Loredana D’Alfonso su “Anime graffiate” di Maria Rizzi
“Anime graffiate”, edito dalla “Corpo Dodici” qualche anno fa, è
il romanzo giallo di esordio di Maria Rizzi.
E’ un libro emozionante e di grande attualità, tutto da riscoprire, anche per capire meglio il percorso letterario dell’Autrice.
Occorre vivere come se fosse importante.
Questa è la frase di inizio della vicenda: parole,
queste, che risuonano importanti, vere, quasi profetiche, diventando un fascio
di luce da seguire nei tempi difficili, sospesi, bui che stiamo attraversando.
Maria non ha paura di parlare della vita.
Stefano Segni, il protagonista, è un ispettore
di polizia di una città non precisata, separato dalla moglie, che si trova a
combattere su due fronti: da un lato c’è un losco traffico di ragazze ucraine costrette alla prostituzione
da violenza e farmaci ipnotici. Dall’altro, il poliziotto deve gestire la sua
vita privata solitaria e il difficile rapporto con Valentina, la figlia
adolescente.
Valentina
è un chiodo nel cuore. Non si sente all’altezza dei suoi quindici anni
tumultuosi. Sa fronteggiare le perversioni, gli omicidi, molte altre
nefandezze, non le esigenze di una adolescente. Eppure la ama disperatamente.
Le indagini per la tratta delle ragazze
dell’est si svolgono tra i vizi dell’alta borghesia, seguendo professionisti
affermati e insospettabili, scoprendo squallidi ambiti di corruzione. Stefano è
un uomo che non si risparmia, su nessun fronte, sembra portare sulle spalle il
mondo. Alla fine della vicenda si troverà davanti alla sfida più importante,
quella con se stesso.
A Maria non serve contestualizzare le vicende,
la città dove si svolgono i fatti è indefinita, i contorni dei luoghi sono volutamente
sfocati.
La storia si intesse da cuore a cuore, da un
pensiero ad un altro, da un dolore a un riscatto.
Si parte da un’immagine molto efficace nella
sua drammaticità: una ragazza d’età indefinibile, rannicchiata contro un cassonetto. Esile, piccola, ricorda
pateticamente un feto nel grembo materno.
Stefano Segni, con le mani in tasca, attende il medico legale con gli occhi stanchi di chi ha visto tanto.
Piuttosto che parlare del romanzo o del suo
finale (che ovviamente deve rimanere in ombra), è giusto, a mio avviso, dare
risalto a delle indimenticabili immagini degne di una sceneggiatura, che si
susseguono e che fanno emergere le anime, nessuna delle quali è indenne dai
graffi della vita.
Maria scende all’inferno con Stefano, diventano
tutt’uno.
Si cala nel mondo violento delle ragazzine
ucraine, dalle vite spezzate.
Vengono in mente le scene buie e violente di
un capolavoro del regista Giuseppe Tornatore, “La sconosciuta”.
Nelle tre
stanze maleodoranti regna il caos assoluto. In tale caos, ragazzine dagli occhi
assenti giacciono su materassi posti in fila sul pavimento.
Indimenticabili le quasi-bambine, sopravvissute
al loro destino, che, una volta liberate, vengono affidate alle cure di Laura,
la psicologa di un ospedale.
Aspettano il loro gelato, il Magnum, come un regalo inestimabile.
Le
ragazzine sono indaffarate con i loro regali, il loro chiasso di sottofondo, un
suono dolce, di risacca, di gioventù incontaminata, a dispetto dell’uomo bestia.
Bellissimo il dialogo di Stefano con la ex
moglie Giulia. Cercano di superare quel gelo inevitabile che è sceso con la fine
del matrimonio. Il loro tempo è scaduto, persiste quell’imbarazzo a parlare del
presente, quello stare attenti a non evocare ricordi per non scivolare nella
recriminazione. Parlano della loro Valentina, che cercano di capire e di
aiutare. Non devi giustificarti Giulia,
io non sono qui per sindacare sulla tua vita privata, non ne ho alcun diritto e
ti rispetto.
Stefano è preso dalla sua vita, dal suo rigore,
dall’onestà con cui vive il suo lavoro, come una vera missione.
E Valentina? Stefano vorrebbe proteggerla ma le
ribellioni di lei e la sua rivelazione ho
un ragazzo, lo amo, non posso stare senza di lui inchioda i genitori alla
realtà.
Nessun padre, nessuna madre può proteggere il
figlio dalla vita. Per Valentina ci sarà un dolore ben più grande della sua età
e la forte disillusione dal suo grande amore Dario, un narcotrafficante di
quasi trent’anni.
Sono graffi, questi, che fanno maturare la ragazzina di colpo.
Torna la ex moglie Giulia da Stefano in
ospedale, colto da un grave malore.
Sullo sfondo una donna bruna, intelligente, un dono del destino: la
psicologa Laura, che già lo ama da tempo.
Alla ex
non è sfuggito il tremito delle mani, ha letto lo strazio negli occhi vellutati
di lei.
Giulia avverte che il nuovo amore per Stefano è
già presente e che lo aspetterà.
Un attimo di gelosia, ma è giusto così. Giulia gli stringe la mano. Forse nel
gomitolo di ore srotolate dal destino non è successo nulla, forse tutto si è
compiuto.
Durante l’Operazione – Ucraine, che porterà
all’arresto di tanti cittadini al disopra di ogni sospetto, anche i colleghi di
Stefano e il personale dell’ospedale si stringeranno a lui, capendo una volta di più quanto poco resta al mondo al di là del
calore, della solidarietà umana.
La violenza dell’impatto di questa indagine
farà sgusciare le persone da tutti i loro ruoli.
E’ un aspetto molto importante, perché
l’Autrice, con grande maestrìa, riesce a
tirare fuori le anime dai ruoli, dai camici, dalle divise.
Maria Rizzi non regala lacrime da operetta, non
indulge in lamenti, non si ripiega su se stessa nemmeno nella forma della
scrittura.
Con il suo indicativo presente, fissa come un
fermo immagine le sue espressioni e le sue descrizioni.
Il finale brilla come il mare - così amato
dall’Autrice - che occhieggia per tutta
la storia, che è comunque un romanzo giallo, e, come tutti i gialli che si
rispettano, deve avere un finale che
risolve, liberatorio.
“Anime graffiate” parla dell’umana fragilità.
Di tutti.
Di Stefano Segni per primo.
Non è mai facile parlare di traumi, di
dolori e di disillusioni, soprattutto in
chiave così realistica.
I “cattivi” restano sullo sfondo nella loro
disumanità, ma i personaggi di Stefano,
Giulia, Valentina, Laura sono guardati con gli occhi della pietas.
La conseguenza dell’umana compassione è
l’impossibilità di formulare né una morale né un giudizio.
La pietas
è una luce intensa che illumina uno spaccato di mondo dove tutto è possibile,
dal dolore che spezza in due al riscatto più eroico.
Questa è la vita e sì, occorre viverla come se
fosse importante.
Stamattina ho trovato questo dono di Loredana, mia compagna di vita da tantissimi anni e il cuore è balzato nel petto. Ha deciso di trascorrere una domenica Covid con il romanzo d'esordio della sottoscritta del 2012. La sua recensione, oltre a commuovermi, mi ha riportato indietro nel tempo, al primo amore, ai fogli di carta che si accatastavano sul pavimento, a un romanzo che precorreva i tempi, e che mi istradava sull'impegno sociale. Ringraziare la mia amica d'anima è davvero riduttivo, un atto banale, scontato, sento il bisogno di tenerla stretta come non posso fare fisicamente da troppo tempo e di ripeterle che abita il mio cuore per sempre!
RispondiEliminaGrazie a te Maria carissima...questo libro, lo sai, per me è il tuo capolavoro e lo amo tantissimo! Ed è di grande attualità...ti abbraccio forte forte sperando di poterlo fare presto di persona, amica d'anima!
RispondiEliminaLoredana D'Alfonso
Faccio pubblicamente i miei complimenti a Loredana D'Alfonso per la pregevole recensione scritta ad "Anime graffiate" di Maria Rizzi...pregevole e anomala perché non si tratta di un pezzo critico vero e proprio bensì di una anamnesi che definirei platonica, in questo senso: si basa, la stessa, sulla vera conoscenza ossia su quella compiuta dall'anima prima ancora del suo ingresso nel corpo, una conoscenza iperuranica pertanto.
RispondiEliminaNon so se la cara amica converrà su questo ma alcune sue affermazioni me lo fanno intuire ("E’ un aspetto molto importante, perché l’Autrice, con grande maestrìa, riesce a tirare fuori le anime dai ruoli, dai camici, dalle divise", e ancora: "'Anime graffiate' parla dell’umana fragilità. Di tutti.".
Grazie per questo spaccato della società contemporanea partendo dalla rappresentazione dell'animo umano.
Sandro Angelucci
Sandro caro, convengo in toto con le tue considerazioni sull'anamnesi del mio testo compiuta da Lory e ringrazio anche te, in quanto profondo conoscitore di "Anime Graffiate" e grande Poeta capace di leggere nelle opere, ma soprattutto nelle persone. Vi stringo forte insieme al nostro Condottiero.
EliminaSono onorata e ringrazio moltissimo il caro amico Sandro per il suo commento che è una nota critica che con la sua consueta profondità mette in luce aspetti di grande importanza dell' opera che Maria ha creato e che io ho "sentito".
RispondiEliminaGrazie infinite, un grande abbraccio
Loredana D'Alfonso