domenica 1 novembre 2020

NUNZIO BUONO: "IL SEGRETO DEL PENDOLO"


Nunzio Buono. Il segreto del pendolo. Silloge di poesie inedite, prossima alla pubblicazione.

 

Il segreto del pendolo

 

Si troveranno ancora insieme a cantare

i Poeti, nel giardino dei silenzi.

Dentro un volto che sorride i mai esistiti.

Periferie dei noti. La poesia

è nel segreto del pendolo che parla.

Divora il tempo.
Nel rimanere appesa alla parola;

si disgela. Muta il suo cadere.

Traccia il suo sentire al

negoziare del vero.

Ci saranno ancora dopo il tanto essere rimasti.

 

Poesia eponima che traccia una linea precisa tra il fatto di esistere e gli slanci in  alto verso l’azzurrità del cielo; la parola segue puntuale dando concretezza agli input vicissitudinali. Vita e poesia; poesia e vita. Due elementi che si integrano con compattezza  facendo da cassa di risonanza dell’animo. Ibi omnia sunt: c’è l’esistere ogni sua manifestazione emotiva, c’è il vero, la parola, il tempo che fugge e che non lascia la presa nel suo procedere oltre il presente. Il poeta dà sfogo al suo patema.  Ed è proprio l’autunno che concretizza il nerbo dei poeti, il loro esserci,  il loro rocambolesco indagare nei giardini dei silenzi. Forse Nunzio Buono allunga il tiro e va alla ricerca di un mondo in cui trovare quella pace che lo isoli dalle aporie del quotidiano. “Grevi/ pigiano i versi./ Cadono dai primi rami/ d’autunno” (D’autunno). La natura si fa compagna loquace nel dipingere i fremiti dell’autore. Ed è proprio l’autunno la stagione che più rappresenta la fragilità degli umani che ambiscono alla soglia del ritorno; a quel luogo che li vide crescere ed amare: “Voglio pensare/dove il pensiero si fa suono/per riabbracciare il luogo del ritorno.” (Il luogo del ritorno). Il luogo della memoria, delle antiche primavere tinte di nostalgici pensieri:  “…quando la vita/ era un tempo/ non tempo di ore, di fiori, rami e di noi/ sotto l'ombra di un sole/ a spigolare infinito” (L’eternità della luce). Sono i due estremi a tormentare l’essere, l’esistere: il sempre e il mai; è proprio di fronte al nulla o alla eternità che l’uomo si sente smarrito, e deve annullarsi ricercando nella natura alcove estranianti, se non vuole ammattire: “…Di te, amo quel silenzio che mi fai ascoltare./ Quando ancora qui: resto a guardare fuori./ Mentre il vento/ dipinge di gemme i rami;/ bacia i tuoi silenzi e mi risponde./ Sai/ Ho pensato/ che si sta bene nel tuo pensiero.” (Le cose che non ti ho saputo dire).  Amore e natura due elementi che nella loro simbiotica fusione danno sostanza allo scorrere del canto. Sono i rami, il vento, le gemme, i silenzi, il pensiero che si fanno corpo dell’animo poetico. Il linguaggio diviene altalenante: versi brevi si alternano ad altri più ampi; anche una sola parola può fungere da reticolato versificatorio, e la parola deve mutarsi in continuazione per adeguarsi ai dettami del cuore. Un andamento di grande empatia musicale, di generosa euritmica scorrevolezza dove l’endecasillabo, supportato da accessori di effetto contrattivo ed estensivo, esprime tutto il suo potenziale poetico.  “… È sfocato nell’attimo/ quell’infinito./ Resta,/ la carità del tempo/ nella mano di un sorriso che si chiude./ Un giorno,/ che si porta via/ questo mio restare con te” (Attimo nell’attimo). Un infinito che si brucia nella valenza di un attimo. Un giorno che si porta via questo mio restare con te. La vita, il tempo, la felicità, l’amore. Tutto sembra dissolversi nel niente e ciò che ci sembrava eterno si riduce ad un attimo che s’invola. Silloge plurale, polisemica che tocca tutti gli input dell’umano vivere e che dà vita, con grande risonanza scritturale, ad un sentire ampio e articolato. Fino a Fine corsa dove la natura fa di nuovo capolino per reificare la storia di un uomo, di un poeta, che  “Le voglie lavate dai baci/ la sera che attende./ Sistemo la poesia e ricamo la notte./ Partiranno da qui,/ da queste mani, le voci, per i tuoi occhi/ mentre ascolti il silenzio della neve che cade./ Il sole ferisce il suo candore./ Le tracce del viaggio che lasciavi per farti ritrovare./ Sai diffondere il volere dei pensieri./ Ora la tua stanza è nella mia/ piena di parole per un libro./ I platani e i castani fuori hanno deposto l’ombra./ L’estate è una coperta di vento” (Fine corsa).

 

Nazario Pardini

3 commenti:

  1. Gentilissimo Nazario,
    grazie, grazie, grazie!!!

    Il tuo pensiero è un cuore pulsante, riesce ad entrare nelle mie parole con maestria chirurgica e rendere viva, anche a quell'immagine che l'occhio non può vedere, Il tuo pensiero è partecipe vissuto del mio scrivere.

    Un grazie di vero cuore.

    Buona giornata.

    Nunzio

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  2. Il nostro Nazario rende l'omaggio che merita al Poeta Nunzio Buono, ma gli estratti delle sue liriche e la poesia postata sono di rara forza espressiva e stilisticamente ricche di immagini che trafiggono l'anima... Basta pensare "sotto l'ombra di un sole/ a spigolare infinito”- ; 'Sistemo la poesia e ricamo la notte';'I platani e i castani fuori hanno deposto l’ombra./ L’estate è una coperta di vento”. Saper comporre versi simili è puro talento. Mi congratulo con il Poeta e con il suo divino recensore e li stringo entrambi.

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    1. Buongiorno Maria, leggo commosso questo tuo scrivere e nel leggere il tuo sentire mi ascolto. Grazie per avere lasciato traccia di te tra le mie parole.

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