lunedì 16 novembre 2020

LOREDANA D'ALFONSO LEGGE: "ANIME GRAFFIATE" DI MARIA RIZZI

  Loredana D’Alfonso su “Anime graffiate” di Maria Rizzi

 

“Anime graffiate”,  edito dalla “Corpo Dodici” qualche anno fa, è il romanzo giallo di esordio di Maria Rizzi.

E’ un libro emozionante e di grande attualità, tutto da riscoprire, anche per capire meglio il percorso letterario dell’Autrice.

Occorre vivere come se fosse importante.

Questa è la frase di inizio della vicenda: parole, queste, che risuonano importanti, vere, quasi profetiche, diventando un fascio di luce da seguire nei tempi difficili, sospesi, bui che stiamo attraversando.

Maria non ha paura di parlare della vita.

Stefano Segni, il protagonista, è un ispettore di polizia di una città non precisata, separato dalla moglie, che si trova a combattere su due fronti: da un lato c’è un losco traffico  di ragazze ucraine costrette alla prostituzione da violenza e farmaci ipnotici. Dall’altro, il poliziotto deve gestire la sua vita privata solitaria e il difficile rapporto con Valentina, la figlia adolescente.

Valentina è un chiodo nel cuore. Non si sente all’altezza dei suoi quindici anni tumultuosi. Sa fronteggiare le perversioni, gli omicidi, molte altre nefandezze, non le esigenze di una adolescente. Eppure la ama disperatamente.

Le indagini per la tratta delle ragazze dell’est si svolgono tra i vizi dell’alta borghesia, seguendo professionisti affermati e insospettabili, scoprendo squallidi ambiti di corruzione. Stefano è un uomo che non si risparmia, su nessun fronte, sembra portare sulle spalle il mondo. Alla fine della vicenda si troverà davanti alla sfida più importante, quella con se stesso.

A Maria non serve contestualizzare le vicende, la città dove si svolgono i fatti è indefinita, i contorni dei luoghi sono volutamente sfocati. 

La storia si intesse da cuore a cuore, da un pensiero ad un altro, da un dolore a un riscatto.

Si parte da un’immagine molto efficace nella sua drammaticità: una ragazza d’età indefinibile, rannicchiata contro un cassonetto. Esile, piccola, ricorda pateticamente un feto nel grembo materno.

Stefano Segni, con le mani in tasca, attende il medico legale con gli occhi stanchi di chi ha visto tanto. 

Piuttosto che parlare del romanzo o del suo finale (che ovviamente deve rimanere in ombra), è giusto, a mio avviso, dare risalto a delle indimenticabili immagini degne di una sceneggiatura, che si susseguono e che fanno emergere le anime, nessuna delle quali è indenne dai graffi della vita.

Maria scende all’inferno con Stefano, diventano tutt’uno.

Si cala nel mondo violento delle ragazzine ucraine, dalle vite spezzate.

Vengono in mente le scene buie e violente di un  capolavoro  del regista Giuseppe Tornatore, “La sconosciuta”.

Nelle tre stanze maleodoranti regna il caos assoluto. In tale caos, ragazzine dagli occhi assenti giacciono su materassi posti in fila sul pavimento.

Indimenticabili le quasi-bambine, sopravvissute al loro destino, che, una volta  liberate, vengono affidate alle cure di Laura, la psicologa di un ospedale.

Aspettano il loro gelato, il Magnum,  come un regalo inestimabile.

Le ragazzine sono indaffarate con i loro regali, il loro chiasso di sottofondo, un suono dolce, di risacca, di gioventù incontaminata, a dispetto dell’uomo bestia.

Bellissimo il dialogo di Stefano con la ex moglie Giulia. Cercano di superare quel gelo inevitabile che è sceso con la fine del matrimonio. Il loro tempo è scaduto, persiste quell’imbarazzo a parlare del presente, quello stare attenti a non evocare ricordi per non scivolare nella recriminazione. Parlano della loro Valentina, che cercano di capire e di aiutare. Non devi giustificarti Giulia, io non sono qui per sindacare sulla tua vita privata, non ne ho alcun diritto e ti rispetto.

Stefano è preso dalla sua vita, dal suo rigore, dall’onestà con cui vive il suo lavoro, come una vera missione.

E Valentina? Stefano vorrebbe proteggerla ma le ribellioni di lei e la sua rivelazione ho un ragazzo, lo amo, non posso stare senza di lui inchioda i genitori alla realtà.

Nessun padre, nessuna madre può proteggere il figlio dalla vita. Per Valentina ci sarà un dolore ben più grande della sua età e la forte disillusione dal suo grande amore Dario, un narcotrafficante di quasi trent’anni.

Sono graffi, questi, che fanno maturare la  ragazzina di colpo.

 

Torna la ex moglie Giulia da Stefano in ospedale, colto da un grave malore.  Sullo sfondo una donna bruna, intelligente, un dono del destino: la psicologa Laura, che già lo ama da tempo.

Alla ex non è sfuggito il tremito delle mani, ha letto lo strazio negli occhi vellutati di lei.

Giulia avverte che il nuovo amore per Stefano è già presente e che lo aspetterà.

Un attimo di gelosia, ma è giusto così. Giulia gli stringe la mano. Forse nel gomitolo di ore srotolate dal destino non è successo nulla, forse tutto si è compiuto.

Durante l’Operazione – Ucraine, che porterà all’arresto di tanti cittadini al disopra di ogni sospetto, anche i colleghi di Stefano e il personale dell’ospedale si stringeranno a lui, capendo una volta di più quanto poco resta al mondo al di là del calore, della solidarietà umana.

La violenza dell’impatto di questa indagine farà sgusciare le persone da tutti i  loro ruoli.

E’ un aspetto molto importante, perché l’Autrice, con grande maestrìa,  riesce a tirare fuori le anime dai ruoli, dai camici, dalle divise.

Maria Rizzi non regala lacrime da operetta, non indulge in lamenti, non si ripiega su se stessa nemmeno nella forma della scrittura.

Con il suo indicativo presente, fissa come un fermo immagine le sue espressioni e le sue descrizioni.

Il finale brilla come il mare - così amato dall’Autrice -  che occhieggia per tutta la storia, che è comunque un romanzo giallo, e, come tutti i gialli che si rispettano, deve avere un  finale che risolve, liberatorio.

“Anime graffiate” parla dell’umana fragilità. Di tutti.

Di Stefano Segni per primo.

Non è mai facile parlare di traumi, di dolori  e di disillusioni, soprattutto in chiave così realistica.

I “cattivi” restano sullo sfondo nella loro disumanità, ma  i personaggi di Stefano, Giulia, Valentina, Laura sono guardati con gli occhi della pietas.

La conseguenza dell’umana compassione è l’impossibilità di formulare né una morale né un giudizio.

La pietas è una luce intensa che illumina uno spaccato di mondo dove tutto è possibile, dal dolore che spezza in due al riscatto più eroico.

Questa è la vita e sì, occorre viverla come se fosse importante.

 

 

5 commenti:

  1. Stamattina ho trovato questo dono di Loredana, mia compagna di vita da tantissimi anni e il cuore è balzato nel petto. Ha deciso di trascorrere una domenica Covid con il romanzo d'esordio della sottoscritta del 2012. La sua recensione, oltre a commuovermi, mi ha riportato indietro nel tempo, al primo amore, ai fogli di carta che si accatastavano sul pavimento, a un romanzo che precorreva i tempi, e che mi istradava sull'impegno sociale. Ringraziare la mia amica d'anima è davvero riduttivo, un atto banale, scontato, sento il bisogno di tenerla stretta come non posso fare fisicamente da troppo tempo e di ripeterle che abita il mio cuore per sempre!

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  2. Grazie a te Maria carissima...questo libro, lo sai, per me è il tuo capolavoro e lo amo tantissimo! Ed è di grande attualità...ti abbraccio forte forte sperando di poterlo fare presto di persona, amica d'anima!

    Loredana D'Alfonso

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  3. Faccio pubblicamente i miei complimenti a Loredana D'Alfonso per la pregevole recensione scritta ad "Anime graffiate" di Maria Rizzi...pregevole e anomala perché non si tratta di un pezzo critico vero e proprio bensì di una anamnesi che definirei platonica, in questo senso: si basa, la stessa, sulla vera conoscenza ossia su quella compiuta dall'anima prima ancora del suo ingresso nel corpo, una conoscenza iperuranica pertanto.
    Non so se la cara amica converrà su questo ma alcune sue affermazioni me lo fanno intuire ("E’ un aspetto molto importante, perché l’Autrice, con grande maestrìa, riesce a tirare fuori le anime dai ruoli, dai camici, dalle divise", e ancora: "'Anime graffiate' parla dell’umana fragilità. Di tutti.".
    Grazie per questo spaccato della società contemporanea partendo dalla rappresentazione dell'animo umano.

    Sandro Angelucci

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    1. Sandro caro, convengo in toto con le tue considerazioni sull'anamnesi del mio testo compiuta da Lory e ringrazio anche te, in quanto profondo conoscitore di "Anime Graffiate" e grande Poeta capace di leggere nelle opere, ma soprattutto nelle persone. Vi stringo forte insieme al nostro Condottiero.

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  4. Sono onorata e ringrazio moltissimo il caro amico Sandro per il suo commento che è una nota critica che con la sua consueta profondità mette in luce aspetti di grande importanza dell' opera che Maria ha creato e che io ho "sentito".

    Grazie infinite, un grande abbraccio

    Loredana D'Alfonso

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