giovedì 19 novembre 2020

ENZO CONCARDI LEGGE: "ASPETTANDO IERI" DI ALESSANDRO GRECCHI


Alessandro Grecchi

ASPETTANDO IERI 

Recensione di Enzo Concardi 

L’ultimo libro del poeta Alessandro Grecchi – prefazione di Nazario Pardini – accoglie testi lirici inediti, fra cui nove ‘acrostici’, con quattro poesie (A piedi nudi, Il fiore nel cassetto, Il treno per due, Week-end ad Istanbul) tradotte in francese a cura di Maria Cristina Pedrazzini (Nus pieds, La fleur dans le tiroir, Un train pour deux, Week-end à Istanbul); altre composizioni in versi già pubblicate nei Mosaici onirici (2019); un’appendice composta da un mini-racconto dal titolo “Il baro”; una Lettera di Pinuccia Ferazza Politi, sua madrina letteraria; una dedica di Arianna Fazio sotto forma di acrostico intitolato Il filo di Arianna. Edito dalla Casa Editrice Miano di Milano, Aspettando ieri si colloca su una linea di continuità con le precedenti fatiche letterarie, ovvero Grecchi non demorde con la poesia del paradosso, estremamente irrazionale, analogica, ricca di ossimori, onirica e surreale, dal linguaggio disadorno, talvolta gergale, basato su stacchi improvvisi quali singhiozzi lessicali per rappresentare la scomposizione della realtà in tanti frantumi impazziti, come in taluni quadri del Picasso surrealista, il cui simbolo maggiore è Guernica. Per capire questo stile naif del poeta basta leggere Il giardino rivoluzionario, lirica emblematica dello sconvolgimento dei piani della realtà: “Il mirto / ha preso il posto / delle margherite, / che sono finite / per fiorire nei fucili. / Il tabacco, / ormai rigoglioso, / è sulla bocca di tutti. / Come una splendida / lancia da guerra / sulla punta della quale, / al posto del sangue, / cominciano / a germogliare / i fiori di zucca”.

Al di là dell’aspetto estetico - che, a mio parere – potrebbe essere ricondotto anche in poesia al famoso motto “Non è l’abito che fa il monaco” - scopriamo nella poetica di Aspettando ieri alcuni filoni tematici sui quali scorrono i versi della raccolta. C’è un forte desiderio di rinnovamento, un anelito al cambiamento, un’ansia di non restare impantanati nelle ragnatele statiche della vita, in situazioni cristallizzate che - come pensava anche Pirandello – ci imprigionano in ruoli non corrispondenti alle nostre verità interiori. Nella silloge di Grecchi ciò lo riscontro soprattutto in Postulante (“Mi devo inventare un copione nuovo, / mi devo ristabilire. / Le intuizioni / si rinnovano”); nell’acrostico Il piccolo quadro (“Aspetto mutamenti. / Basta! / Inventati / nuovi orizzonti”); nella metafora de Il fiore del tè (“Andiamo, ragazzi miei. / Inventate nuovi filtri / … / lo zucchero, / cambia il sapore”); nell’altra simbologia de Il viaggio in una casa (“Non trasferire il tuo cuore / in una yurta. / Il segreto / è di costruire la yurta / nel tuo cuore”) … L’autore da anche l’impressione di possedere le chiavi delle metamorfosi, ma si ferma agli enunciati.

 Nello scorrere i testi emerge inoltre la preoccupazione e la tensione verso il mantenimento della capacità di orientamento esistenziale e spirituale, verso la possibilità di essere sempre nelle condizioni di trovare la via che conduce ad una meta, superando con tenacia ogni difficoltà. Nel ringraziamento alla dedica di Arianna Fazio, lo stesso autore scrive: “... Ho voluto inserirla qui perché sia proprio un filo che non mi farà mai perdere la strada giusta nel Labirinto della Poesia”. Ma, anche al di là di tale dichiarazione artistica, incontriamo nel libro sicuri riferimenti volontaristici sulla tematica in questione: “... / Cominciano i primi ostacoli, / ma continuo il cammino. / ...” (La via di Damasco, titolo biblico emblematico); “…Improvvisamente / le quaranta candele / invece di esaurirsi / riprendevano l’altezza, / la consistenza, la forza / quasi parlavano. / E la loro luce / mi faceva scrivere / per tutta la notte” (La busta di seta e il quaderno a quadretti): classica immagine, metafora della speranza e della strenua difesa dei valori; così il riferimento a tecniche di meditazione orientale o l’onirico incontro con la figlia di Giove, sono altri stimoli, slanci vitali, trampolini psicologico-culturali per arrivare alla meta da vincitore.

 Ed ancora è proprio il filone onirico che naviga in modo trasversale in numerose liriche, conferendo alla poetica di Grecchi caratteri immaginifici, fantasiosi, creativi, paradossali, che possono sconcertare, ma che appartengono al regno della poesia, in cui ogni regola prestabilita salta per lasciar posto appunto al mondo e all’io del poeta e così condurre il lettore fuori dai canoni consueti per immergersi in un bagno di freschezza vitale. Spesso la pioggia è protagonista, ma non piovono gocce d’acqua: “... / Non piove, all’alba. / Non piove, anche se non è l’alba. / All’alba piovono solo bacche di mirto profumate. / E io le raccolgo, / e le nascondo sotto il cuscino” (La luna della notte). Come il fanciullo che gelosamente conserva i sui segreti. “... / Domani non piove più, / poiché han già piovuto stamattina, / miele e pepe verde, / senza che ce ne accorgessimo” (Grammatica temporale). Come creature distratte da quel che succede oltre la nostra realtà. E infatti, altrove “piovono fiori” o rivive la fiaba della fanciulla svegliata con un bacio, in un clima di generale euforia (Il sorriso come il cielo). Un invito a fare altrettanto.

 Infine, l’approdo dell’autore è nelle profonde dimensioni di una religiosità non ostentata, ma testimoniata: Quattrocento, o forse più; La luce sotto il velo; Il giardiniere girovago. Queste sono le liriche da cui attingo l’esegesi per la spiritualità del poeta. La prima è dedicata – come egli scrive in calce – ai “quattrocento anni di presenza a Lodi dei miei amati Padri Barnabiti”: emerge un ringraziamento alla loro opera missionaria per le vie del mondo, alla diffusione dei semi della fede che hanno fruttificato nel campo della carità, dell’educazione, della dottrina. Di riflesso si riconosce e si identifica nei valori del messaggio cristiano. L’ecumenismo è un altro aspetto del suo credere, come espresso nella seconda lirica, dedicata invece Gregorio III Laham – Patriarca cattolico greco melkita di Antiochia - in visita a Lodi: è simile a una luce venuta dall’Oriente, più brillante del sole, e più ardente del fuoco. La fede delle menti aperte porta al dialogo tra le varie componenti ecclesiali. Nella terza composizione s’intuisce il tema del mettersi a nudo di fronte al Signore, poiché è con la povertà di spirito secondo il Vangelo che nel suo prato sbocceranno “cinquanta bellissimi fiori”: tutto il resto rappresenta sovrastrutture inutili e ingombranti.

Enzo Concardi

 

 

 

Alessandro Grecchi, Aspettando ieri, pref. Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2020, pp.70, isbn 978-88-31497-29-9.

 

 

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