M. Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade
“La mia testa era solo colline di parole, tante e tutte meravigliose….”
Sono
stata per tutta la mia vita lavorativa un’insegnante di Lettere, nei vari
ordini di scuola ed è l’attività che più ho amato e di cui vado più fiera.
Comunicazioni,
ricordi …Mi capita ancora di ricevere posta, ricordi di ex alunni che lo sono
stati cinquant’anni fa e il carteggio…apre anche per me un pozzo senza fondo di ricordi
e di nostalgie di stagioni irripetibili e anche di malinconie per tutte le
cose, le emozioni, le valutazioni ..che
mi sono sfuggite o non ho psicologicamente valutato allora in modo adeguato. Ha
un non so che di commuovente.
Oggi
ho ricevuto un contributo- si rifaceva al mio eterno amore per la lettura, che
ancora pratico e che vado rievocando sul web- da una ex. È talmente
interessante, per me, per lei, per chiunque voglia condividerlo, che ho deciso,
col suo permesso, di pubblicarlo.
Eccolo:
“Buonasera prof.
Annaspo, rincorro, ci sudo e trasecolo spesso nei miei molti incartamenti problematici che non mi danno tregua, neppure nel giorno della fatidica vaccinazione che ha portato con sé un certo disagio addominale. Fatto sta che stasera volevo scriverLe.
Volevo
raccontarLe di quella volta che a Natale zia e nonna mi regalarono Piccole
donne, un'edizione strenna, con la copertina di pelle morbida e imbottita.
L'ho letto in due giorni e ho pensato che fosse troppo corto.
La mia
miopia peggiorava, in quegli anni sul lago, e l'oculista aveva raccomandato di
limitare la lettura al necessario. Figurarsi. La prima cosa che feci, un
pomeriggio che era già buio, mentre mia madre comprava il carbone per la stufa,
fu infilarmi nella biblioteca comunale di Sesto Calende, aperta da poco e di
cui Lei ci aveva parlato in classe.
Ne
uscii con un volume esagerato, Tutti i racconti di Rudyard Kipling.
A
casa, nella solita fredda cucina di cui Le ho parlato, mia madre diede in
escandescenze. Che cosa avevo nella testa a parte le parole in corpo
piccolissimo di quello stupido libro? Niente, avevo risposto irritandola ancora
di più. Ma era vero. La mia testa era solo colline di parole, tante e tutte
meravigliose.
Ogni
giorno leggevo la terza pagina del Corriere della sera che il giornalaio
ambulante lasciava al cancello. Informata lo ero di sicuro, orientata anche
soprattutto dai discorsi di mio padre, eccellente affabulatore. Molte volte mi
pesava abbandonare la lettura per mangiare,
all'ora di cena, con gran disperazione di mia madre.
Ripensarci
mi dà gioia. Ero e sono io quella lì, mai pienamente incarnata, direbbe
qualcuno; coi piedi per aria e la soffice leggerezza del pensiero che vaga per
il gusto di farlo, non per convincere, non per guadagnare, non per generosità o
egoismo, solo e soltanto per puro piacere.
Dunque
quelle piccole donne durarono troppo poco. In casa c'erano pochi libri,
in realtà.
Erano
di mio padre e li custodiva chiusi a chiave perché alcuni erano
"proibiti", all'indice per il Vaticano, come le poesie di Olindo
Guerrini, quel Lorenzo Stecchetti amico del Carducci e scapigliato.
Ero in
terza media quando, finalmente, i miei mi lasciarono sola in casa per la prima
volta.
In un
attimo l'armadio venne aperto e il piccolo libro già vecchio e con la copertina
rossa macchiata e rovinata divorato dalla prima all'ultima pagina, colophon
compreso.
Che
soddisfazione, che senso di pienezza ne ebbi non so descrivere.
Infine,
ricordo che un pomeriggio, alla disperata ricerca di dati alfabetici, senza
quotidiani o riviste a portata di mano mi risolsi a leggere l'elenco telefonico
aprendo a caso pagine su pagine.
Malattia
dell'anima, fuga dal reale o passione, chissà.
Condivido
questi ricordi con Lei, che ama le parole e i libri quanto me e sola può forse
riconoscere lo stesso bisogno antico.
Buona
serata, prof.
Elena”
Non
commento: la lettera dice tutto da sé.
Quanto
al libro citato …Direi che il libro vale ancor oggi… Un classico senza tempo,
pubblicato nel 1868.
Louisa
May Alcott, la famosa scrittrice statunitense, nacque nel 1832, 189 anni fa, e fu un’attivista femminista e antischiavista.
È impossibile non sentirsi coinvolti nella vicende delle quattro sorelle, emozionarsi e sorridere: è un inno all'amore, all'amicizia, al credere nelle proprie passioni ed inseguirle sempre. Un ricordo indelebile. I ricordi… che trappola!
M.
Grazia Ferraris, maggio 2021
Sempre colmi di empatica valenza e profonda conoscenza letteraria i contributi di Maria Grazia Ferraris. Complimenti vivissimi,
RispondiEliminaSandro Angelucci
Maria Grazia carissima, ho i brividi dopo aver letto la lettera della tua ex - alunna, che rappresenta molto più dei sermoni di tanti sedicenti artisti, in quanto è un atto d'amore assoluto, sublime verso la lettura e verso di te. Mi ha dato modo di immaginarti insegnante, di superare altre distanze e comprendere tue ulteriori sfaccettature. Di fatto negli ultimi tempi sei sempre commovente e lo asserisco senza alcuna piaggeria. La studiosa che si sposa all'emozionalità rappresenta dal mio umile punto di vista l'apice che una vera Artista possa raggiungere. Mi sono identificata nella signora Elena, che indubbiamente scrive in modo molto più poetico del mio, perché mi ha dato modo di tornare all'infanzia e al nonno materno che mi regalò il libro "Cuore" a sette anni e "Piccole Donne" a nove. Per motivi diversi fui rapita da entrambi, ma se ebbi la necessità di leggere, dopo pochi anni, anche "Piccole donne crescono" è senz'altro per il valore indiscusso del libro della Alcott. Troppi lo considerano un volume per 'ragazzine', mentre è esattamente quello che dici tu, il Manifesto di una Scrittrice femminista e antischiavista, che diede a quattro bimbe tanto diverse quanto complementari, la fama che meritavano. Mi sono sempre sentita Jo, la monella maschiaccio che vendeva i capelli per aiutare la famiglia... Mi hai riportato indietro nel tempo, amica mia, e mi hai accarezzato l'anima con una levità sorprendente. Scrivi, non fermarti mai... abbiamo bisogno di contributi simili! Ti stringo al cuore insieme al nostro Nume Tutelare!
RispondiEliminaGrazie, prof amatissima; grazie signora Rizzi per l'apprezzamento e per ciò che dice di lei.
RispondiEliminaUn ricordo condiviso è forse eterno, unisce rive di terre di confine, passa ben oltre ciò che siamo. Mi piace pensare, e con stupore, che posso raccontare cose che sono state d'altri, oltre che mie.
Elena Speciale