Maria Rizzi su “Sulle orme di Dante” di Vittorio Verducci – Arsenio Edizioni
Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade
Ho
ricevuto in dono l’ultima Opera del Poeta Vittorio Verducci, che ho l’onore di
conoscere da moltissimi anni e con il quale condivido esperienza di vita
meravigliose. Lo considero un Maestro. E al tempo stesso continuo a stupirmi
della sua umiltà, del suo modo semplice, genuino di attraversare stanze di anni
con la sua valigia carica di Cultura, e con il passo lieve del bimbo, oserei
dire dell’elfo. Non esiste un uomo più puro di Vittorio. In questo ennesimo
capolavoro si pone “Sulle orme di Dante”, con un volume edito da Arsenio, dalla
veste grafica eccellente, con prefazione
di Dori Di Giallorenzo, che non ho la fortuna di conoscere, che colpisce
sin dalle prime righe, in quanto ritrae Vittorio, ‘in questo periodo difficile
per il mondo intero, che con penna frenetica, si accinge a porgere un gran dono
ai suoi contemporanei e, in modo particolare, ai giovani del 3000, del 4000 e
così via’. In effetti il Nostro attraversa le bufere del tempo, aiutato da una
verve intellettuale assolutamente fuori dal comune della quale è inconsapevole.
Ottima anche la post –fazione dell’Editrice Valeria De Felice. Il testo ricalca
le orme dantesche e mette l’uomo moderno di fronte ai quesiti che si pose il
Sommo. In fondo non vi è essere umano che non sia alla ricerca della redenzione
e Vittorio Verducci incarna proprio questa volontà di riscatto e affianca Dante
nel suo cammino, ponendosi spesso in atteggiamento consolatore verso un Vate
che torna a scalare i cieli nel 2021. Credo sia importante introdurre il Poema
riconoscendo l’attualità di Dante. E’ eterno, in quanto lo si può considerare
fuori dal tempo, fuori dai costumi degli uomini, che vanno, vengono, si
modificano negli anni.. Al Poeta interessa l’essenza dell’individuo, che è
sempre la stessa, non muta, ed è questo il motivo per cui anche l’uomo di oggi
può trovare in Dante risposta alle grandi domande dell’esistenza. I poeti di
tutti i tempi l’hanno compreso e il nostro Verducci è un Artista di rara,
finissima eleganza stilistica e di impegno sociale. L’Opera inizia proprio con
un “Omaggio a Dante” dell’Autore, che sottotitola la lirica ‘invocazione’.
“Tu Duca, Tu Insegnante
“di bello Stile che t’ha fatto onore”,
questo ti chiedo, d’essermi latore
di
un po’ del tuo fulgore
per cui vai grande, e sei per ogni età
stellare gloria dell’umanità” -
tratti da Omaggio a Dante”
Il
viaggio nei gironi ricalca quello originale, il Vate, intimorito, forse deluso
dal panorama che si trova a fronteggiare, è sempre sostenuto da Virgilio,
ovvero dalla Ragione, e trova la forza di scendere negli abissi di questa
modernità nella quale ‘è la mala vita che
scintilla’. L’Inferno presenta l’Eresia,
“Poeta l’uomo d’oggi s’è smarrito,
come te, nella selva del peccato,
la
sua ragione ha scelto, e ha rifiutato
quel mondo antico, il suo giardino avito.
E’
preso dal suo orgoglio, s’è sentito
onnipotente, e s’è dimenticato
del Dio sapiente sì che il bel creato
è in tanto agire insano disfiorito” -
tratti da “L’inferno d’oggi”
Il
Purgatorio dantesco, ovvero “il secondo regno / dove l’umano spirto si purga /
e di salire al ciel diventa degno”- tratti dalla Divina Commedia -, non sempre
consente di prendere atto che nell’ascesa a purificarsi è soprattutto il Vate
stesso. Il secondo girone è la cantica
più ricca di allegorie e simboli della montagna stessa, slanciata verso il
cielo e l’infinito come simbolo di elevazione verso Dio. Comprendere questa
simbologia e discuterne equivale a comprendere il mondo poetico e morale di
Dante e Vittorio Verducci mostra in quest’Opera titanica di essere all’altezza
di tale compito. Incontra sulle orme del Sommo personaggi noti, come Casella,
Manfredi, Pia Dei Tolomei e sa viaggiare sul registro della reinterpretazione,
nel rispetto profondo delle storie, e su quello del lirismo struggente. Il
sonetto dedicato a Pia Dei Tolomei, per esempio, termina con un distico che dà
del tu a ogni Cielo:“E della terra tua,
d’amore infranto / sospiri ancora, in un eterno canto”. Determinante il XXX
Canto del Purgatorio, con l’apparizione di Beatrice, che ‘torna a miracol
mostrare’, non solo come nella Vita Nuova, cioè legata alle vicende personali
del Poeta, ma carica di simboli, che l’Autore coglie nella loro valenza
polisemica, infatti le attribuisce le funzioni di giudice, che rimprovera Dante
- “biasima l’errar della tua mente”-,
gli ricorda il giudizio dell’ultimo giorno, in cui Cristo assegnerà la
destinazione eterna alle anime, ma nell’Opera del Nostro l’incontro si
arricchisce di particolari moderni, di simboli puramente amorosi:
“Guardami, ormai la barba t’è spuntata,
e
sentirai il tuo cuore ancor più infranto”,
ti
sgrida infine, a te rivolta, e in pianto
tu
sciogli la tua mente addolorata”
L’ascesa
al Paradiso nel Poemetto di Vittorio Verducci è preceduta da tre liriche che il
Poeta intitola “Il mio Purgatorio”, ossia “Il Peccato”, “Il rimorso e il
pentimento” e “La speranza”, nelle quali le figure di Dante e dell’Autore
sembrano sovrapporsi. Ovviamente potrebbe trattarsi di un mio errore
interpretativo, ma che avvenga, per contagio spirituale, una fusione di anime,
non è tanto improbabile. D’altronde
“E’ forse un’utopia, ma che conduce
a
un mondo che trionfa e canta e sale
a
contemplare Dio: l’eterna luce”
Il
testo contempla alla fine una prezioso brano in prosa dello stesso Vittorio,
che presenta Dante in veste di uomo, febbricitante e stanco, che rivede a
ritroso la propria esistenza nella camera di un’osteria, dove si è fermato, di
ritorno da un lavoro svolto a Venezia per conto di Guido Novello da Polenta. Un
racconto che rappresenta l’ennesima dimostrazione della versatilità dell’Autore
e dimostra, una volta di più, quanto non ci sia moto dell’anima e
dell’intelligenza umana, nel bene e nel male, che Dante non rappresenti.
L’Autore ne è consapevole e con l’ultimo estratto racconta l’Uomo di ogni
società. Il Poeta, che impavido, esamina e giudica piccoli e grandi, i singoli
di tutto il suo tempo, l’Impero e
Maria Rizzi
Ringrazio il mio Nazario per aver inserito questa difficile lettura partecipata della grande Opera dell'amico Vittorio Verducci. Il loro sostegno e la loro fiducia sono inesauribili fonti di forza!
RispondiEliminaMaria, il tuo commento l’ho letto tutto d’un fiato e mi ha veramente commosso. Hai colto alla perfezione quanto ho inteso dire. Sei riuscita a penetrare nei più reconditi pensieri della mia mente. Dante è di una sconcertante modernità e fa volare in alto, negli azzurri cieli del pensiero e della poesia. Il grande Borges definì la Divina Commedia un capolavoro assoluto, l'opera più vasta e variata dell'ingegno umano. Grazie per le belle parole che hai avuto per me. Vittorio Verducci
RispondiEliminaVittorio carissimo, sai di essere un Maestro per me... Un'Opera simile merita veri critici, non persone che si limitano a letture partecipate. L'amore c'era tutto, verso il testo e verso di te. Ti abbraccio forte forte ed estendo la stretta al grande Nazario, che ha saputo darti ciò che meritavi!
EliminaBrava Maria per questo bellissimo omaggio a Vittorio Verducci, al suo talento e alla sua versatilità.
RispondiEliminaUn abbraccio a te, a Vittorio e al carissimo nume tutelare che ci fa incontrare su Leucade!
Loredana D'Alfonso
Grazie infinite Lory, ma il plauso è tutto per Vittorio e per la sua Opera incredibilmente attuale e composta con il talento che conosci. Sei sempre vicina ai nostri cuori e io ti adoro!
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