Roberto Casati
APPUNTI E CARTE RITROVATE
Recensione di Mario Santoro
Il
trionfo dell’amore nella poesia di Roberto Casati
Decisamente la poesia di Roberto Casati impressiona
piacevolmente e colpisce per fa forza che la anima e la sorregge dal principio
alla fine, ma anche per la capacità di far esplodere sensazioni, emozioni,
vibrazioni utilizzando un linguaggio, attento alle sfumature, rigoroso e
puntuale nella scelta terminologica, ricco di metafore efficaci e di sinestesie
intense che sembrano affiorare del tutto casualmente, di illuminazioni che si
manifestano con scoppiettii, mantenendo sempre viva la tensione emotiva, nella
riproposizione di freschezza di immagini, ammantate di genuinità e di
sincerità.
Il lettore, non solo non fa
fatica nella lettura, ma, come rare volte accade, si lascia volentieri
coinvolgere, condivide la bontà di certi passaggi, la ricchezza dei
riferimenti, la chiarezza dell’esposizione, la tecnica della costruzione del
verso, gli specifici riferimenti ritornanti, in una compartecipazione assai
gratificante.
Il linguaggio ostenta
padronanza e sicurezza senza spavalderia e, a tratti, sa farsi allusivo o
apertamente chiaro e come addolcito, senza mai scadere nella mielosità o nella
finzione e mantiene alla base una certa vigoria tanto nella creatività dei
rimandi e dei richiami, che sanno proporsi come nuovi ed efficaci, quanto nella
precisione degli elementi e nella iterazione di certe situazioni.
Il poeta privilegia la sintesi
ed è, come sottolinea Nazario Pardini che lo conosce assai bene, cesellatore
della parola che utilizza con estrema precisione per scelta consapevole
rispettando certi dettami della poesia e non cede mai alla tentazione
autolesionistica di andare oltre, di rimarcare idee e concetti, di abbandonarsi,
di lasciarsi andare, insomma di compiacersi, anche quando la poesia tende a
varcare i limiti della brevitas e si fa appena un po’ più conversativa.
Ed è davvero un bel modo di
fare poesia!
Tanto più che la forma, mai
scissa dalla sostanza, sa farsi accattivante e godibile e le parole suonano,
acquistano il tono della musicalità autentica, e sanno realizzare condizioni di
armonia, sicché si nota, sempre e ovunque, un senso di positività con assenza
di malinconie pronunciate, di rimpianti di cose perdute, di sgomenti lontani e
vicini, di forme di pessimismo, vero o di maniera, di amarezze su cui
indugiare, quasi per compatimento o per consolazione, di distanti solitudini,
di infanzie o fanciullezze irrimediabilmente perdute.
Roberto Casati, rifugge da tutto questo,
anche nella sezione “Carte ritrovate”
dove il linguaggio sembra, in qualche modo, mutare nelle direzione di un tono
appena un po’ attutito e nella tendenza a farsi piano anche se resta sempre votato
alla positività e alla non piagnoneria e tende a prospettive future possibili:
“Una piazza adesso vuota / domani accoglierà un incrociarsi di mani, / di
abbracci...”. Allo stesso modo il tempo, nel suo scorrere continuo, si fa
vecchio eppure resta sempre nuovo: “Una carezza / come fosse vento ti
insegue, / un battito di ciglia sposta lo sguardo, / ultimo / primo attimo del
vecchio / nuovo tempo”.
E
non c’è contrastività, se non apparente, tra ‘ultimo’ e ‘primo’ tra ‘vecchio’ e
‘nuovo’. Inoltre è sempre un tempo di intese forti, di sicurezze, di sentimenti
veri, di dominio dell’amore: “Guardami / e riempi questo tempo / con graffi
e carezze, // baciami / e stropicciami i pensieri / srotolando il cuore a nuovi
margini”. E tutto ciò anche se, a tratti, subentra una sorta di quiete: “...un
senso di pace stanotte / che il vento è poco più di un sorriso, ugualmente crescono
le aspettative / verso una separazione di sguardi, / là dove le maree / si
aggrappano ad una salvezza perduta”.
E
così anche la dichiarata stanchezza del poeta non è rinuncia ma solo un attimo
necessario a riprendere le forze: “…per essere pronto / domattina ad amarti
ancora di più”.
L’amore,
dunque, domina e campeggia incontrastato e sicuro, con le molte attestazioni
dichiarate e le altre possibili, sovente, anzi in maniera preponderante, accompagnato
dall’immagine variegata del mare, che diventa chiave di volta e resta un
privilegiato luogo, o più propriamente posto, di ritrovo, di incontro, di
congiunzione di anime e di corpi.
Il
mare, a guardar bene, torna insistente con sfumature diverse e sovente con
attribuzioni particolari e altrettanto spesso con richiami indiretti: isole,
spiagge, lidi, località marine, porti, maree, elementi di bordo, ‘cambi di
rotta’, ‘vele corsare’, ‘Isla Negra’, ‘naufragi’.
Ed
è facile così ritrovarsi “sulla linea del mare, / abbracciati alle
torri di guardia” ed
ancora si può comprendere che “sulla linea del mare / è il fine di ogni tuo
gesto”, ed altrove c’è
quasi un’esplosione di sentimenti: “così ti guardo venirmi incontro, / nell’attimo
che lascia felice il cuore, / nel caos dei sentimenti svelati a livello del
mare” che risulta
essere un grande custode.
Siamo
al trionfo totale dell’amore che sotto i “giochi di luna oltre lo stupore” risulta evidente nel suo
dominio incontrastato e prende i corpi e le anime “allungando sul mare ombre
di vele notturne”.
E
non mancano “brevi parole”, magari
solo sussurrate o, in altre circostanze, gridate in libertà, e “sguardi
lasciati indietro / a fermare le onde del mare”, ed occasioni per osservare il riflesso delle
distese marine e notare la sottesa emozione negli occhi della donna innamorata:
“mentre il mare dai tuoi occhi / scivola / oltre gli angoli senza più vento,
/ nel leggero transito delle parole / da Punta Arenas”.
E
così il cuore resta sempre indomito fanciullo nel suo ardore vivo e capace di
infiammarsi soltanto a “guardarti da vicino, / andare verso il mare”, ma sa essere anche quieto e
come appagato per certezze che non hanno bisogno di conferme e che sanno
allontanare finanche le possibili o inevitabili gelosie.
Risulta
quindi normale “un senso di impertinenza / negli sguardi che ti
accompagnano, / con il vento che spettina / i pensieri”; condizione che
scaturisce, e non è cosa da poco, proprio da una sicurezza di fondo che appaga:
“Tu sei dentro ai miei occhi, / come un sogno segreto / o un amore svelato e
ancora c’è un senso di dolcezza / negli sguardi che ti inseguono”.
Amore
e mare sono un po’ il filo conduttore ma compaiono anche altri elementi del
corpo della donna che fungono da prepotenti richiami: fianchi rotondi, gambe
che si accavallano nel gioco di un erotismo spontaneo ed accennato eppure
evidente, seni rigonfi, labbra rosse, bocca da baciare ripetutamente.
Ed
è uno scintillìo continuo, una sorta di crepitìo allegro, una iterata
sensazione di bisogno di abbracci, capaci di appagare e al tempo stesso di non
saturare il desiderio e di puntare decisamente alla pretesa di un prossimo
attacco. Scrive il poeta: “Smarginando sul tuo seno, / in un respiro
trasparente, / nel desiderio di ancora una volta naufragare”.
Ed
è un naufragio che suona decisamente diverso da quello leopardiano e che torna
a riproporsi: “Lascio il cuore sospeso a mezz’aria, / appunto di un
naufragio sul mare venendo da nord est”. L’amore non è mai domo, arde nel cuore del poeta e
lascia “tracce / sulle mie dita arrivate / per amore ad accarezzarti
dolcemente; tutto questo” prima
che cuore e mente non vengano travolti dalla “impertinenza delle tue gambe”, originata da un movimento
delle stesse, appena percettibile, che ha la forza straordinaria e
irresistibile di un ruggito come “un urlo di vento” e che obbliga a decifrare “il
linguaggio senza parola / del tuo corpo”.
E
ancora l’amore, in altre circostanze, con o senza riferimenti fisici, campeggia
con la dichiarazione aperta, libera e definitiva: “Il mio amore sei tu, /
sei il desiderio di sempre, / quell’emozione prepotente / che cerca la tua intrigante
bellezza, / le trasparenze che svelano, / la necessità di starti vicino”.
E ci si accorge che della poesia di Roberto Casati si potrebbe parlare ancora a lungo e lo attendiamo con piacere ai prossimi lavori.
Mario Santoro
Roberto Casati, Appunti
e carte ritrovate, pref. Nazario Pardini, Guido Miano
Editore, Milano 2020, pp. 88, isbn 978-88-31497-31-2.
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