venerdì 20 novembre 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "FU IL VENTO A PORTARTI" DI GIANNICOLA CECCAROSSI









Giannicola Ceccarossi: Fu il vento a portarti. Ibiskos-Ulivieri. Empoli. 2015. Pg. 64



Non attendere che il favònio
sfilacci petali di parole

Il sole ti lascerà un fiore
nel palmo della mano (III).

35 composizioni  brevi, concise, apodittiche, che con i loro versi morbidi, si uniscono come perle di una stessa collana. Un canzoniere d’amore ma di un amore pieno, dolce, incorporeo, totale, che volge lo sguardo ad una universalità senza limiti, ad un terreno che si fa sublime con giochi di sospiri e di tocchi di figure retoriche appropriate e significanti disposte a rivelare una passione gentile e delicata che tanto sa di Vita nova dantesca.  Amore; erotismo spirituale; estensione, sperdimento, gentilezza, dolcezza, grazia, melanconia, memoriale e onirica saudade, quella umanamente indicibile, che ti accompagna con il suo sapore di vita.  Il tutto con versi che si fanno autentici tatuaggi, sbaffati e sfuocati,  di un animo vòlto a fare delle parole un volo orizzontale e verticale, un volo tinto di palpiti e abbrivi emotivi. Sì, un oscillare di vertigini alla ricerca di configurazioni paniche atte a concretizzarsi in corpi di brillanti cromie; una fusione olistica tra natura e spiritualità; una simbiotica fusione fra trionfi naturistici e potenza epigrammatica  con cui  Ceccarossi riesce a dar corpo al suo sentire: una operazione di antropomorfica rivelazione, che richiama i profumi e i colori di un pineto di memoria dannunziana.  Iniziare dalla citazione testuale significa andare a fondo fin da subito nella poetica del Nostro. Definirla nuova, lapidaria, a volte ermetica, o se si vuole impressionista, dove le figure, sfumate in aloni di colori vaghi, che non riescono ad avere contorni decisi e delineati, non è affatto azzardato. Ho avuto la possibilità e il piacere di seguire l’evoluzione artistica di questo straordinario poeta. E sinceramente in questa plaquette editata coi caratteri di Ibiskos Ulivieri di Empoli ho trovato una diversa e originale maniera di proporsi. L’Autore, alla ricerca di una dimensione artistica altra, è riuscito a tradursi in scarti semantici di grande urgenza lirica; in un trabocco d’animo regolato da un imbuto dal collo stretto che non fa uscire più di tanto. E qui è la parola, colla sua potenza iconica, a dare efficacia al canto. Una parola che da sola può farsi verso, tanto è il suo potere simbolico-allusivo; etimo-armonico in un percorso di accenni e di iperboliche contaminazioni, di metonimie e sinestesie, che, impiegate con urgente creatività, si fanno alimento di resa icastico-introspettiva: nuvole che si colorano di tortore e vigne; petali di parole; grumi di luna che portano polvere al cuore; bisbigli di pietre; ciglia che muovono odori di malva; stormi di melagrane; grandine che oscura il gelo della solitudine; sorrisi nelle dalie del mattino; musica di pampini; giorni come fuscelli d’ombre; voci di sole… Una vera orchestrazione di strumenti a corda e a fiato che riempiono l’aria di note, di suoni, di armonie wagneriane; versi che tramandano, gli uni agli altri, significanti di valenza euritmica-immeginifica. Un concerto che si distende per tutto lo spartito con suoni di fronde, sole,  pioppi, campanule, talee, primavere, robinie, ulivi, girasoli per romanze a un amore senza misura:

Non ha misura il tuo amore

E’ voce di sole
che sboccia in un campo di grano   


Nazario Pardini

4 commenti:

  1. Un giudizio critico su: FU IL VENTO A PORTARTI di Giannicola Caccarossi, Ed. Ibiskos-Ulivieri, nov, 2015
    di Ninnj Di Stefano Busà
    Ti ringrazio, caro Ceccarossi, del libro che mi hai inviato in lettura per un giudizio critico. Trovo in questa tua ultima raccolta: Fu il vento a portarti, un naturalismo sublimato al sacro fuoco dell'amore: un amore che giunge ad una verità esemplare e di grande raffinatezza. Si tratta di un'opera che racchiude la trasparenza del cielo e il pietrisco della terra: un canto schietto e sognante, una ricerca di profumi, di aromi, di sapori, di voci, di volti, di giorni e di notti che si rincorrono in una muta "assenza" e hanno la voce sconfinata, eppure, tenera di un sogno ad occhi aperti, un sogno d'amore che si nutre tout court della sua verità:" nella casa del silenzio/ a sfogliare il tuo nome/ è la rugiada."
    (l'ho postata anche su Fb) ma non avendo tu una pagina Fb non la puoi leggere). Cari saluti
    Ninnj Di Stefano Busà

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    1. Cara Ninnj, la tua nota critica al mio “Fu il vento a portarti” mi ha riempito di gioia. Le tue considerazioni sono frutto di un'anima sensibile, pronta a cogliere quelle sfumature tanto difficili da interpretare. Tu lo hai fatto con delicatezza e grande bravura. Grazie ancora per questa tua recensione che ho molto apprezzato. Un saluto affettuoso
      Giannicola

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  2. "Quante volte ti ho chiesto di credere / di soffiarmi brattee di luna / Ma quei giorni ti avevano cambiato / il suono della voce / e non fu la pioggia a svegliarti / Fu il vento a portarti".
    In molti ritengono che il numero sette porti fortuna. Questa lirica, la numero sette, che dà il titolo alla silloge di poesie d'amore di Giannicola Ceccarossi, è certamente lirica fortunata, oltre che bella in sé, perché in sé già contiene il fiore più bello che il poeta offre -splendido- alla persona a cui dedica il libro, ed alla lettura di chi trova, nel dipinto di Chagall in copertina, l'immagine di parola e di sintesi poetica. Ho letto e commentato altre cose di Giannicola Ceccarossi, ma queste liriche sono penetrate in me profondamente, con maggiore emozione e più sicura adesione. Il libro è un susseguirsi di sincera dedizione, certezza di offerta di sensazioni suasive e continue, ogni volta nuove e sorprendenti, tanto che la presentazione di Nazario Pardini è un susseguirsi e rincorrersi di suggestive visioni, "una fusione olistica tra natura e spiritualità". E' qui mi piace riportare una mirabile sintesi della continuità e della "fusione": "Non lasciare che si chiudano le palpebre / Lo sguardo che germoglia fili d'erba / è amore che non ha fine". Ma è il tutto che fa bella e interessante questa silloge d'amore, del dono.

    Umberto Cerio

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    1. Carissimo Umberto, che bella notizia leggerti nel blog di Nazario! Il tuo commento al mio “Fu il vento a portarti” mi ha reso felice e ho avvertito nelle tue righe una forte emozione, suffragata anche dal fatto che queste mie brevi composizioni ti siano “penetrate profondamente”. Ti sono grato per avermi trasmesso grande serenità. Un abbraccio sincero
      Giannicola

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