martedì 24 novembre 2015

P. BALESTRIERE: DALLA PREFAZIONE A "POESIE" DI N. MIGLIACCIO LAVISTA



Pasquale Balestriere collaboratore di Lèucade


Nunzia Migliaccio Lavista

POESIE

(tratte dal silloge “Volti di poesia” di imminente pubblicazione)

Il mondo lirico di Nunzia Migliaccio  Lavista è strettamente intrecciato con il mondo fisico e naturale che sta intorno a noi: luoghi, vicende, paesaggi, persone sono colti nel fluire del tempo e della vita,  e cristallizzati nella  rarefatta atemporalità della poesia, e tuttavia essi conservano il dato istantaneo, una sorta di fissità fotografica da cui il lettore partecipe  può anche partire per una personale ricodificazione del momento creativo. E questo perché i temi che ispirano la poesia di Nunzia sono quelli della vita quotidiana, spesso negletti per la fretta anche ingorda con cui viviamo (e subiamo) il nostro tempo: sono i temi degli affetti familiari e amicali, della solidarietà, della natura, della bellezza.  E si svolgono sul registro della memoria, sicché il passato scorre, a grano a grano, rievocato dalla sensibilità acuta e vibratile di questa poetessa ripiegata su se stessa all’auscultazione degli intimi fremiti del cuore. Tale operazione non è però indolore, anche se poi sembra prevalere il più sfumato sentimento della nostalgia, intensa tuttavia quando a prender vita nel ricordo sono le figure e i momenti più cari.                    
Si tratta di un’esperienza tutta umana e reale, dunque, non priva però di qualche spunto metafisico e sostanziata di figurazioni belle e singolari. Il canto si dispone lungo l’asse di un percorso che è anzitutto esistenziale, e dunque vissuto e sofferto  con   trepidazione e senso di precarietà. L’animo della nostra poetessa mostra di aver conosciuto il dolore, le ingiustizie e le violenze della vita; e si è disposto alla difesa, ma con le armi della solidarietà, dell’amore e del canto. (Dalla prefazione di Pasquale Balestriere)                                     

      



I bambini
hanno il sole dentro gli occhi
e tra le mani
la forza del mattino.
Corrono incontro al mare
come pellicani al nido
e non temono uragani
né  il tuono che ferisce il cielo


Iniziare da questi versi incipitari significa andare a fondo fin da subito nella poetica di Nunzia Migliaccio Lavista; un canto fecondo di immagini, di risvolti vicissitudinali, di ritmi contaminanti, che ci parlano di amore, di vita, di freschezza giovanile e di luce;  di quella solarità che contraddice il buio, la tenebra, l’ombra con primavere vergini, cieli incontaminati, e tramonti rosseggianti di speranza. E i versi si distendono in una musicalità da crescendo rossiniano in previsione di incontri possibili; di gioie che abitano l’attesa:     

Forse
ci incontreremo
ancora
al bivio del nostro andare:…

E anche se un velo di malinconia, un substrato di dolore, l’affacciarsi di un orco  permeano l’andatura del canto:  

A volte arrivano  orchi.
Bambini passano
per il buio. Perdono
le ali

il tutto si sfoca in melodie, combinazioni emotive, iconiche visioni, che esplodono, con grazia, in morbidezze accovacciate in angoli segreti; in configurazioni stilistiche di accattivante generosità poetica; in picchi di conturbante soluzione intimistica che trovano nella realtà la concretezza del Bello: petali colorati, stelo, giorni, notte, nubi, laghi di gazzella; suoni, colori, battiti diastolici, fiotti di vertigini, di suppliche ad una limpida fonte per Jessica:

Mia fonte,
fa che essa danzi nel mondo
senza calpestare il sentimento;
che la pace squilli tra le sue corde,
che il seme maturi nel suo corpo
senza conoscere la falce

Nazario Pardini 



I bambini

I bambini
hanno il sole dentro gli occhi
e tra le mani
la forza del mattino.
Corrono incontro al mare
come pellicani al nido
e non temono uragani
né  il tuono che ferisce il cielo.

Essi
che hanno ali tese a cieli di conquiste,
sono gioia
agli angoli del mondo,
usignoli di strade, ruscelli sonori.
A volte arrivano  orchi.
Bambini passano
per il buio. Perdono
le ali.



Al bivio del nostro andare


Forse
ci incontreremo
ancora
al bivio del nostro andare:
i nostri corpi
oppressi da scommesse mai vinte
imbruttiti dall’ombra del dubbio,
dall’evanescenza di passioni
che definimmo amori.



Marilù
              

Mi rifugio
nella tua freschezza,
nella tua tenerezza.
              
Nelle tue braccia
che stringono tanto
senza stringere troppo.




A  Jessica
              
Sei anni,
sei petali si sono colorati
sul tuo stelo,
sei grani sono scorsi tra le dita,
sei anni ha alimentato l’amore.

Sei anni!

In giorni bui
ti ho dato la fantasia;
in notti chiare
ti ho mostrato la ruota
in balzi di nubi.
In laghi di gazzella
mi sono bagnata d’innocenza,
ho pescato poemi d’amore.

Sei anni!

Il dolore
ha già tirato lievemente
lo sbrigliato sorriso,
la lacrima scorre veloce
sul volto senza ricami.

Mia fonte,
fa che essa danzi nel mondo
senza calpestare il sentimento;
che la pace squilli tra le sue corde,
che il seme maturi nel suo corpo
senza conoscere la falce.















3 commenti:

  1. Belle poesie, veramente belle!!! Un insieme di anima e voce, di cuore e parola, di musica e danza.

    Prof. Angelo Bozzi

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  2. Nella prefazione del prof. Pasquale Balestriere al libro "Poesie" di Nunzia Migliaccio Lavista, vi sono parole di una bellezza incantevole che suscitano sensazioni di ammirato stupore per l'Autrice e per le sue poesie, alcune delle quali sono qui riportate. In esse si esprime un composto distacco dalle cose della vita, che non è pacatezza né artificiosa freddezza, ma capacità di conservare il proprio calore tuttora vivo e presente e trasmetterlo a chi legge. Vibrazioni emotive, stati d'animo, ritmi lessicali fanno pulsare questi versi, come "usignoli di strade, ruscelli sonori". (I bambini). Tutti possono riconoscersi in questi versi che toccano l'Anima.
    Trovo che la poesia di Nunzia Migliaccio Lavista sia tutt'altro che retorica, ma riesca a dare senso e valore ad ogni cosa, coinvolgendo un turbinio di passioni. E, "senza stringere troppo" (Marilù) e "senza calpestare il sentimento" (a Jessica), che accompagni verso sentieri di luce.

    Maria Ebe Argenti

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  3. Sono pienamente d'accordo con M. Ebe Argenti, quest'autrice ha il respiro ampio della poesia senza essere sovrastrutturata, né carica di fronzoli cerebralistici: poesia, lineare, schietta, semplice ma che sa andare dritta al cuore. Una musica per chi sa intendere nella loro piena bellezza e nel suo fulgore, le note orchestrate all'incanto, senza affettazione. Vi si riconosce una perfetta armonia di suoni, di vibrazioni armoniche, di emozioni che per nulla scadono nella retorica e nel surplus linguistico che affatica e appesantiste la lettura dei versi. Vi è una capacità di rapportarsi davvero notevole, sapendo molto bene Nunzia Migliaccio Lavista creare stupori e meraviglie "senza calpestare il sentimento", con rilevanti capacità linguistiche che la denotano.
    Ninnj Di stefano Busà

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