giovedì 20 novembre 2014

M. GRAZIA FERRARIS SU: "LA NOSTALGIA"


Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade

Molto interessanti le riflessioni di Ninnj Di Stefano Busà sul sentimento della nostalgia, che si articola attraverso una riflessione psicologica e letteraria che si basa su una ricerca storica (infatti sappiamo che la sua definizione entra  nel vocabolario europeo nel XVII secolo per opera del medico svizzero Johannes Hofer, alle prese con una patologia diffusa tra i suoi connazionali, costretti dall'arruolamento come truppe mercenarie a restarsene lontani a lungo dai monti e dalle vallate della repubblica elvetica).  «Nostalgia» è infatti la designazione dotta del «mal du pays» o «Heimweh» (letteralmente il dolore della casa). Si tratta, quindi, di una designazione istituita per definire una patologia, una malattia che colpiva, spesso i soldati svizzeri, quando questi venivano destinati presso guarnigioni straniere. E poi, in seguito, da patologia, con il passare del tempo, si è trasformata in un sentimento.
Dalla fine del XVIII secolo e soprattutto nella prima metà del secolo successivo, accanto al perdurante interesse medico, la nostalgia convoglia notevoli attenzioni in ambito poetico e musicale. Tuttavia, è soltanto a partire da Charles Baudelaire, come ricorda la Busà,  che il termine si libera dal riferimento a precisi luoghi o al passato infantile, per assurgere a condizione di anelito indefinito. Il ricordo principale della nostalgia, è il ricordo di un luogo, di uno spazio temporale vissuto in un luogo. Per lo più è il luogo natale, è il luogo dell'infanzia, è il luogo della patria, da cui ci si è mossi per andare altrove, ed è un modo di sentire tipico della lontananza, un sentire proprio dell'esilio.
La nostalgia è un terreno ricco infatti gli oggetti della nostalgia (che nel tempo possono anche perdere un po’ di concretezza) ci rivelano molto dell’intimità della persona, non solo del suo passato, ma anche dei suoi bisogni, dei suoi desideri nel presente.
I poeti, gli scrittori, gli artisti hanno lavorato molto sulla nostalgia come desiderio di qualcosa di indeterminato. In quel caso, la nostalgia può sfiorare anche la speranza.
A Zacinto di U. Foscolo è quasi una definizione del movimento della nostalgia, sentimento che parte da una terra verso la quale non è possibile più tornare e, di riflesso, muove verso il territorio del linguaggio. In questo sonetto c’è l'immagine di una terra, da cui il poeta è lontano, e questa terra è la terra della madre, la terra della lingua materna. E il poeta è colui che parla la lingua materna: "il miglior fabbro del parlar materno", come scrisse Dante.
Fu Immanuel Kant, in uno scritto del 1799, che, per primo, introdusse, sul tema della nostalgia, l’importante distinzione, per la quale questo sentimento non è tanto il desiderio di tornare in un luogo, quanto il desiderio di tornare ad un tempo vissuto in quel luogo. Ma quando torniamo in quel luogo, ci accorgiamo pure che quel tempo non c'è più.
Ecco perché, in qualche modo, la nostalgia è un sentimento doloroso. E' quella che G. Leopardi definisce ricordanza. E' stato proprio il senso del vago a dare origine, in epoca tardo - romantica, a quello che è stato chiamato spleen, ossia quello che per Charles Baudelaire era un sentire indeterminato, o quello che per G. Leopardi era il vago, il lontano, l'indefinito.
Anzi è proprio della nostalgia  il comportare un sentire indefinito.
Ci si può affezionare alla propria nostalgia, benché  tornare indietro significa sempre scoprire che quel luogo non c'è più. "Noi siamo cambiati", dice Pessoa, in una bellissima poesia dedicata a Lisbona: "Lisbona torno a rivederti, ma io non mi rivedo. Torno a rivederti, ma io non mi rivedo".
Nella nostalgia noi avvertiamo di essere finiti, perché non siamo potenti di fronte al tempo.
La nostalgia ci dice costantemente che tutto ciò che abbiamo vissuto, che abbiamo amato, che abbiamo coltivato nel passato, non tornerà più, non ci appartiene più. Quindi noi non possiamo essere quello che siamo stati un tempo. Siamo in continuo movimento. E allora si tratta di riconoscere il nostro limite davanti al tempo che scorre, che è più forte di noi, che si consuma, che non ci appartiene più, come giustamente sottolinea Ninnj Busà
Nella saudade portoghese di Fernando Pessoa troviamo qualcosa di diverso e di simile al tempo stesso, alla nostalgia. La saudade assume in sé l'elemento mnemonico della nostalgia, ma va al di là di esso, diventa quasi un desiderio vago, un desiderio indefinito: quella che Baudelaire chiamava nostalgie d'un pays inconnu.
E del resto questo desiderio, che la nostalgia diventi qualcosa di vago, lo dimostra perfettamente la musica. Quando Rousseau scrisse una lettera sulla nostalgia ad un certo punto affermò che la voce che si può ascoltare nella lontananza, la voce familiare, che riecheggia in una terra straniera, riascoltata all'interno di un ambiente straniero e in una lingua straniera tendono a creare una caduta nello stato di nostalgia. Questa voce che crea turbamento, che diventa perturbante, perché è assieme familiare e straniera, permette di ricordare persone che conosco, timbri che conosco, benché straniera e in terra straniera. La nostalgia è diventata la musica. Musica è il fado portoghese, evocato nella saudade di Pessoa, musica è il tango, che è la musica degli emigranti in Argentina. Musicisti come Listz, per fare un esempio importante, hanno molto riflettuto, musicalmente, con il loro linguaggio sulla nostalgia.
Lo ribadisce con chiarezza  A.  Tabucchi in  Viaggi di viaggi: La saudade è parola portoghese di impervia traduzione, perché è una parola-concetto,perciò viene restituita in altre lingue in maniera approssimativa. Su un comune dizionario portoghese-italiano la troverete tradotta con nostalgia, parola tropo giovane per una faccenda così antica come la saudade. Se consultate un autorevole dizionario portoghese, dopo lindicazione delletimo solitate, cioè solitudine, vi darà una definizione molto complessa: <malinconia causata dal ricordo di un bene perduto; dolore provocato dallassenza di un oggetto amato, ricordo dolce e insieme triste di una persona cara>.
È dunque qualcosa di straziante, ma può anche intenerire, e non si rivolge solamente al passato, ma anche al futuro, perché esprime un desiderio che vorreste si realizzasse. E qui le cose si complicano..Forse un corrispettivo più adeguato potrebbe essere il desìo dantesco che reca in sé una certa dolcezza, visto che <intenerisce il core>.
E in  Tristano muore è come una vaga inquietudine che diventa anche una forma di paura, però mescolata a un senso di assurdità, e dentro questo senso di assurdità cè un terrore intenso che mi annienta, come se nel mio corpo si producesse una crisi che stesse per disintegrarlo.. e il mio corpo implode…” e in  Donna di Porto Pim:  Il dio del Rimpianto e della Nostalgia è un bambino dal volto di vecchio. Il suo tempio sorge nellisola più lontana, in una valle difesa da monti impervi, vicino a un lago, in una zona desolata e selvaggia. La valle è sempre coperta da una bruma lieve come un velo, ci sono alti faggi che il vento fa mormorare ed è un luogo di una grande melanconia.  Per arrivare al tempio è necessario percorrere un sentiero scavato nella roccia che assomiglia al letto di un torrente scomparsola dimora è povera come un singhiozzo che sta tra le cose di questo mondo con la stessa vergogna con cui una pena segreta sta nel nostro animo Gli uomini vanno da lui vestiti di miseri sacchi e le donne coperte da scuri mantelli, e tutti sono in silenzio e a volte si sente piangere nella notte, quando la luna illumina dargento la valle e i pellegrini distesi sullerba che cullano il rimpianto della loro vita…”

Maria Grazia Ferraris










9 commenti:

  1. Un articolo, questo della prof.ssa Ferraris, veramente interessante. Dimostra di saper impiegare le sue vaste conoscenze in maniera coinvolgente e di saper fare della cultura qualcosa che attrae e non che respinge come spesso avviene.

    Anna, Spezia

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  2. Grazie, cara amica di aver dissertato sul tema da me trattato con passione e interesse, questi dibattiti sono costruttivi e mostrano il coinvolgimento del lettore. Nella fattispecie per i ns. interventi abbiamo focalizzato un tema che è di tutti, ma che a volte non se ne sa spiegare la ragione. In fondo esiste la "saudade" perché suppongo che noi individui di un piccolo microcosmo inseguiamo il sogno mai finito dell'indefinibile, o per meglio dire, il tempo che essendo passato troppo in fretta su di noi ha lasciato tracce indelebili e ferite, ed escoriazioni, graffi, insieme al rimpianto di non essere più quelli che eravamo: credo sia l'esito di un processo che ci vede finiti in un mondo che sospettiamo o intuiamo INFINITO...grazie per essere intervenuta.
    Ninnj Di Stefano Busà

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  3. Un argomento che riguarda un po' tutti, la nostalgia. E sono pienamente d'accordo con quello che ha scritto la Prof. ssa Di Stefano Busà. La nostalgia è un sentimento trasversale, che spesso si fa trasfigurazione della realtà, o se si vuole, immagine sfumata di un mondo a cui vorremmo tornare. Ma è anche il chiaro annuncio del tempo che corre e della fragilità della vita. Tanto più cresce il serbatoio delle memorie, tanto più struggente si fa la malinconia. Ho apprezzato molto questo scritto di M. Grazia Ferraris, e ne prendo spunto per rimarcare la bontà di questo blog soprattutto per l'abbondanza e la qualità di argomenti non solamente letterari.

    Roberto

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  4. Come sempre la Prof. Ninnj Di Stefano Busà va a centrare argomenti molto interessanti nell'ambito dei sentimenti umani. Sono grata a questa scrittrice perché sa portare avanti argomenti, tematiche di grande rilevanza, dei quali è piacevole e arricchente l'individuazione del nucleo ispirativo. Lo fa con tale carica umana e di sentimenti che sorprende.Anche le varie risposte che si rivolgono ai suoi quesiti sono interessanti e mettono in luce la fragilità e la precarietà della vita umana.
    Grazie a tutti. Non smetto mai di apprezzare questo blog e i suoi collaboratori molto preparati e competenti.

    Luisa Ferrarini

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  5. Pagina interessantissima; storicizzare la nostalgia significa un po' delineare la storia dell'anima umana.
    Grazie alla Prof.ssa Ferraris

    Maria, frequentatrice assidua di questo meraviglioso blog

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  6. Grazie ai commentatori e alla loro disponibilità di lettura e condivisione.
    M.Grazia Ferraris

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  7. Condivido in pieno quello che è stato scritto dai commentatori che mi hanno preceduto. Un articolo-saggio di grande profondità e di acume letterario. Ringrazio la Prof.ssa Ferraris.

    Daniela, Gubbio

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  8. Credo che questa poesia di Borges sia molto esemplificativa sul valore della nostalgia del presente:

    Nostalgia del presente
    In quel preciso momento l'uomo si disse:
    che cosa non darei per la gioia
    di stare al tuo fianco in Islanda
    sotto il gran giorno immobile
    e condividere l'adesso
    come si condivide la musica
    o il sapore di un frutto.
    In quel preciso momento
    l'uomo stava accanto a lei in Islanda.

    Jorge Luis Borges

    Ringrazio per questa bella e convincente lettura.

    Franco

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  9. Un dibattito vivace e interessante innescato dal tema della nostalgia trattato in modo esaustivo dalla Prof. Busà. A lei vada il merito di saper affrontare argomenti che sono esemplificativi, e portano a considerazioni interessanti dei lettori che sono il sale di questo blog.
    Giuliana Notarbartolo

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