Nunzio
Buono. Il segreto del pendolo.
Silloge di poesie inedite, prossima alla pubblicazione.
Il
segreto del pendolo
Si
troveranno ancora insieme a cantare
i
Poeti, nel giardino dei silenzi.
Dentro
un volto che sorride i mai esistiti.
Periferie
dei noti. La poesia
è
nel segreto del pendolo che parla.
Divora
il tempo.
Nel rimanere appesa alla parola;
si
disgela. Muta il suo cadere.
Traccia
il suo sentire al
negoziare
del vero.
Ci
saranno ancora dopo il tanto essere rimasti.
Poesia
eponima che traccia una linea precisa tra il fatto di esistere e gli slanci
in alto verso l’azzurrità del cielo; la
parola segue puntuale dando concretezza agli input vicissitudinali. Vita e
poesia; poesia e vita. Due elementi che si integrano con compattezza facendo da cassa di risonanza dell’animo. Ibi
omnia sunt: c’è l’esistere ogni sua manifestazione emotiva, c’è il vero, la
parola, il tempo che fugge e che non lascia la presa nel suo procedere oltre il
presente. Il poeta dà sfogo al suo patema. Ed è proprio l’autunno che concretizza il
nerbo dei poeti, il loro esserci, il
loro rocambolesco indagare nei giardini dei silenzi. Forse Nunzio Buono allunga
il tiro e va alla ricerca di un mondo in cui trovare quella pace che lo isoli
dalle aporie del quotidiano. “Grevi/ pigiano i versi./ Cadono dai primi rami/
d’autunno” (D’autunno). La natura si fa compagna loquace nel dipingere i
fremiti dell’autore. Ed è proprio l’autunno la stagione che più rappresenta la
fragilità degli umani che ambiscono alla soglia del ritorno; a quel luogo che
li vide crescere ed amare: “Voglio pensare/dove il pensiero si fa suono/per
riabbracciare il luogo del ritorno.” (Il luogo del ritorno). Il luogo della
memoria, delle antiche primavere tinte di nostalgici pensieri: “…quando la vita/ era un tempo/ non tempo di
ore, di fiori, rami e di noi/ sotto l'ombra di un sole/ a spigolare infinito” (L’eternità
della luce). Sono i due estremi a tormentare l’essere, l’esistere: il sempre e
il mai; è proprio di fronte al nulla o alla eternità che l’uomo si sente
smarrito, e deve annullarsi ricercando nella natura alcove estranianti, se non
vuole ammattire: “…Di te, amo quel silenzio che mi fai ascoltare./ Quando
ancora qui: resto a guardare fuori./ Mentre il vento/ dipinge di gemme i rami;/
bacia i tuoi silenzi e mi risponde./ Sai/ Ho pensato/ che si sta bene nel tuo
pensiero.” (Le cose che non ti ho saputo dire).
Amore e natura due elementi che nella loro simbiotica fusione danno
sostanza allo scorrere del canto. Sono i rami, il vento, le gemme, i silenzi,
il pensiero che si fanno corpo dell’animo poetico. Il linguaggio diviene altalenante:
versi brevi si alternano ad altri più ampi; anche una sola parola può fungere
da reticolato versificatorio, e la parola deve mutarsi in continuazione per
adeguarsi ai dettami del cuore. Un andamento di grande empatia musicale, di
generosa euritmica scorrevolezza dove l’endecasillabo, supportato da accessori
di effetto contrattivo ed estensivo, esprime tutto il suo potenziale
poetico. “… È sfocato nell’attimo/
quell’infinito./ Resta,/ la carità del tempo/ nella mano di un sorriso che si
chiude./ Un giorno,/ che si porta via/ questo mio restare con te” (Attimo
nell’attimo). Un infinito che si brucia nella valenza di un attimo. Un giorno
che si porta via questo mio restare con te. La vita, il tempo, la felicità,
l’amore. Tutto sembra dissolversi nel niente e ciò che ci sembrava eterno si
riduce ad un attimo che s’invola. Silloge plurale, polisemica che tocca tutti
gli input dell’umano vivere e che dà vita, con grande risonanza scritturale, ad
un sentire ampio e articolato. Fino a Fine
corsa dove la natura fa di nuovo capolino per reificare la storia di un
uomo, di un poeta, che “Le voglie lavate
dai baci/ la sera che attende./ Sistemo la poesia e ricamo la notte./
Partiranno da qui,/ da queste mani, le voci, per i tuoi occhi/ mentre ascolti
il silenzio della neve che cade./ Il sole ferisce il suo candore./ Le tracce
del viaggio che lasciavi per farti ritrovare./ Sai diffondere il volere dei
pensieri./ Ora la tua stanza è nella mia/ piena di parole per un libro./ I
platani e i castani fuori hanno deposto l’ombra./ L’estate è una coperta di
vento” (Fine corsa).
Nazario
Pardini
Gentilissimo Nazario,
RispondiEliminagrazie, grazie, grazie!!!
Il tuo pensiero è un cuore pulsante, riesce ad entrare nelle mie parole con maestria chirurgica e rendere viva, anche a quell'immagine che l'occhio non può vedere, Il tuo pensiero è partecipe vissuto del mio scrivere.
Un grazie di vero cuore.
Buona giornata.
Nunzio
Il nostro Nazario rende l'omaggio che merita al Poeta Nunzio Buono, ma gli estratti delle sue liriche e la poesia postata sono di rara forza espressiva e stilisticamente ricche di immagini che trafiggono l'anima... Basta pensare "sotto l'ombra di un sole/ a spigolare infinito”- ; 'Sistemo la poesia e ricamo la notte';'I platani e i castani fuori hanno deposto l’ombra./ L’estate è una coperta di vento”. Saper comporre versi simili è puro talento. Mi congratulo con il Poeta e con il suo divino recensore e li stringo entrambi.
RispondiEliminaBuongiorno Maria, leggo commosso questo tuo scrivere e nel leggere il tuo sentire mi ascolto. Grazie per avere lasciato traccia di te tra le mie parole.
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