GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro di poesie e ricordi:
LA RESISTENZA E LE NEGAZIONI AGLI EBREI
di LUIGI CRENNA
con prefazione di Nazario
Pardini
Pubblicato il libro “La resistenza e le
negazioni agli ebrei” di Luigi Crenna,
con prefazione di Nazario Pardini, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”,
Guido Miano Editore, Milano 2021.
Iniziare dalla citazione in esergo significa
penetrare da subito nel pensiero dello scrittore; nel suo modo di intendere e
di vivere uno degli aspetti più atroci della vita: la guerra («Il
ricordo di ogni guerra / deve stimolare alla pace, / altrimenti sarà eterna
guerra»). È questo il tema
principale, focale che percorre gli scritti del Nostro, facendone il suo
insegnamento, la sua dottrina principale tramite cui lo scrittore reifica se
stesso. Siamo di fronte ad un vero prosimetro, dove poesia e prosa si alternano
con grande maestria ontologica. Il poeta rivive i tristi momenti della vicenda,
quando le incursioni aeree piombavano all’improvviso sulla testa dei cittadini
e scaricavano bombe all’impazzata: «…Le esplosioni provocate dagli incursori
e i lampi della controaerea erano uno spettacolo tremendo. Qualcuno pensava
veramente che questo castagno potesse essere una protezione, perché nascondeva
le persone dalla vista degli aerei…» (Il
ricordo del grande castagno).
Sono
immagini, per chi le ha vissute come me, che rinnovano tremori e paure. Si
correva tutti quanti nei rifugi intrappolati come talpe in quei buchi,
aspettando che il rumore degli aerei fosse passato. Ci si abbracciava tra
fratelli, col padre o con la madre, nella speranza di farla franca. Che tempi
brutti! Che momenti di tristezze e di paure. E quando gli aerei erano scomparsi
nel cielo, noi ragazzi si giocava con gli avanzi della guerra. «…La cometa
rischiara enorme pugno / or sopra un monte or sopra l’altro / e un grido, eco
chiaro tra i monti, / rimbalza sui dossi e percorre le valli: / “Libertà!
Libertà!”» (Nella bufera una chiara luce).
La libertà è talmente preziosa che se ne scopre il valore quando non l’abbiamo,
e quando l’abbiamo sembra una cosa scontata.
La
morfosintassi dei brani scorre con paratattica fluidità, e il verso altrettanto
scorrevole dà segno di empatica vicissitudine, di epigrammatica emozione.
«…Quant’è aspro questo monte / custode del lacerante ricordo / della cruenta
battaglia. / Nel penetrarla / il pensiero agghiaccia» (Megolo). Ricordi che penetrano irruentemente nel cuore e nell’anima
facendosi veri, reali, conturbanti per lo scrittore che ha patito i disagi
esiziali del triste momento.
Tutta
l’opera si distende su questo motivo di ricordi e paure e sul valore della
libertà che in questi versi assume la portata di vita, di amore, di convivenza
civile: «… Ma due i pietosi colpi di mortaio / centrano la base / del vecchio
castagno gigante / inutilmente amico, / il capitano già riverso…» (Megolo). Le scene che lo scrittore fa
rivivere con la sua realistica scrittura, ci richiamano i versi di Quasimodo
della seconda guerra mondiale, quando le strade di Milano erano cosparse di
cadaveri e non c’era neppure la voglia di scrivere (avevamo appeso la cetra
alle fronde dei salici). Immagini di un reale sconvolgente che ci provocano
questioni: «Perché l’uomo deve scendere tanto in basso?». Non è sufficiente la
vita di per sé a renderci fragili e precari in un mondo di incertezze. Perché
la guerra? «…alti castagni spiccavano attorno riverenti, come colonne di una
sacra naturale cattedrale a proteggere una Croce. Ogni parola era superflua…
capo chino in mesta preghiera, la nostra forte emozione» (Una visita sul Cortavolo).
Ma
tutto quanto si gioca sul tema della libertà, sul suo valore, che rende gli
uomini degni di vivere: «…Questo quadrato di terra consacrata / di libertà
profumata / ispiri a tutti grande rispetto / e un immenso affetto. / Perché con
lei siamo al cospetto / del vero significato della storia; / ora chiara limpida
di cielo / ma scritta allora nei suoi contorni di gelo / in giornate
asfissianti di pericolose nuvole nere / sfociate in una gragnuola / incontrastata
di grandine nera. / A questa piazza, / uno dei maggiori simboli di libertà, /
il maggior rispetto possibile. / Questa piazza nel nostro cuore; / simbolo di
riconoscenza e d’amore / e sempre vivo monito, alto e chiaro…» (Borgo Ticino. Piazza dei XII martiri). È
proprio il caso di dire che il sacrosanto senso della libertà lo prova proprio
chi di questo valore viene privato. E non è un caso se Luigi Crenna chiude il
suo prosimetro con queste parole: «Ho scritto queste righe qualche tempo fa, in
un momento in cui era molto diffuso il negazionismo che negava l’esistenza e la
veridicità degli avvenimenti connessi al nazismo e al fascismo, nonostante
tutti i rapporti che arrivavano dalla Germania sulle stragi di ebrei
nell’Europa orientale…».
Un lavoro vario e articolato questo di Crenna che ci aggiorna, ce ne fosse ancora bisogno, sulle sofferenze di questo maligno vizio degli uomini di tradire la pace; di combattersi a vicenda per anticipare l’operato della morte.
Nazario Pardini
Luigi Crenna (Sesto
Calende, Varese, 1937 - Vergiate, Varese, 2019) ha pubblicato le raccolte
poetiche Dimenticatoio (1981), Istantanee (1983), Sesto Calende, il mio paese, il mio fiume
(1984), La Vita (1986), Poesie d’amore (1986), Bianco Verde Azzurro (1993), Solo un segno, un trattino colorato (1996),
Il sorriso della primavera (2007), Bianco stupore (2009), Poesia e musica, echi del tempo (2013).
Luigi Crenna, La resistenza e le negazioni agli ebrei, pref. Nazario Pardini,
Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 64, isbn 978-88-31497-55-8,
mianoposta@gmail.com.
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