Carla Baroni, collaboratrice di Lèucade |
Così leggero è il vento di ponente
Così leggero è il vento di ponente
adesso che è già prossima la
sera.
Si estingue in trasparenze di
profili
il lungo giorno quasi
evanescente
quale cometa dalla lunga coda.
Sempre chiare non furono le
ore:
avemmo pioggia, grandine,
tempesta
e rari arcobaleni sul finire.
Ma noi arditi - i due orologi
in mostra
come sulle facciate delle
chiese
che a Malta van svettando
verso il cielo
a confondere del diavolo gli
intenti -
ci siamo spesso rialzati, il
fango
s'aggrumava alle scarpe e alle
ginocchia
ma poi d'un lago si trovava
l'acqua
e si tornava a scandagliare il
fosso
da cui sarebbe scaturito il
pesce
quello dorato che ciascuno
sogna.
Non lo trovammo, non ci fu
medaglia
a questo nostro lavorio
indefesso
ma trascorse il tempo, quel
nostro tempo,
vano Moloch che tutto ingoia e
opprime
nelle sabbie sue mobili di
melma.
E siam contenti, un fruscolo
di luce
svetta ancora tra gli alberi,
risplende
il piumaggio leggero di un
uccello
a svelarci quel braille
dell'alfabeto
che nell'infanzia non sapemmo
leggere.
Quanta ispirazione, Carla mia, in questi versi che come brezza marina spirano da occidente e carezzano le anime travagliate... "Sempre chiare non furono le ore:/avemmo pioggia, grandine, tempesta /e rari arcobaleni sul finire": racconti il tempo che ci è stato dato in sorte volando sulla leggerezza del lirismo e non posi mai il canto sul lamento o sull'auto - compatimento. Non sarebbe da te. Il trascorrere dei mesi, pesanti come passi dei diavoli, è paragonato all'antica divinità mediorientale, il Moloch, che ha il potere di esigere pesanti sacrifici, ma la chiusa in levare, è salvifica e sublime. Affidi alla natura, ai suoi miracoli, la cura: ed è quasi commovente pensare che una madre tanto tradita possa ancora tenderci la mano. Grazie di questo volo, amica cara! Sei una grande Poetessa. Ti abbraccio forte.
RispondiEliminaStupenda Poesia eccellente Baroni!
RispondiEliminaUna sinfonia di arie musicali in questo tuo vento di ponente, un'armonia che sale spontanea da un fresco racconto in versi.
E' un piacere puro seguire il meraviglioso endecasillabo che scaturisce limpido come un rivolo di alta montagna....
Doverosi complimenti e un affettuoso abbraccio.
Edda Conte.
Care amiche, Maria ed Edda, grazie per il vostro continuo sostegno e sempre un grazie a Nazario che mi pubblica. Un abbraccio a tutti voi.
RispondiEliminaCarla Baroni
Sarà quello il vento che ci porterà via? Il vento di ponente? A me sta bene. Fresco quanto basta, sarà un piacere viaggiare in sua compagnia. E anche di questi versi, malinconici e memoriali che, mentre tracciano consuntivi, non perdono d'occhio la luce, cioè la vita.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Caro Pasquale, la metafora dà sempre adito a varie interpretazioni. Per questo mi piace e la uso spesso perché chi legge la traduce secondo il proprio modo di sentire. Qui "il vento di ponente" rappresenta tutto quello che ci è sembrato importante nella vita e per cui abbiamo strenuamente lottato ma che ora non ci importa più. Invece riusciamo a vedere e godere delle piccole cose quelle di cui non ci accorgemmo all'inizio dell'esistenza. Grazie , comunque, del tuo commento.
RispondiEliminaCarla
Carla Baroni in questi endecasillabi oniricamente immaginosi ci offre un profondo "quadro" misterioso dell'esistenzialità contemporanea.
RispondiEliminaIl vento del giorno è il "protagonista" fino a sera: lusinga e "penalizza" le ore declinandone scenari a susseguirsi; apre un affresco articolato su oggetti (orologi-scarpe-facciate) e gesti ritualizzati in ascese celesti a respingere le volontà demoniache; celebra un "fatto" (la vana ricerca di un pesce/sogno/obiettivo) ontologicamente presente nel tempo concesso dal Mostro che dopo annulla il tutto nel vuoto (sabbie mobili di melma...).
Le "sabbie mobili" dovrebbero creare nella Poetessa uno scoramento lirico significativo, ma, al contrario, privilegiano l'attesa, il barlume residuale di un verticalismo mirabilmente luminoso dove la Natura prevale a svelare i segreti dell'infanzia, indecifrabile premessa al divenire dell'essere.
Indubitamente dunque il "richiamo" onirico che la Poetessa oscilla tra "eccelsi" poetici e fatalismi inevitabili in una visione partecipe e complessa appartenente ad una contemporaneità duale.
Grazie a Marco dei Ferrari per il suo approfondito commento. Io di solito scrivo di getto ma mi porto dietro un bagaglio culturale che, attingendo dalla letteratura, viene spesso modificato dalla memoria. Qui il pesce d'oro è un chiaro riferimento al colombre di Dino Buzzati, scrittore che mi ha sempre colpito ma mi ha lasciato spesso con l'amaro in bocca per la fine tragica dei suoi racconti. Però questo non è facilmente intuibile data la trasformazione subita nello scritto dallo squalo. Questo per dare un esempio della difficilissima decriptazione dei miei testi. Però, come ho detto in un commento precedente, l'ambiguità serve in poesia ad adattare ogni lirica al lettore che così la sente propria. Spero sia capitato anche a lei che ringrazio sentitamente.
RispondiEliminaCarla Baroni