In esergo la citazione di Pessoa ci introduce da subito nel cuore della poetica di Giannicola:
Sogno
e strani poteri oscuri
assistono
il mio sogno luminoso;
un
suono quasi di pioggia incipiente
avanza
verso di me con strepitoso sibilo;
ed
ecco! Tutte le mie ore dimenticate
giacciono
attorno a me come un velo di nebbia.
C’è
tutto in questa breve pericope testuale: l’amore, la vita, la memoria, il tempo
che passa e che ingoia le ore, i giorni; il poeta riflette, medita, sui colori
e le forme, sui tempi passati, su ciò che non abbiamo fatto a tempo a
ricuperare. Quanti sono i luoghi e le occasioni importanti che il nostro andare
frenetico calpesta senza rispetto. E’ su queste occasioni che il poeta torna, e
che si sforza di riprendere per portare a galla: “E aspettare è l’unico
presagio/ al tempo che avvizzisce fra le mani…”. D’altronde siamo umani e come
tali soggetti alla precarietà del tempo e della vita. Non possiamo vedere oltre
la siepe, non possiamo sorpassare il limen se non vogliamo sperderci nei meandri
del nulla: “E i sogni non sono più sogni”. D’altronde non c’è possibilità
visionaria per noi terreni: non possiamo
leggere il futuro ¨Sarò pronto/ quando il tempo avrà richiuso in uno scrigno/
anche il mio stesso spirito”. Si sa che l’esperienza vitale ha un limite, e che
la vita non lascerà dietro di sé nemmeno i ricordi; le memorie se ne andranno a
far compagnia ad un corpo soggetto a
declinare. Si spera nella luce, e che l’ultimo passo possa essere compagno del lucore: “non fatemi spegnere al
buio!/che sia la luce a togliermi il espiro”. Una silloge in cui primeggia la
meditazione, il pensiero su Eros e Thanatos, sull’amore, la solitudine, il
destino, le memorie; e non è che il pensiero della vita, passata o a venire,
porti consolazione, quando la solitudine splende con l’amore negli occhi:
“Eravamo soli!/ eravamo soli con l’amore negli occhi”.
Nazario Pardini
Carissimo Nazario con questo precedente sublime sarà davvero difficile fare la mia lettura partecipata dell'ennesimo capolavoro dell'Amico Giannicola Ceccarossi. Hai toccato tutti i tasti salienti della Silloge e hai volato a quattro ali con l'Autore nel cielo altissimo della Poesia. Mi ripeto... un Poeta che legge un Poeta è altra storia! Vi abbraccio forte entrambi!
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