giovedì 6 novembre 2014

ROBERTO MESTRONE: LETTURA DI "E SORTONO LIEVI I PROFUMI" DI N. PARDINI



Roberto Mestrone collaboratore di Lèucade

LA VOCE DELL'INFINITO
da
E SORTONO LIEVI I PROFUMI
di
Nazario Pardini


http://nazariopardini.blogspot.it/2014/10/n-pardini-e-sortono-lievi-i-profumi.html





E sortono
lievi i profumi nel giorno
che esplode le gemme. Le ho viste improvvise;
sui cespugli le penombre vesperali
mi appaiono di già chiari segnali
di un’ora che volge alla fine.
I gridi che schiusero l’alba si sono
zittiti d’incanto.
Mi resta soltanto la sera chiazzata da fughe di voli
e le gemme che tingono il rosso
di bianca innocenza.
Ma lo stormo di passo nel blu
annuncia la notte. La gioia del meriggio
si strugge nel suono di un passo:
il solo rumore che resta.
I profumi che sciorano nelle sere di aprile
non sono che immagini svelte di vita:
apparire frizzante di foglie
azzurrarsi odorato di cielo
marcire autunnale di spoglie.

Nazario Pardini


Ho letto con interesse i lusinghieri commenti pubblicati da chi mi ha preceduto: la stupenda lirica di Nazario Pardini suggerisce al lettore attento motivi di dotte riflessioni.
Io cerco di scavare ancor più nel profondo per individuare eventuali matrici filosofiche celate nei versi.
Nel perpetuo concretizzarsi dei fenomeni naturali, superbamente dipinti dalla penna dell'autore, vengono alla luce pulsioni di universo che – nella loro ciclicità – somigliano al percorso della vita umana e sperimentano il concetto dell' “immanente” (tutto ciò che risiede nell'Essere e possiede un principio e una fine propri): i “gridi” dell'alba vanno a zittirsi d'incanto sul far della sera, la “gioia del meriggio” declina e “si strugge nel suono di un passo”, l' “apparire frizzante di foglie” digrada verso un “marcire autunnale di spoglie”.
Annie Besant, illuminata esoterista inglese, asseriva con convinzione che “Dio è dappertutto e in tutto” e in questo Credo troverebbe giusta collocazione la lirica di Pardini, allineata al principio che regolamenta le “immagini svelte di vita”: Dio, in quanto supremo artefice di ogni cosa – terrena o celeste, reale o trascendentale – si accosta all'origine e alla fine di ogni esistenza.
Ma qui mi fermo: oltrepassando la soglia delle speculazioni panteiste (o di altre correnti di pensiero che indagano tra il Divino e il Mortale) rischierei di togliere alla lirica quella veste candida che la rende monda e affrancata da ogni congettura dottrinale: “i profumi che sciorano nelle sere di aprile” sorridono alle leggi naturali e ai segreti dell'universo; i “chiari segnali di un'ora che volge alla fine” non temono leragioni dell'intelletto o le verità del razionalismo.
Nei versi l'Anima è vigile, ben presente, palpabile, ma il Pensiero cosciente si accosta alla Creato, si fonde con i suoi elementi, si incammina all'alba e si eclissa al tramonto tra “fughe di voli”.
Quello di Pardini è un Eden abitato dalle meraviglie di preziose metafore e radiose visioni; il canto del poeta assimila sussurri e suoni del mondo e “il solo rumore che resta” è la voce impercettibile dell'Infinito.


Roberto Mestrone

1 commento:

  1. Commento di grande sagacia e sensibilità introspettiva. Le parole si succedono con generosa perlustrazione dei versi ed aggiungono quel più che solo un attento critico può offrire. Complimenti all'esegeta.

    Prof. Angelo Bozzi

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