sentire affina,
vigila, freme, ad ogni colpo scatta
ed interviene a difendersi s’ostina.
Le zitellone
Negli angoli discreti degli altari
scorron corone fra le dita snelle
figure curve come vecchierelle;
cui lumeggian di scorcio i lampadari.
Tutte han gli stessi movimenti radi,
gli stessi
volti scarni di zitelle;
si salutan con occhi di sorelle,
cercando un riso in fondo ai cuori amari.
Sembran celare con gelosa cura
il male di sentire ad ogni ora farsi
più vuoti i
polsi e l’anima più oscura.
E ciascuna furtiva si dilegua,
senza rumore, quasi per sottrarsi
a un dileggio sottil che la persegua.
Una
donna poco fortunata, nonostante le apparenze, le importanti
frequentazioni e il primitivo successo,
morta sola e dimenticata.
Maria Grazia Ferraris
Come tutte le grandi donne, (soprattutto, e ancor più nei tempi andati) ha subìto il predominio dei maschi che l'hanno considerata oggetto nelle loro mani. La storia ancor oggi si ripete, malgrado la donna abbia acquisito un po'(solo un po') di autonomia nei confronti del maschilismo imperante. Non ha fatto eccezione una donna-scrittrice che ha messo in prima linea le deformazione intellettuale, anche del suo migliore amante o compagno. La storia poi si ammanta di leggenda ed evidenzia un rapporto conflittuale e difficile che consiglia una riflessione profonda, tra l'emarginazione dei generi e la necessità di un rapporto solidale tra i due sessi. Perdura ancora oggi la condizione della donna che non riesce ad affrancarsi dall'uomo, a prescindere, non riesce a -non amarlo- , malgrado il ponderoso assetto/deriva, o che dir si voglia devastante e indefettibile della prevaricazione maschile (anche inconsapevole, per certi versi) che ai tempi d'oggi non lascia prevedere nulla di buono.
RispondiEliminaNinnj Di Stefano Busà