Alessandro Grecchi
ASPETTANDO IERI
Recensione di Enzo Concardi
L’ultimo
libro del poeta Alessandro
Grecchi – prefazione di Nazario Pardini – accoglie testi lirici
inediti, fra cui nove ‘acrostici’, con quattro poesie (A piedi nudi, Il fiore nel cassetto, Il treno per due, Week-end ad
Istanbul) tradotte in francese a cura di Maria Cristina Pedrazzini (Nus pieds, La fleur dans le tiroir, Un
train pour deux, Week-end à Istanbul); altre composizioni in versi già
pubblicate nei Mosaici onirici (2019); un’appendice composta da un
mini-racconto dal titolo “Il baro”; una Lettera di Pinuccia
Ferazza Politi, sua madrina letteraria; una dedica di Arianna Fazio
sotto forma di acrostico intitolato Il filo di Arianna. Edito dalla Casa
Editrice Miano di Milano, Aspettando ieri si colloca su una
linea di continuità con le precedenti fatiche letterarie, ovvero Grecchi non
demorde con la poesia del paradosso, estremamente irrazionale,
analogica, ricca di ossimori, onirica e surreale, dal linguaggio disadorno,
talvolta gergale, basato su stacchi improvvisi quali singhiozzi lessicali per
rappresentare la scomposizione della realtà in tanti frantumi impazziti, come
in taluni quadri del Picasso surrealista, il cui simbolo maggiore è Guernica.
Per capire questo stile naif del poeta basta leggere Il giardino rivoluzionario,
lirica emblematica dello sconvolgimento dei piani della realtà: “Il mirto /
ha preso il posto / delle margherite, / che sono finite / per fiorire nei
fucili. / Il tabacco, / ormai rigoglioso, / è sulla bocca di tutti. / Come una
splendida / lancia da guerra / sulla punta della quale, / al posto del sangue,
/ cominciano / a germogliare / i fiori di zucca”.
Al di
là dell’aspetto estetico - che, a mio parere – potrebbe essere ricondotto anche
in poesia al famoso motto “Non è l’abito che fa il monaco” - scopriamo
nella poetica di Aspettando ieri alcuni filoni tematici sui quali
scorrono i versi della raccolta. C’è un forte desiderio di rinnovamento, un
anelito al cambiamento, un’ansia di non restare impantanati nelle ragnatele
statiche della vita, in situazioni cristallizzate che - come pensava anche
Pirandello – ci imprigionano in ruoli non corrispondenti alle nostre verità
interiori. Nella silloge di Grecchi ciò lo riscontro soprattutto in Postulante
(“Mi devo inventare un copione nuovo, / mi devo ristabilire. / Le
intuizioni / si rinnovano”); nell’acrostico Il piccolo quadro (“Aspetto
mutamenti. / Basta! / Inventati / nuovi orizzonti”); nella metafora de Il fiore del
tè (“Andiamo, ragazzi miei. / Inventate nuovi filtri / …
/ lo zucchero, / cambia il sapore”); nell’altra simbologia de Il viaggio
in una casa (“Non trasferire il tuo cuore / in una yurta.
/ Il segreto / è di costruire la yurta / nel tuo cuore”) … L’autore da anche l’impressione
di possedere le chiavi delle metamorfosi, ma si ferma agli enunciati.
Nello scorrere i testi emerge inoltre la
preoccupazione e la tensione verso il mantenimento della capacità di
orientamento esistenziale e spirituale, verso la possibilità di essere sempre
nelle condizioni di trovare la via che conduce ad una meta, superando con
tenacia ogni difficoltà. Nel ringraziamento alla dedica di Arianna Fazio, lo
stesso autore scrive: “... Ho voluto inserirla qui perché sia proprio un filo
che non mi farà mai perdere la strada giusta nel Labirinto della Poesia”. Ma,
anche al di là di tale dichiarazione artistica, incontriamo nel libro sicuri
riferimenti volontaristici sulla tematica in questione: “... / Cominciano i
primi ostacoli, / ma continuo il cammino. / ...” (La via di Damasco, titolo
biblico emblematico); “…Improvvisamente / le quaranta candele / invece di
esaurirsi / riprendevano l’altezza, / la consistenza, la forza / quasi
parlavano. / E la loro luce / mi faceva scrivere / per tutta la notte” (La busta di
seta e il quaderno a quadretti): classica immagine,
metafora della speranza e della strenua difesa dei valori; così il riferimento
a tecniche di meditazione orientale o l’onirico incontro con la figlia di
Giove, sono altri stimoli, slanci vitali, trampolini psicologico-culturali per
arrivare alla meta da vincitore.
Ed ancora è proprio il filone onirico che
naviga in modo trasversale in numerose liriche, conferendo alla poetica di
Grecchi caratteri immaginifici, fantasiosi, creativi, paradossali, che possono
sconcertare, ma che appartengono al regno della poesia, in cui ogni regola
prestabilita salta per lasciar posto appunto al mondo e all’io del poeta e così
condurre il lettore fuori dai canoni consueti per immergersi in un bagno di
freschezza vitale. Spesso la pioggia è protagonista, ma non piovono
gocce d’acqua: “... / Non piove, all’alba. / Non piove, anche se non è l’alba.
/ All’alba piovono solo bacche di mirto profumate. / E io le raccolgo, / e le
nascondo sotto il cuscino” (La luna della notte). Come il fanciullo
che gelosamente conserva i sui segreti. “... / Domani non piove più, / poiché
han già piovuto stamattina, / miele e pepe verde, / senza che ce ne
accorgessimo” (Grammatica temporale). Come creature distratte
da quel che succede oltre la nostra realtà. E infatti, altrove “piovono fiori”
o rivive la fiaba della fanciulla svegliata con un bacio, in un clima di
generale euforia (Il sorriso come il cielo). Un invito a
fare altrettanto.
Infine, l’approdo dell’autore è nelle profonde
dimensioni di una religiosità non ostentata, ma testimoniata: Quattrocento,
o forse più; La luce sotto il velo; Il giardiniere girovago. Queste
sono le liriche da cui attingo l’esegesi per la spiritualità del poeta. La
prima è dedicata – come egli scrive in calce – ai “quattrocento anni di presenza
a Lodi dei miei amati Padri Barnabiti”: emerge un ringraziamento alla loro
opera missionaria per le vie del mondo, alla diffusione dei semi della fede che
hanno fruttificato nel campo della carità, dell’educazione, della dottrina. Di
riflesso si riconosce e si identifica nei valori del messaggio cristiano. L’ecumenismo
è un altro aspetto del suo credere, come espresso nella seconda lirica,
dedicata invece Gregorio III Laham – Patriarca cattolico greco melkita di
Antiochia - in visita a Lodi: è simile a una luce venuta dall’Oriente, più
brillante del sole, e più ardente del fuoco. La fede delle menti aperte porta
al dialogo tra le varie componenti ecclesiali. Nella terza composizione s’intuisce
il tema del mettersi a nudo di fronte al Signore, poiché è con la povertà di
spirito secondo il Vangelo che nel suo prato sbocceranno “cinquanta bellissimi
fiori”: tutto il resto rappresenta sovrastrutture inutili e ingombranti.
Enzo Concardi
Alessandro Grecchi, Aspettando ieri,
pref. Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2020, pp.70, isbn
978-88-31497-29-9.
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