lunedì 3 novembre 2014

PASQUALE BALESTRIERE SU: "FRANCO CAMPEGIANI: LA DECADENZA DELLA MODERNITA'"

DA: FRANCO CAMPEGIANI: "LA DECADENZA DELLA MODERNITA'"


Pasquale Balestriere collaboratore di Lèucade

Trovo che il percorso speculativo di Campegiani sviluppato in questa pagina sia illuminato, solido e condivisibile. Io integrerei il suo concetto di umanesimo -che, è chiaro, non può assolutamente prescindere da una interiorità pensosa, attiva e responsabile- con la ricchezza affettiva e poetica, storica e culturale che ci viene dal passato: perché il passato, oltre che "libri, monumenti, musei", è rappresentato da uomini in carne ed ossa- i nostri padri o "maiores"- che hanno vissuto e sofferto, che hanno comunque fatto un cammino di civiltà, che ci hanno tramandato in eredità saperi e conoscenze fondamentali e della cui esperienza non mi pare il caso di fare a meno, perché potremmo pure ritrovarci senza radici e punti di riferimento. Il passato è storia di “humanitas”. Nello stesso tempo però l'uomo d'oggi non può evidentemente dipendere dall'autorità degli antichi ma, acquisiti (anche dal passato) gli strumenti del pensiero e le conoscenze necessarie, deve piegarsi su se stesso e interrogarsi sull’esistenza, scegliere la propria strada, seguirla nella massima libertà possibile. Costruire, cioè, la propria vita. La vera scienza non può mai basarsi su un autolesionistico ripudio del passato, ma neppure può assumere l’insegnamento che ci viene dal mondo antico a principio di autorità, a "ipse dixit"; giacché tutto deve essere passato al vaglio della verifica e della riprova. In piena maturità di giudizio.

Pasquale Balestriere

2 commenti:

  1. Caro Pasquale, pur con modeste mie riserve, sto apprezzando molto questo dibattito sulla nuova cultura "humanitas" che, nonostante l'ostico argomento, viene posto in essere con un dettato dotto, profondo, dottrinale e a pari tempo comprensibile sia da parte del prof. Campegiani quale iniziatore che da tutti gli intervenuti. Confesso di non essere all'altezza per potermi permettere di addentrarmi in esso ma, a priori, istintivamente sento che vi sia qualcosa che mi stona e, riflettendo, dico subito (e in ciò condivido il tuo pensiero e quello di altri ) che l'uomo di oggi è l'essenza culturale del nostro passato del quale non possiamo farne a meno. Detto ciò, per una nuova rivoluzione culturale proiettata nel domani, visto che quella attuale e nella sua fase finale della parabola, come ci detta il Prof. Campegiani, è necessario e inevitabile mettere tutto il meglio del nostro passato culturale come base, come piattaforma per costruirci sopra, come rampa di lancio, sincretizzando così il ieri e l'oggi per il futuro. Questa mia, come le tante altre menzionate, sono ricette che solo il tempo lungo del domani potrà sancirne la validità o meno. Ma una cosa mi preme dire - e stanno qui le mie modeste riserve-: "fin quanto l'uomo non verrà riposto al centro del tutto quale unico scopo finale per cui tutto ruota intorno a se e per se, tutte quelle possibili soluzioni per arrivare alla meta, inevitabilmente ( a mio avviso), risulteranno vane ". Dio ha posto l'uomo in terra per beneficiarne di ogni cosa; anzi, l'ho ha reso cocreatore della stessa dandogli la volontà e la capacità di disporne secondo i Suoi dettami. In definitiva, Dio stesso l'ho ha posto non solo al centro della terra, ma anche del creato. Ora, dando uno sguardo globale, a me pare, che, molto, ma molto più di prima, da un trentennio e forse più, -l'uomo essenza, l'essere pensante-, in modo sempre piu determinante è stato posto ai margini dai suoi stessi simili incastonandolo nel bisogno quotidiano ( in tutti i sensi ) dal quale ne deriva la incapacità o impossibilità di librarsi nemmeno col pensiero. Un mio misero superiore ebbe a dirmi, in un diverbio: " Lei non deve pensare, deve solo fare quello che gli dicono ". La disumana globalizzazione, la massa informe, appositamente studiata e voluta dal genio malefico dei suoi simili ( pura espressione di dominio e di possesso ) dove in essa inevitabilmente quell'essere pensante viene annientato, sopraffatto, diventa un numero, un anonimo, una rondine senz'ali. In breve, quando l'uomo sarà veramente affrancato dai suoi bisogni primari, elementari e perciò libero da ogni impastoiatura di prioritaria necessità verrà da se il volo dell'aquila, basta saperlo indirizzare verso la giusta meta. Pasqualino Cinnirella

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  2. In attesa del "volo dell'aquila", caro Pasqualino, è necessario, però, che ognuno di noi faccia le cose giuste: accresca e approfondisca le conoscenze e la percezione della vita, dia ampio campo alla riflessione su se stesso e sull'uomo in generale, stimoli la propria creatività e quella degli altri; insomma cerchi di far luce, dentro e fuori di sé.
    Pasquale Balestriere

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