lunedì 2 novembre 2015

N. PARDINI: "OH TERRA DI NOVEMBRE"

Oh terra di novembre

Si raccoglie in campagna il cimitero
dei tanti miei vicini. Oggi è novembre,
il giorno dei defunti, ed ogni anno
mi chiamano all’incontro. In mezzo ai campi,
fra le distese di terra coltrata
e all’aria fresca di sole e cipressi,
sono da voi, miei cari,
sorridenti sul marmo. Mi avvicino
alla tua effigie consunta, fratello,
per parlarti dei nostri tempi in terra.
Forse allora poco dicemmo;
presi dalla vita,
dimenticammo forse quanto breve
sarebbe stato il fascino del sole.
Ma il tuo sorriso ancor di più ricorda
la maschera al dolore. La mia voglia
è quella di restare assieme a te,
di abbracciare il tuo volto,
di parlarti di noi con il rimorso
di un silenzio passato. E tu padre,
vicino alla tua terra, le cui zolle
battesti con il maglio; e tu madre,
sempre lesta alle brine mattutine,
ascoltate dal figlio,
che veglia accanto a voi,
il pianto suo perenne ai vostri marmi.

Oh terra di novembre! Il tuo riposo
sia vigile ai miei cari. Ti respiro
ora che vanno i roghi di fascine
a perdersi lontano. E ti rivivo
novembre di dolore e di riposo.
Mi aiutano gli stecchi volti al cielo,
i campi abbandonati ai sagginali,
le gazze sopra magre prode spente,
e i canti delle tortore mi aiutano,
che lugubri rintoccano nell’aria,
a vivere la morte,
con voi, miei cari,
di questo mio novembre.









9 commenti:

  1. Un canto accorato e mesto, che non sfocia però in un nichilismo scarno e asettico, ma rivive il passato come in un'apoteosi di luce: la luce appunto della poesia che trasfigura e affabula in note solari, in sorrisi e respiri di terra, e ne sollecita un revival di memorie affrante, dove la legge del grande silenzio affiora tra le tombe e nell'anima del poeta che ne canta il suo replain tra ceri e barlumi di dolori. Un dolore virile, non sottomesso, ma pacato, forse anche un pò placato che però conosce bene le parole della preghiera per i morti. Complimenti, Nazario, mi piace, è un testo maturo e ben coordinato...
    Ninnj Di Stefano Busà

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  2. Grazie Ninnj,
    i tuoi commenti sono condensati d'anima; sono esplosioni di poesia; parole che dipingono l'indicibile.
    Un abbraccio
    Nazario

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  3. L'autunno è il mese più consono alla poesia pardiniana, il mese in cui tutto muore, in cui tutto si scarnifica per tornare all'essenziale. Il cimitero è occasione per azzerare i fronzoli dell'esistenza e recuperare i sentimenti più autentici, l'innocenza e la verginità dei momenti iniziali, l'abbraccio con la terra, l'incontro con i propri cari. L'autunno non è che una morte che punta al risveglio delle ragioni prime della vita. Grazie, Nazario, per queste emozioni semplici e fresche, sanguigne e veraci.
    Franco Campegiani

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  4. Grazie Franco, per i tuoi interventi oculati, caldi, verbalmente diretti ad ospitare sentimenti di alto spessore poetico e umano.
    Nazario

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  5. Grazie, carissimo Nazario, di questa bellissima poesia che ci regali. E’ nel ricordo che la vita acquista senso. Il ricordo ci aiuta a riappropriarci dei nostri affetti, di quello che siamo stati e di quello che siamo oggi. Ci aiuta “a vivere la morte” e ridefinisce ai nostri occhi anche il paesaggio intorno a quei luoghi del silenzio. E nel mese di novembre “in mezzo ai campi/fra le distese di terra coltrata/e all’aria fresca di sole e cipressi” ricordando e commemorando, aiutiamo la vita a non finire. Aiutiamo la poesia del vivere.
    Sonia Giovannetti

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  6. Poeta autentico è colui che riesce, nel mese dei morti, a colloquiare coi cari defunti e dar parola alle immagini e alle creature della Natura lambendole con aure “di dolore e di riposo”.
    Nazario Pardini affonda l'anima in deliziosi afflati nostalgici rendendo sacri i propri versi: coniugare i sorrisi dell'oltretomba con le suggestioni di una stagione poco avvezza al “fascino del sole” è un percorso scaramantico che ci aiuta a “vivere la morte”, e i suoni “che lugubri rintoccano nell'aria” sono le voci accorate del nostro esistere ancorato al “rimorso
    di un silenzio passato”.
    Ed ogni anno, a Novembre, quelle voci ci “chiamano all'incontro”.
    Nazario ce lo ricorda.
    Roberto Mestrone

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    1. Un grazie sentito,
      a Sonia e a Roberto che hanno còlto, con generosa empatia, le mie emozioni unendosi, con sensibilità, al percorso umano che ci lega alle stagioni della vita, del ricordo, e della morte
      Nazario

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  7. "Mi aiutano gli stecchi volti al cielo,
    i campi abbandonati ai sagginali,
    le gazze sopra magre prode spente,
    e i canti delle tortore mi aiutano..."
    Voglio partire da questi versi. Perché? Perché, negli stessi, c'è una richiesta di aiuto. Allora mi chiedo: a chi chiede aiuto il poeta? E per fare cosa? La risposta non tarda ad arrivare: Nazario chiede conforto alla natura, l'unica entità che possa davvero fornirglielo come lui desidera.
    Per quello che gli occorre c'è bisogno di una parola che non parli; di silenzi, di canti - questo si - però. Gli occorre un sostegno che abbia in sé
    la capacità di fargli "vivere la morte" di chi non c'è più materialmente ma anche quella di chi vive un altro novembre, quella di chi calpesta la terra, di novembre, e la terra di tutte le stagioni (anche metaforicamente parlando). E' questa la cifra della poesia di Pardini (ma vorrei dire: della poesia): il suo valore catartico, che non va preso per un sovvertimento totale del dolore ma per una sua elevazione che lo trasfiguri, lo faccia armonicamente unire alla gioia.
    C'è tanta malinconia in questa lirica quanta straripante letizia per il dono della vita.

    Sandro Angelucci

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    1. Carissimo Sandro, la tua è una vera recensione che va oltre i miei intenti. E di questo ti sono riconoscente, dacché scopri quei miei scarti ontologici, completandoli con la tua profonda e autoptica analisi.
      Nazario

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