martedì 17 novembre 2015

ARNOLDO MOSCA MONDADORI "LA POESIA DI NINNJ DI STEFANO BUSA'"




Ninnj Di Stefano Busa' collaboratrice di Lèucade

             
               PREFAZIONE
   (di Arnoldo Mosca Mondadori)


Leggendo i versi di Ninnj Di Stefano rimango continuamente stupito.  
La sua poesia è come parola che torna a dare vita al mondo.
Come se la poetessa avesse uno specchio profondo, dove il mondo si sia immerso nel tempo e nelle parole potesse di nuovo prorompere, appena nato. La parola spesso diventa altissima, per dare la possibilità a ciò che ha perso senso di ritrovarsi. Ed è forse solo per questa ragione che può nascere ancora la poesia: dall’anima dell’uomo, da luoghi profondi e inaccessibili, risale il significato della creazione. Così la natura si rivela nelle sue minime manifestazioni e si  sente vibrare la sua grazia. Forse nella parola di Ninnj Di Stefano vi è qualcosa di miracoloso, una specie di patto segreto con la natura e il suo respiro. Alcuni versi sembrano volersi scolpire, come strumenti di rivelazione e di pace:
 “Si spengono i violini dentro la carne”
 “Ti aspetto in punta al cuore, come un richiamo di luce”
 “Ti parlo a un passo dalla carne”

I brani di alcune poesie sembrano poi scaturire come gemiti dello spirito, come enunciati di grazia:
 “Scorrerò l’enigma dei deserti
per riscoprire cattedrali bianche,
o la voce dell’infinito, nel dono
di un pensiero che si levi a Dio.”

            ****



“S’impiglia l’anima, come una cometa
che filtra il grido della luce e si fa
spora d’altri cieli,
o appena oblìo in calici di brina.”
La sua scrittura non cede mai a nulla di retorico. L’autrice sembra rispondere sempre a un’esigenza di volumi bilanciati. Anche quando le immagini si ammassano riescono a snodarsi sempre, come fossero un groviglio di fiori che sanno poi naturalmente separarsi. In questo senso la scrittura sembra molto vicina agli stessi processi che danno vita alla natura e ai suoi misteriosi andamenti.
 “Tu parlami di soffi appena in boccio,
di conche di basilico e di menta.
La parola che sciogliemmo al vento della sera,
ha steli di magnolia e filigrane, farfalle
che inazzurrano gli orli della terra.”
 La solitudine della poetessa la aiuta a osservare i minimi mutamenti di un mondo di grazia e di dolore, ma non è mai una solitudine che si ripiega su se stessa, è piuttosto qualcosa che trema, che si innalza come una specie di preghiera.
 “Abbruna ora l’infanzia che progettava
pagine di cielo e latte appena munto
all’albeggiare lieto delle labbra.
Resiste solo il frullo d’ali,
qui, dove il dolore è più mite.”
Le poesie di Ninnj Di Stefano Busà potrebbero essere poesie scritte migliaia di anni fa, perché in esse sono nascoste le verità che ci appartengono. Proprio oggi, mentre siamo invasi e tempestati da messaggi web, e-mail e social-network di ogni tipo, avere tra le mani questo libro è un immenso dono. Leggendo avverto il volo di un insetto, l’umore dei fiori e della terra, il senso del sole. Ecco ancora il mondo, con la sua anima lenta, capace di attendere infinite stagioni ma anche con i suoi istanti improvvisi - di una velocità e immediatezza che nessuno può cogliere se non lo sguardo del poeta. Ma non è tecnologia, è altra velocità, è pensiero di creazione.



DAL TESTO

 Crescere in verticale,
vuol dire aderire alla vita,
 senza la sofferenza,
custodirne il perdono, la verità dell’oltre.
Gaudio? O solo memoria di una filigrana di pace:
la morte non fa paura, addolcisce il dono,
risuscita dal suo apparente esilio ogni pensiero.
Lì è il segno, (pur minimo),
l’evento che riscatta ogni forma circolare
che gira torno torno all’anima
per giungere al punto di partenza.
                                                                                   



Oltre la soglia…c’è? Forse?
 Anche se non sappiamo...il nostro Dio umiliato

 A chi non crede e lo cerca,
 a chi finge di credere, ma è sordo ai suoi richiami…




Un attimo dopo la morte siamo nell’ipotenusa,
 nell’eclisse più cupa della pece,
il burattino col filo spezzato,
l’occhio cieco della luna che smuore,
(di sua morte naturale, che altro?)
 Sei tu Dio l’acqua che tracima?
 o il fiume che scorre lento, a fatica,
 ma per cotanta sete non c’è acqua a dissetarci.




Chi tu sia carne o eternità
non serve a chiarire il peccato,
ad orientare lacrime e grida del mondo,
profumo dell’unica terra che possediamo,

dell’unico luogo che non conosciamo...

8 commenti:

  1. Splendida l'introduzione del Professor Mondadori alla Poesia della cara Ninnj Di Stefano Busà... Splendida e quanto mai centrata, obiettiva, priva di interpretazioni. I versi si prestano spesso alle nostre interpretazioni e in questa recensione si resta trafitti dalla capacità dell'Autore di leggere l'Artista aderendo al suo personale universo. Le aggiunte mi sembrano riduttive, ma ho piacere di sottolineare che non si può restare indifferenti a versi di questa potenza:
    "Sei tu Dio l’acqua che tracima?
    o il fiume che scorre lento, a fatica,
    ma per cotanta sete non c’è acqua a dissetarci".
    Sembrano concepiti in virtù del tempo difficile che attraversiamo. Hanno sapore di profezia, di presentimento... Nella sua analisi della vita la Poetessa si ferma sul bordo del dolore, lo sviscera, lo rende nudo e lo restituisce trafitto, graffiato, ferito. Lo restituisce ' a chi finge di credere, ma è sordo ai suoi richiami' con levità sanguigna, mi si perdoni l'ossimoro, con
    la capacità, messa in risalto da Mondadori, di usare le parole come 'strumenti di rivelazione'. Dinanzi a tanta assoluta, purissima creatività non resta che inchinarsi. Sono grata al blog di Nazario, al Professor Mondadori e alla cara Ninnj per avermi concesso di dissetarmi a una simile fonte di arricchimento.
    Maria Rizzi

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  2. “Si spengono i violini dentro la carne”
    “Ti aspetto in punta al cuore, come un richiamo di luce”
    “Ti parlo a un passo dalla carne”

    “S’impiglia l’anima, come una cometa
    che filtra il grido della luce e si fa
    spora d’altri cieli,
    o appena oblìo in calici di brina.”

    “Tu parlami di soffi appena in boccio,
    di conche di basilico e di menta.
    La parola che sciogliemmo al vento della sera,
    ha steli di magnolia e filigrane, farfalle
    che inazzurrano gli orli della terra.”

    "La sua poesia è come parola che torna a dare vita al mondo."

    Non aggiungo altro: basta questo per dire grazie sia alla Poetessa che al suo Prefatore. Grazie per avermi fatto respirare la vera poesia della poesia e la vera critica della poesia!

    Sandro Angelucci

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  3. Le poesia di Ninnj Di Stefano Busà coglie intimi aspetti della natura, dai boccioli alle conche di basilico e di menta, agli steli di magnolia e filigrane, alle farfalle. Scenari naturali, piante, fiori, minuscole creature che prendono parte della nostra vita la ornano e la rendono più preziosa.
    “La natura si rivela nelle sue minime manifestazioni e si sente vibrare la sua grazia” osserva il bravo relatore Arnoldo Mosca Mondadori. A proposito di grazia egli aggiunge: “I brani di alcune poesie sembrano poi scaturire come gemiti dello spirito, come enunciati di grazia.”
    Ecco, a questo punto la mia lettura si trattiene. Per un attimo mi viene da evocare una delle tante immagini immediate frutto della visione e della riflessione di cui Ninnj Di Stefano Busà è maestra.
    I versi:
    “Scorrerò l’enigma dei deserti
    per riscoprire cattedrali bianche,
    o la voce dell’infinito, nel dono
    di un pensiero che si levi a Dio.”
    e gli altri versi:

    “Sei tu Dio l’acqua che tracima?
    o il fiume che scorre lento, a fatica,
    ma per cotanta sete non c’è acqua a dissetarci.”

    con il supporto della ulteriore considerazione del prefatore:

    “(quella del Poeta) non è mai una solitudine che si ripiega su se stessa, è piuttosto qualcosa che trema, che si innalza come una specie di preghiera.”
    E termini quali: Cattedrali bianche, preghiera, la voce dall'infinito, Dio...
    mi fanno immaginare Ninnj Di Stefano Busà con indosso la veste bianca come una sacerdotessa della vita e della Poesia, capace di elevare al massimo livello il proprio spirito per sondare le meraviglie dell'universo.
    Ubaldo de Robertis

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  4. Sono profondamente grata agli autori dei miei commenti, così pregnanti, così intensi, così forti e vibranti nei riguardi della mia poesia, da sentire il bisogno di ringraziarvi singolarmente, ma lo faccio in un GRAZIE comunitario, per abbracciarvi tutti virtualmente e dirvi che vi sono grata. Mi avete commosso fino alle lacrime: a Maria Rizzi, a Sandro Angelucci, a Ubaldo de Robertis vadano i miei omaggi più sinceri per la loro esegesi critica molto avvertita e pertinente con la materia del mio lirismo.
    Ninnj Di Stefano Busà

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  5. Desidero aggiungermi anch'io alla schiera di estimatori tout cout della Prof. Ninnj Di Stefano Busà, una persona meravigliosa che meriterebbe molto di più di quanto noi che la leggiamo, come suoi ammiratori, possiamo darle. Ma tant'è la vita è questa, e bisogna farsene una ragione. L'autrice disvela attraverso i suoi versi l'evangelizzazione di un canto che è profondamente e nella sua essenzialità una preghiera, come giustamente afferma il prof de Robertis. Non posso non congratularmi con l'autrice per questo grande dono di fede che porge a noi lettori, ma vivamente ringrazio anche i suoi critici e il prefatore Arnoldo Mosca Mondadori per l'autorevole prefazione, nonché il prof Nazario Pardini che ospita un personaggio di tale spessore.
    Roberto Bignardi

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    1. Desidero ringraziare vivamente Roberto Bignardi che, senza conoscermi, ha saputo dare di me una connotazione schietta e dettagliata. Sono profondamente commossa del giudizio emesso sulla mia poetica e sono lieta della benevolenza e stima che mi riserva. Con i migliori saluti
      Ninnj Di Stefano Busà

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  6. La poesia si realizza quando il poeta è capace di fermare in parole l'attimo dell'intuita luce, o addirittura della folgorazione rivelatrice e appagante che gli chiede, appunto, la vita. Il miracolo è tutto qui. Perché il poeta non "è" la poesia, ma, con atto maieutico e medianico, le permette la vita e, in più, la connota come sa e può. E trovo che, nei versi sopra riportati, Ninnj Di Stefano Busà dia libera e felice esistenza a un mondo di esperienze, intuizioni e visioni intensamente metaforizzate perché profondamente vissute.
    Questo tipo di poesia attrae e convince.
    Pasquale Balestriere

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    1. Un sentito ringraziamento rivolgo anche al Prof. Pasquale Balestriere per il suo giudizio critico che tanto mi onora. E' una riflessione che non si ferma solo all'atto di far poesia in sé, ma redige nei miei riguardi, un controcanto che è a sua volta, una personale e intensa intuizione di poetica. Grazie di cuore.
      Ninnj Di Stefano Busà

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