sabato 22 novembre 2014

SANDRO ANGELUCCI: "OPERA CHIUSA/OPERA APERTA"


Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade



Vorrei fermare l'attenzione su quello che considero il punto focale del tema “OPERA CHIUSA/OPERA APERTA”. Per farlo, ritengo impossibile non rifarsi al concetto di "transfert": tanto felicemente esplicato nel testo.
Il fruitore, e reciprocamente l'autore - anche se in modo inconsapevole - mettono in pratica questa tacita e diversa comunicazione. L'opera, allora, diventa appunto il termine, non massificato e stereotipato, di un autentico confronto (se volete - rivisitando la posizione romantica - il tramite di cui si è già reso partecipe l'artista). Ma meglio citare testualmente:"(L'opera) permette al fruitore 'di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso' (Proust). Gli fa eco Davide Rondoni che ne Il fuoco della poesia ha scritto: 'Ciò che interessa realmente, attraverso la lettura, è di capire chi siamo noi, non colui che scrive'. Sta qui l'universalità dell'arte, qui la capacità di evocare gli archetipi, di cui parla Claudio Fiorentini.
Quando ci si avvicina all'arte, i parametri dell'universalità si trasformano, perché l'arte non parla a tutti, come un messaggio pubblicitario, ma al cuore di ognuno. A partire da quell'"ognuno" che l'autore stesso è e che attraverso l'opera entra in relazione con se stesso, con la propria essenza, con la propria universalità. L'opera è genuinamente aperta quando possiede queste valenze speculari.
Concordo con Patrizia, pertanto, sull'esigenza che il lettore sia attivo, coinvolto nell'opera fino a riscriverla di proprio pugno. Purché non si scriva in due la stessa opera, ma ciascuno scriva la propria...".
E' questo - e non potrebbe essere altrimenti - "il primo anello della catena relazionale", quella genuina, ovviamente.

Sandro Angelucci


1 commento:

  1. Davvero molto interessante il suo articolo di risposta Prof. Angelucci che ho letto con molta attenzione e che passa attraverso le varie "coniugazioni" (della questione) di Claudio Fiorentini, Franco Campegiani e Ninnj Di Stefano Busà. E' necessario che un'opera abbia valenza di tranfert tale da creare altro sentire e poi altro ancora fino a poter tornare all'autore stesso in veste nuova, riproducibile in nuovo segno. Egli stesso potrebbe restare sorpreso dalle nuove letture e interpretazioni del testo oltre ciò che esplicitamente dice. In questo modo, come la storia, la sua lettura sarà sempre al presente e non inscatolata in stereotipi senza via d'uscita. Grazie e cordiali saluti Patrizia Stefanelli

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