lunedì 9 novembre 2015

ENRICO PANZACCHI: "A MEZZO MAGGIO"

Enrico Panzacchi

Nacque ad Ozzano (Bologna) nel 1840. Morì a Bologna nel 1904. Fu poeta, giornalista, uomo politico e critico letterario e musicale. Insegnò storia, filosofia e letteratura prima nei licei e poi nelle università; fu amicissimo del Carducci.


A mezzo maggio

A mezzo maggio migrano dai prati
le lucciolette e vanno sul frumento,
come (1) un soave aroma le conduce,
e, balenando dentro l’aria scura,
cercano i fiori delle verdi ariste.
Tutta la vasta piana è un luccichio.
A mezzo maggio presso i casolari
le fragolette odorano negli orti
soavemente. Dalle vie vicine
i bei garzoni accordan la chitarre
per liberar le allegre serenate…
Va nella cheta notte un arpeggìo.



(1)          Come, ecc.: là dove le guida un soave profumo.







1 commento:

  1. Caro Nazario,
    La poesia a Mezzo maggio è bella, chiara, semplice, in linea con quello che era il personaggio. Da ragazzo lo apprezzavo perché mi dissero( e fu un prete a dirmelo, che era stato amico di Olindo Guerrini, il mio Lorenzo Stecchetti! e perché me lo indicarono come uomo capace di amare ogni donna senza distinguere se contessa, artista di teatro, o servetta. Giuseppe Lisio nel novembre del 1905( il poeta era morto un anno prima) si chiedeva se:” Rimarra' nella storia il nome del Panzacchi poeta? Io penso francamente di si'; non ostante che il lirismo eccessivo susciti naturale la reazione; non ostante che noi, a prima vista, abituati alla poesia dai significati riposti profondi, dall’artificio raffinato faticoso, ci sentiamo un po’ delusi dinanzi a quei versi della contenenza talvolta leggera, dall’espressione cosi' facile, cosi' poco sfarzosa. Eppure, quando la critica avra' ordinato e sceverato quel che vi ha di piu' espressivo, di piu' tipico tra le molte liriche del Panzacchi, forse il suo valor poetico apparira' non scarso o ch’egli si guardi nei rapporti con il tempo suo, ovvero da se', come individuo.”
    A parte il mio fervore giovanile per Panzacchi ora il post sul tuo Blog non merita di la casella bianca negli interventi, almeno sino al momento in cui scrivo, se non altro perché il poeta aveva vissuto a Pisa dove si si era laureato a in filologia, Dal suo Epistolario 1885, leggiamo:
    “Forse troppe volte a Pisa le panche della scuola mi aspettavano invano, mentre preferivo passare le ore al Caffè dell’Ussero di goliardica memoria.” E questo me lo rende più simpatico. In realtà, sempre secondo quanto riposta il Lisio, uno che lo conosceva bene: “Questo selvaggio impacciato diverra' uno degli uomini piu' amabili in societa', un vero fascinatore dell'arte della parola, sia che parli in pubblico, sia che corteggi le artiste ne' camerini o le signore nei palchetti. E sapra' vivere senza urtare nessuno; e sapra' diventare a tempo debito uomo di parte e di governo, e sapra' guidare l'opinione pubblica, massime in arte.” Fu sotto segretario per l’istruzione del Ministero Saracco. E il Lisio aggiunge: “era d'una modestia e sincerita' a tutta prova, che non soffriva d'invidia per nessuno, proteggeva i giovani artisti, generoso di consigli. Quante volte su l'orizzonte dell'arte si affacciava un autore mal noto, se ne faceva un banditore sincero, appassionato.”
    Caro Nazario, Panzacchi tra le altre cose fu amico e nella stima del Carducci.
    EVVIVA ENRICO PANZACCHI!!!!!

    Ubaldo de Robertis

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