lunedì 9 novembre 2015

N. DI STEFANO BUSA': "E' TEMPO DELLE SINGLE..."


Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade


È TEMPO DELLE SINGLE SOLE, MATURE, SEMPRE PIU’ SODDISFATTE

di Ninnj Di Stefano Busà


Il mondo di oggi è pieno di “single”. Il fenomeno è sempre più comune e notevolmente in crescita. Perché? Queste single per scelta non hanno niente da invidiare alle coniugate infelici e senza via d’uscita di un tempo, mortificate nel loro ruolo di madri, mogli, fidanzate. Sono donne spesso autonome, del tutto prive della dipendenza da un uomo, sufficienti a loro stesse, consapevoli che la vita offre altre misure esistenziali, anche senza la presenza di uomini per cui vale la pena soffrire. L’esistenza oggi è diventata difficile, il dialogo tra gli esseri umani è sempre più difficile, vi sono in gioco le mille difficoltà, la scarsità del lavoro, i sacrifici per tirare su una famiglia, dei figli, tutto ciò porta spesso le coppie a snaturarsi, a isolarsi, a erigere delle vere barriere tra di loro. Donne che si dibattono tra mille incombenze o che dopo matrimoni interrotti, matrimoni esauturati e vincoli matrimoniali che hanno avuto le massime tensioni al loro interno, cercano di ricostruirsi una vita autonome e serena nella consapevolezza assoluta, raggiunta magari con fatica e a costo di molte sofferenze. Finalmente libere possono sperimentare il loro modo di essere, con più acutezza e meraviglia il mondo che le circonda, mettere a pieno frutto il loro talento, riprendere magari gli studi interrotti, le loro passioni cui avevano dovuto rinunciare e rimettersi in gioco, sperimentando se stesse, accettandosi come sono, con rughe e sofferenze, ma libere di vivere finalmente una stagione diversa, più intensa, più divertente, più gioiosa di quella che si può vivere con un uomo, noioso, arrogante, ossessivo, prepotente e bugiardo. Esse apprendono che senza un uomo si può vivere e invecchiare anche molto bene, soprattutto, senza l’ambiguità, la sofferenza e il dolore di coppia, se questa non risulta affiatata, collaborativa, e non dia garanzia di impegno duraturo e continuativo. La solitudine di oggi –per scelta- è il frutto di una determinazione necessaria alla vita, all’opportunità di vivere una esistenza serena che c’induca a prendere la nostra libertà e utilizzarla al meglio, soprattutto se volta a avere più tempo per se e per le possibilità di carriera, di lavoro, di impegni. A cinquant’anni si ha molto da dire e da fare: si possiede l’intelligenza al suo massimo sviluppo, l’esperienza, la capacità propria di saper gestire le proprie scelte, le opportunità, non si vive permeate solo d’amore o di desiderio,: gli ormoni si sono acquietati hanno acquistato la dimensione più vivibile, la maternità spesso si è realizzata. Come conseguenza, non si vive ossessionate dal confronto paritetico con la freschezza fisica delle ventenni, ma si accettano le rughe con lungimiranza, con tolleranza, quasi come una parte di noi che ci appartiene. La solitudine non fa più paura, la castità non è una condizione claustrofobica che dà la tristezza e il pessimo equilibrio che creava nelle “zitelle” di una volta. Oggi, i parametri sono cambiati: si vive meglio sole che male accompagnate (dice un vecchio proverbio). Le donne hanno appreso dalla modernità il tratto più saliente e più attraente...si sfilano dai legami terribili che danno sofferenza e si relazionano col mondo in maniera autonoma e serena, senza l’esaltazione di uno status di diritto che preveda umiliazioni, accettazione in famiglia di un uomo-padrone, schivo e riluttante a qualsiasi segno di buona convivenza. Le single per scelta hanno capito che più che un marito serve un amico fidato, sincero per vivere più serenamente, senza l’impegno coniugale la stagione della maturità. Sono donne over, felici, sole e pacificate quelle che scelgono la posizione di single, senza il cliché della famiglia tradizionale, soprattutto perché l’emancipazione della donna ha permesso la posizione di <donne in carriera> che non accettano il matrimonio come la sola strada da intraprendere. Si dà il caso che a cinquant’anni la donna riscopra se stessa, si riprende la sua autonomia e tende ad invecchiare meglio. Vi è poi un risvolto anche psicologico da indagare: c’è un tempo per ogni cosa, quasi che la fine o l’attenuazione del desiderio sessuale porti una nuova ventata di serenità, i figli sono cresciuti, vanno via e la donna riprende le redini della sua nuova vita. In quasi tutti i casi, le donne si prestano ad una rivincita che spesso le ringiovanisce, perché in ogni modo, sono meno vulnerabili dell’uomo alla solitudine. 

4 commenti:

  1. Un rendiconto attualissimo della situazione attuale dei separati e divorziati...si preferisce restare "soli che male accompagnati" dice bene il detto. Un'analisi attenta e approfondita del fenomeno dei single che la vita tumultuosa e orribile di oggi, spesso allontana dai nuclei familiari già formati. Una disamina e uno scavo che mostrano la vulnerabilità del genere umano a fronte di un disorientamento totale e dei plusvalori aggiuntivi che non sono mai, per l'armonia e la sinergia del dialogo, ma all'insegna di un arrangiamento solipsistico che orienta ormai ogni attività socio/culturale/morale di tutti gli individui.
    Franca Cereda

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  2. Cara Ninnj,
    la tua esegesi è specchio della situazione che ci circonda. Le donne separate o sole per scelta sono davvero numerose e, in apparenza, non hanno nulla da invidiare agli uomini. Si sono riappropriate della loro esistenza, della libertà, dello spazio e del tempo e, come sottolinei, con profondo acume psicologico, 'sono meno vulnerabili dell'uomo alla solitudine'. Per prenderne atto basterebbe pensare alle vedove, che nella stragrande maggioranza dei casi, restano punti solidi di riferimento per le famiglie e non avvertono il desiderio di sposarsi o legarsi di nuovo. Ma quanto dolore esiste dietro queste 'scelte', che spesso tali non sono? Esiste davvero per l'uomo e per la donna il piacere di gestire la maturità senza 'l'intralcio' di un compagno /a? Si riesce davvero a essere più felici?
    Ovviamente posso sbagliarmi, ma non vedo tutta questa gioia tra le persone rimaste sole. Investono il loro tempo in molte più attività, non v'è dubbio, ma manifestano il mal di vivere evidente o percepibile, di chi vorrebbe una persona con la quale condividere le soddisfazioni, le delusioni, gli incanti e i disincanti. Non un appendice, un compagno /a di viaggio per tenersi per mano nelle piccole grandi vicende del quotidiano, per instaurare complicità, per tenersi occhi negli occhi e abbracciarsi la notte. Come vedi, amica cara, non parlo solo di donne, ma di individui sociali. Non credo che le attuali conquiste rendano più liberi. Vedo troppi legami simili a fuochi fatui, generazioni che sottovalutano l'importanza dei figli, e non mi riferisco solo alle ultime e tanta tanta solitudine. Al di là dell'efficienza, della possibilità di indossare la vita senza catene e di abitarla con piglio e risolutezza, credo esistano le anime, che non stanno al passo con quest'esigenza. Non si accontentano. Per essere davvero felici io credo che occorra affrontare gli urti e le gioie della vita in due. Non siamo nati per la solitudine. Ovviamente se diventa una conseguenza di rapporti costrittivi diviene una sorta di liberazione e consente di esprimere se stessi in modo migliore. Di fatto la donna emancipata è la pietra miliare di questo secolo, ma temo che investa nel proprio ruolo una rabbia ancestrale, che la priva di caratteristiche altrettanto ancestrali. Non voglio ricorrere al termine archetipo, non mi piace e non lo ritengo idoneo al discorso, ma non so vedere la coppia disgiunta come una conquista. Credo che il vero grande traguardo da raggiungere sia la complementarietà. Due libertà che sanno scendere a patti con la propria voglia di prevaricare. E' difficile, ne sono certa... Ma forse sarebbe sufficiente tornare al termine 'amore'.... Non lo vedo così inutile e inflazionato.
    Con affetto.
    Maria Rizzi

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  3. D'accordissimo colla bella analisi effettuata da Maria Rizzi. Tornare al termine amore significa riprendere in mano la verità della vita.
    Prof. Angelo Bozzi

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  4. Carissimo Professore,
    La ringrazio di cuore. Nell'esprimermi ho avuto il timore di apparire retrograda e priva di senso della realtà... Ma non credo nel femminismo, solo in un mondo al femminile e al maschile, che sappia completarsi e non conoscere inutili e pericolose sfide.
    Cari caldi saluti.
    Maria Rizzi

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