SEGNALAZIONE VOLUMI = NAZARIO PARDINI
Il ricamo poetico che Nazario Pardini va tessendo nell’arco di questi anni si
arricchisce di un volume tutto da centellinare, per il ricco solfeggio che si
eleva tra le pagine e per la personale capacità di offrire in lettura variegate
pulsioni di analisi esistenziale. Il ritmo che si trova nella vertigine emotiva
è un ritmo che si fa e si disfa in un magma di punti esclamativi e punti
sospensivi, di soste interrogative e sussurri dialettici, talmente inquietante,
vuoi per la ricerca linguistica che l’autore cerca di maneggiare vuoi per il
tormentato ed accelerato complesso creativo che lo distingue, da sorprendere il
lettore a ritornare con piacere ai passi già sorseggiati.
Qui le sezioni sono tre. La prima “Ricordi che pungono” intreccia diverse
memorie, che dalla sorpresa di un Natale da rivivere ad occhi semichiusi si
fermano al sogno del padre bambino, dalle porte consunte della casa della sua
fanciullezza giungono al cinquantesimo anniversario di matrimonio del fratello,
dalla stanca penna che non ha più inchiostro sufficiente ai nipoti gemelli
rinchiusi nel box a giocare. Nella seconda “Dagli scaffali della biblioteca” il
piacevole scorrere di incontri, proposti con la fascinosa spontaneità della
sorpresa, ci accosta ai grandi come Platone e Dante, D’Annunzio e Saba,
Ungaretti e Caproni, Foscolo e Montale, Aleramo e Quasimodo, in un susseguirsi
di versi, quasi tutti endecasillabi, che ne fanno un dorato poemetto. Tutti i
poeti che Nazario incontra hanno un cipiglio severo ed alto, pronti a raccontar
di loro o ben disposti a concedere illuminazioni, nel significativo ritmo
armonioso che contraddistingue le vite abbandonatesi ad un moto
emotivo-psicologico.
Nell’astrarsi dalla vita ci si rende conto che tale astrazione non è né
felicità, né riscatto, né tanto meno assopimento all’inerzia che dissecca le
menti. La terza sezione: “Dieci poesie d’amore” infatti si matura, nella
luminosità, tutto l’iter che un poeta percorre, ammaliato dal sorriso catturato
con la rete da pesca o dalla fuga del tempo che accompagna la timidezza
giovanile, dallo sciogliersi rapido dell’autunno alla splendida età che
brillava quanto il mare.
In Pardini la scorrevolezza del dettato riporta con destrezza quelli che sono i
momenti focali del raccontarsi, nella maniera equilibrata e mai evanescente,
quasi come energico tentativo esplorativo per immagini di forte tensione
partecipativa.
ANTONIO SPAGNUOLO
Rivolgo le più sentite congratulazioni al caro Antonio Spagnuolo, che affresca l'Opera del nostro monumentale Nazario con penna fluida, sicura, luminosa. Affresca le tre sezioni nelle quali è diviso il testo senza citazioni, senza ricorrere a lungaggini, soffermandosi sull'essenza del volume e degli intenti dell'Autore. Dimostra quanto un vero, Grande Poeta ne sappia leggere un altro con gli occhi giusti, cogliendo i simboli, descrivendo le atmosfere e i personaggi, scivolando sull'olio dell'amore con rara padronanza. Un'esegesi magistrale, che conferma il suo talento e accresce - se mai fosse possibile - la mia stima. Lo ringrazio per questa lezione e mi permetto di salutarlo con un abbraccio, che estendo, ovviamente al nostro Nazario, Autore di tanta Opera.
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