Maria Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade
L’aeronauta lombardo “erede” del sarto di Ulm.
È
uscita una nuova rivista letteraria
cartacea ad opera dell’editrice Macabor dal titolo “Il sarto di Ulm”. Il
titolo, spiegato da B. Vincenzi,
l’editore, si rifà a una storia, ricordata anche da B. Brecht, quella
dell’artigiano, Albrecht Ludwig Berblinger (1770- 1829), tutto preso dall’idea
di apprestare un apparecchio che permettesse all’uomo di volare, e un giorno,
convinto di esserci riuscito, si presentò al vescovo e gli disse, sicuro, di
essere in grado di farlo. Il vescovo lo
condusse alla finestra dell’alto palazzo e lo sfidò a dimostrarlo. Il sarto si
lanciò e ovviamente si spiaccicò sul selciato, secondo il racconto di B.
Brecth.
"Vescovo,
so volare",
il
sarto disse al vescovo.
"Guarda
come si fa!"
E
salì, con arnesi
che
parevano ali,
sopra
la grande, grande cattedrale.
Il
vescovo andò innanzi.
"Non sono che bugie,
non è un uccello, l'uomo:
mai l'uomo volerà",
disse del sarto il vescovo.
"Il
sarto è morto", disse
al
vescovo la gente.
"Era
proprio pazzia.
Le ali
si son rotte
e lui
sta là, schiantato
sui
duri, duri selci del sagrato".
"Che
le campani suonino.
Erano solo bugie.
Non è un uccello, l'uomo:
mai l'uomo volerà",
disse alla gente il vescovo.
Forse non è andata così, probabilmente Berblinger cadde invece - sbeffeggiato, ma incolume - nel Danubio in presenza e su provocazione di un vescovo e non su iniziativa personale ed alla presenza di un principe, ma poco importa, la storia viene utilizzata come metafora della fede umana nelle proprie possibilità e nella propria creatività. Non significa infatti che l’impresa fosse impossibile e che quella follia o sogno che dir si voglia non portasse con sé tutta la carica di poesia, sogno ed utopia di cui abbiamo quotidianamente bisogno. Un sogno di condivisione poetica, un programma. In me il ricordo della vicenda, più volte utilizzato in occasioni diverse, ha suscitato associazioni di cui vorrei farvi partecipi, quello del fascino del volo, dell’avventura, della creatività, della poesia…in salsa lombarda.
Vi racconterò quindi di un altro
sognatore, non digiuno di poesia, che imitando l’impresa dei Mongolfier,
preparò il suo storico volo, Paolo Andreani, (1763- 1823), milanese.
“L’aeronauta lombardo”: così fu
chiamato nei tempi lontani e gloriosi della sua giovinezza e della sua
implacabile ansia di sperimentare, andare, provare, interrogare, cercare,
capire, sognare… Vide posti
inimmaginabili, conobbe genti diverse, per colore lingua e civiltà ed abitudini,
ammirò stupito usi, consuetudini di
popoli, scelte politiche davvero alternative rispetto a quelle dell’ ambiente
lombardo settecentesco. Terminò la sua vita in una vecchia casa di Nizza senza
più vedere neppure il grande amato e
fascinoso mare, accontentandosi di
osservare il cielo cangiante, le nuvole ora bianche ora grigie che si inseguono
lente o giocose, inquiete, dimentiche di tutti gli affanni umani…, il
pensiero perduto dietro il volo di
gabbiani che se ne vanno liberi e felici per il cielo.
Fu giovane
ventenne, a Milano, folgorato dall’impresa dei Montgolfier, dagli
interessi per il volo umano e per gli
studi di aerostatica che si erano diffusi anche nel Milanese, deciso a
replicare l’impresa gloriosa nel
giardino dietro la sua villa a Brugherio. E fu di parola. Grande fu l’emozione
provata nel volo con l’aerostato fatto costruire a sue spese, nell'osservare la
sottostante terra, l'impressione di
dominare da quell'altezza uno sterminato continente, vedere tanti oggetti
presentarci un aspetto insolito, estatico e rapito. Vide smentite le dicerie,
gli schiamazzi di coloro che dicevano il suo sogno, una temerarietà, che non
sapevano capire. Qualcuno compose anche in suo onore un poemetto che cominciava
così:
"Canto
I'Insubre Eroe, che primo spinse
per
l'Italico ciel volante antenna.
E tal
die' prova di valor, che vinse
i
generosi Volator di Senna…"
Si
sentiva importante come se un novello Vincenzo Monti avesse scritto per lui
l’Ode al signor di Montgolfier. Perfino il grande Parini dedicò due sonetti
all’impresa:
Ecco
del mondo e meraviglia e gioco,
Farmi
grande in un punto e lieve io sento;
E col
fumo nel grembo e al piede il foco
Salgo
per l'aria e mi confido al vento.
E
mentre aprir novo cammino io tento
All'uom
cui l'onda e cui la terra è poco,
Fra i
ciechi moti e l'ancor dubbio evento
Alto
gridando la Natura invoco:
O
Madre de le cose! Arbitrio prenda
L'uomo
per me di questo aereo regno,
Se ciò
fia mai che più beato il renda.
Ma se
nocer poi dee, l'audace ingegno
Perda
l'opra e i consigli; e fa ch'io splenda
D'una
stolta impotenza eterno segno.( "Per la macchina aerostatica”)
Poi,
irrequieto come non mai, e come fu sempre nella vita, l’ attirò il desiderio di
uscire dai suoi territori, di affrontare
altre avventure e soprattutto quello della letteratura:
“Io, il marchese Paolo Andreani, ricco
nobiluomo milanese con madre altrettanto
nobile, Cecilia Sormani, discendente dall'illustre casata milanese, a soli 15 anni fui Pastore del movimento
letterario dell’Arcadia…., a 19 anni osai scrivere al papa per ottenere il
permesso di consultare testi proibiti di politica, legge, filosofia, matematica
e storia… tempi eroici dell’adolescenza! Come è lontano il mio brillante
passato letterario! Mi sembrano così inutili i miei diari di viaggio, che pur
ho redatto via via negli anni con precisione e sollecitudine …” La poesia del
viaggio: viaggi verso il Nord…la prima
favolosa attraversata dell’Atlantico…
Erano
gli anni 1790-1792 quando fu
protagonista di un lungo viaggio nell' America del Nord. … Gli Stati Uniti
erano allora per noi lontani come la
luna. Un Paese strano, senza re, regine
e principesse. Un laboratorio politico avventuroso. Il popolo sovrano,
la Costituzione, tutti uguali o quasi (beh, tranne gli schiavi e gli indiani!),
un presidente da eleggere, votare. La dicevano democrazia. Duemila anni dopo
Atene. Vide una nascente America post-rivoluzionaria limitata ancora per poco
alla fascia atlantica, scarsamente popolata e ricoperta da fitte foreste, ma
già in rapida e irreversibile trasformazione, con gli indiani irochesi, una
volta temutissimi, oramai rinchiusi nelle riserve... Compì una serie di
scoperte geografiche in un posto che non ha né leggi, né giudici e dove
incontrò, e ne descrisse, le abitudini,
numerose tribù di nativi, mai sazio di novità. Il ritorno in Italia non fu né
facile né felice. Si ritirò infine a Nizza.
Vide posti di bellezza inenarrabile, inseguendo l’itinerario del grande Bénédict Saussure, confortato dalle sue annotazioni e relazioni, talvolta anche impertinentemente divertito, come quando il serissimo geologo dice di aver trovato alcuni parpiglioni che svolazzavano con incerto e dubbio volo sul monte Bianco.., sapendo lui con certezza che sopra i millequattrocento metri non solo nei monti alpini, ma anche a latitudini più meridionali non se ne trovano…Piccole annotazioni, ambiziose e divertite, talvolta poetiche, a margine del grande esploratore.
Maria
Grazia Ferraris
Bibliografia
di riferimento
ANDREANI
P.- Memorie e lettere fisico-scientifiche, Londra-Ginevra 1788-1806.
ANDREANI
P. - Giornale di Viaggio. Un gentiluomo milanese sulle Alpi, a cura di E.
Fortunato, Torino, CDA e Vivalda, 2003
ANDREANI
P. - Viaggio in Nord America- a cura di E. Fortunato- ed. Scheiwiller- 1994,
Giornale 1790 - diario di un viaggio da New York ai villaggi irochesi.
PORRO
D.( a cura) Paolo Andreani, Diario di viaggio di un gentiluomo milanese,
Parigi- Londra, 1784- ed. Il Viale, MI 1975.
DICORATO
GIUSEPPE, Paolo Andreani. Aeronauta, esploratore, scienziato nella Milano dei
Lumi (1763 - 1823), Edizioni Ares.
Carissima Maria Grazia, mentre attraversiamo la ferocia di un tempo sospeso, che sembra voler ammonire sul diritto di sognare, in quanto gli ideali richiedono grandi responsabilità, tu da studiosa e Saggista eccellente, spalanchi una finestra di luce, di avventure, di sfide all'impossibile. Ho letto le vicende dell’artigiano,Albrecht Ludwig Berblinger e dell'aeronauta lombardo'Paolo Andreani e i sogni sono venuti a cercarmi. Il primo ricorda la vicenda di Icaro, e dimostra quanto il volo sia da sempre il traguardo di noi uomini. La storia potrebbe essersi svolta in qualunque modo, amica mia, ma come lasci intendere con arguzia, una leggenda, se ripetuta più e più volte si trasforma in realtà. Il secondo è un personaggio che ha realizzato il sogno 'di sperimentare, andare, provare, interrogare, cercare, capire', viaggiando - quale splendida allegoria della vita il viaggio: Odisseo docet -, non solo via terra, ma anche solcando i cieli, tramite l'aerostato. Un personaggio quasi magico, che ispirò grandissimi della Letteratura come Monti e Parini, ma credo incarni i desideri di tanti... Si comincia a morire, nel senso letterale del termine, quando si esauriscono i confini degli ideali, che ovviamente non rappresentano necessariamente spazi infiniti e cieli, ma possono essere contenuti anche in una stanza, in un grande talento. Tu, amica mia, con questa pagina liberatoria, dimostri quanto sai rispondere al coraggio richiesto dai sogni... Stasera mi sento ricca, sedotta e incredibilmente vicina a te, eppure sono nella mia casa. Ti ringrazio e ti tengo stretta insieme all'Uomo che sa volare da sempre, il nostro aeronauta Nazario!
RispondiEliminaGRAZIE carissima e attentissima Maria. Sì, il sogno di volare, alto,di vivere,di non morire. Per me queste due storie hanno tutta la forza e il coraggio della Poesia.
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