COME
RISA FANCIULLE
Lascio
i miei sogni
all’ombra
di un ciliegio giapponese
che
rossi ha i fiori
d’un
bel colore acceso d’amaranto
che
ricorda i tramonti di un’estate.
Scoppiano
quei boccioli tutti assieme
come
risa fanciulle
sotto
un cielo cobalto.
E
nascono così, sui rami,
a
frotte,
esplosione
di vita.
Non
sanno, i fiori,
che
quell’azzurro cielo
presto
si coprirà di nubi
gravide
di pioggia
e il
lor fiorire
così
pieno e ardente,
conoscerà
l’addio di quell’incanto.
Si
spargerà un tappeto di petali al suolo
dal
colore struggente di amaranto.
DORMITE ILLUSIONI
Illusioni,
lucciole
palpitanti,
rallegravate
la mia sera
e
accendevate canti di poesia.
Nel
crepuscolo, ora,
a fari
spenti,
più
non danzate.
Dormite
su letti di ragnatele
che
presto qualcuno spazzerà;
sognate
prati di smeraldo
verdi
e lucenti
come
la verde età;
scorgete
bionde messi
bionde
come verginali aurore
che si
aprono al giorno;
accarezzate
rossi papaveri
rossi
come il tramonto
che
inventava chimere.
Dormite,
tenere
illusioni.
I
diamanti del cielo sono spenti
e
l’armonia di un tempo si è smarrita.
Spegnetevi
così, senza svegliarvi.
Per
voi canterò una ninna nanna
che
narra favole d’amore.
PICCOLO
MONDO
Sulla
piazzuola, sedie solitarie
durante
la calura del meriggio
e poi
di risa l’aria si ridesta.
I
vecchi sulle panche del sagrato
a
riposare gli anni, quasi pietre,
senza
espressione, senza sorriso
tra le
grinze profonde del viso.
Tra i
giuochi, bimbi a schiamazzare lieti
senza
contare giorni né ricordi.
Passano
donne con il pane fresco
dritte
reggendo assi sulla testa
cercine
a scacchi, piedi sul selciato,
passo
regale sotto lunga veste.
Alle
fontane, con le brocche ai fianchi,
ragazze
che pettegolano storie,
le
novità del piccolo paese
che
non chiedeva nulla al vasto mondo.
Racchiuso
tra le mura, era contento
della
campana che scandiva il tempo,
di una
casa con povere cose,
di
cucire il corredo di spose.
Alle
panchine s’incontrava giovinezza
dinanzi
a un palcoscenico di luci
ad
intrecciare nidi ai sogni.
Piccolo
mondo, ricamo di poesia,
che
tra lusinghe e sguardi sei svanito,
in
poco tempo quale cambiamento!
Con il
superfluo, nessuno è contento.
Ieri …
domani…
E
siamo soli tra pensieri vani.
NON BASTA PIU’ UNA RONDINE …
E
giovinezza apriva le finestre al sole
canto
abbracciando
e,
degli anni, il sorriso.
Luce
celeste
baciava
iridi di speranza
protese
all’invito d’amore.
Era il
domani a sussurrar parole
a
colmare di carezze il cuore
che dispiegava
l’aria ad orizzonti
dal
mitico richiamo …
… io …
ti amo ….
E
l’eco si spandeva oltre confine
e di
sogni il futuro si tingeva.
Era
l’attesa di illuse chimere …
… di
verdi primavere.
Un po’
di fantasia bastava
a un
mondo dal cuore bambino.
Ora la
gente impazza
tra
paradisi artificiali
dall’amaro
sapor di frivolezza,
i
valori non sono più di moda
e la
gioia del poco è sorpassata.
Non
basta più una rondine
a far
primavera.
E si
accumula polvere
sui
ricordi perduti
e la
mente si posa su altri confini
e al
silenzio dei sogni il cor si placa.
CANTA MALINCONIA UNA NENIA
I
vividi colori dell’estate
la
vastità lucente dell’aria,
ci
danno ormai l’addio.
Grigio,
uniforme,pigro,
il
cielo ci sovrasta
e
calde tinte spegne.
Son
scrosci di tempesta
e
ululati di vento
la
nostra compagnia.
Il
mare s’invecchia di grigio,
di
nubi s’ammanta l’azzurro.
Canta
malinconia una nenia
come
letargo.
E
nella mente un’oasi di sole
un’alba
rosea e un rosso tramonto
una
trapunta di occhieggianti stelle.
La
carezza del vento d’estate
lo
schiudersi delle corolle al sole
l’incanto
del mare
la sua
compagnia
e la
musica per via.
Profumo
andato
ancora
tornerai,
rinnoverai
il tuo canto
per
chi ha l’età di primavera.
RIVERBERI
DI ANTICHE CANTILENE
Scesa
è la sera.
Son
gli ultimi riflessi di tramonto,
riverberi
di un giorno
che
lascia sgombro il cielo
per un
corteggio di nuvole alla luna.
Seduceva,
una volta, la natura
e le
gemme ammiccavano d’estate;
ora
l’assurda legge di mercato
ha
inquinato splendori d’armonia.
Ecco,
brucianti estati, scrosci autunnali,
luttuose
frane, allagamenti, effetto serra,
alveari
d’umanità a gonfiare portafogli
e
intrighi di prestigio, affari loschi.
I
portoni sprangati delle case
e protetti
cancelli di giardini
allontanano
violenze.
Pochi
anni,
un
mondo che più non comprendo.
Dove
sono le donne alle fontane,
le
parole di antiche cantilene
e la
vita nei campi?
E dove
le pupille trasparenti di fanciulle
che
dormono su reti di sogno?
Di amari
silenzi è spento il focolare.
Giardini
d’infanzia e cuori di conchiglia
riportano
profumo di concerto
di
tempi andati, richiami d’amore.
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