Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade |
Solo Ginevra
Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade
Il professor Mori entra in classe con passo baldanzoso,
sotto i baffi grigi un sorriso appena
trattenuto. I ragazzi si scambiano
occhiate di sorpresa; il professore ha l'abitudine di chiamare alla cattedra per l'interrogazione prima ancora di fare
l'appello… Oggi non apre neppure il registro, non fa l'appello.
-
Oggi tratteremo un argomento che poi voi
approfondirete come tesina
d'esame - , annuncia, e comincia subito a spiegare .
In piedi. Con
evidente entusiasmo, come se fosse lui stesso l'Autore dell'argomento di letteratura che va trattando. Le due ore
di Italiano volano.
Il professore oggi non interroga, è gioviale, parla, spiega
e conversa come un amico.
Gli alunni non sono mai stati così attenti.
A casa del professor Mori, invece, c'è un vivace subbuglio:
amici e parenti vanno e vengono, ceste e mazzi di fiori sono dappertutto, un
chiacchiericcio confuso proviene dalla
stanza da letto, dove la signora Mori troneggia tra i guanciali.
Dopo lunghi anni di attesa ha finalmente dato alla luce un
figlio. E' una bambina, bella,
rosea, con la testina rotonda già coperta
di capelli nerissimi, il corpicino ben
fatto e nutrito, gli occhi grandi di velluto bruno già aperti sul mondo. Una meraviglia che
tutti ammirano!
- E' Ginevra ! Ha
subito esclamato il padre, che nella
neonata ha idealizzato la mitica regina
dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
Così la bimba viene
battezzata con quel nome di grande responsabilità.
Nessuno stupore se la piccola Ginevra, così tanto attesa,
cresce circondata da ogni
vezzeggiamento; non c'è suo desiderio che non venga esaudito, nessun capriccio
che le sia rimproverato. Cresce
arricchita dal grande amore di papà, dalle letture di leggende, di storia e di mito, alle
quali la abitua fin dalla più tenera
età. La sua fantasia pertanto si apre ad
ogni narrazione e diventa una specie di mondo parallelo.
Particolarmente attratta dai racconti sui cavalieri antichi
la bambina ama sentire ricordare quel nome - Ginevra- , che le suona come un
privilegio.
Anche i miti dei poemi greci la fanno sognare, ricrea nella
mente quel mondo fantastico, il monte
Olimpo, dove vivono esseri potenti che non muoiono mai, Dei e
Dee , eterni e felici.
Un giorno dice
al padre, con serietà e importanza, che
vorrebbe vivere sull'Olimpo ed essere
una Dea bella e potente.
- Ma la regina
Ginevra è meno bella della dea Venere?-
La domanda lascia il professor Mori sorpreso e un po'
spiazzato.
Riflette a lungo e infine si accorge di un suo errore: sta deviando le facoltà di
apprendimento della bambina. Si
mortifica .
La bambina comincia
a creare le proprie fantasie. Finge di
essere la Regina Ginevra, comincia a guardarsi intorno come se si trovasse in altro mondo e in altro
tempo.
La madre coltiva la
fantasia della bambina con vestitini
vezzosi e ninnoli vari, coccolandola e ammirandola come se davvero fosse
una principessa.
..........
Per Ginevra trascorrono
felicemente gli anni dell'adolescenza; nel mondo della scuola si sente pienamente a suo agio, tra compagni
di classe che l'ammirano senza riserve, quasi fosse un essere superiore,
l'ammirano senza invidia e senza competizione, ma con un certo distacco.
Seguita dall'occhio vigile del padre ormai pensionato e
dedito solo a lei, la ragazza supera la
maturità classica col massimo dei voti.
E' ormai giunto il tempo delle scelte. Ginevra ha i suoi
sogni, ma nessuna esperienza del mondo
reale.
La casa sul lago, piuttosto isolata, non le ha
consentito di frequentare i coetanei fuori dalla scuola; il suo
mondo è rimasto chiuso nello spazio obbligato tra la scuola e la
famiglia, nel calore amorevole dei
genitori, nella completa dedizione allo studio.
Là fuori c'è un
mondo sconosciuto, c'è la città con le sue
strade strette, ombrose, forse velate di smog … “Sentirò tanto la
mancanza di questi grandi spazi, del mio lago tranquillo, amico, mutevole, dei
boschi, dell'azzurro aperto del cielo.”
Questi sono i primi pensieri di Ginevra, ma ce ne sono
anche infiniti altri che sempre più spesso si affacciano a interrogarla.
Qualche compagna di scuola ha già l'innamorato che l'attende all'uscita, con la
moto o con l'auto.
La sua fantasia torna a certi racconti che da bambina le
leggeva il padre, sembravano favole, ma
in fondo, chissà... Lei porta un nome di grande risonanza.
Ma il padre stesso ha cessato da tempo di parlarle di quei mondi lontani.
Oggi lei sente che c'è qualcosa che le sfugge.
Nei troppi pensieri
che le si affollano dentro Ginevra si
perde.
...........
Fissa il sole che tramonta, i raggi, come sempre, si
frantumano in mille schegge nei riflessi del lago. A oriente la luna è già alta
nel cielo. Le piacerebbe appenderla al collo , infilata su un cordoncino di
seta.
Trascorre le ore in riva allo specchio d'acqua, fermo come
i suoi pensieri.
E' cresciuta, è una bella ragazza, con gli occhi grandi
pieni di sogni e di mistero, il fisico slanciato, una donna attraente, ma l'animo
sembra rimasto legato all'infanzia. In un certo senso il suo tempo si è
fermato.
Il lago, i bosco, gli alberi, i fiori, il cielo nel suo
continuo mutare rappresentano il suo
tutto. E sembra contenta.
Il rapporto con la
Natura ha qualcosa di primitivo, di ancestrale.
Quando descrive
i momenti del giorno le salgono alle labbra delle parole così intense che i genitori
restano allibiti.
Un pomeriggio, mentre è seduta a gambe incrociate a fissare
il lago, comincia a piovere. Il padre la esorta a rientrare in casa, ma lei, con sorriso
disarmante, risponde:
- No, non ora
. Il lago è in movimento, sembra d'oro grigio, e i piccioni
ricordano il trascolorare dell'arcobaleno: acqua marina, viola, verde
giada.
Sembra che le loro piume insignificanti
nascondano gioielli. -
Dizione perfetta,
linguaggio forbito, ma resta immobile
come una statua sotto l'acqua che
diventa un diluvio.
Il professor Mori
perde la pazienza, la rimprovera e la fa alzare a forza per coprirla con
l'ombrello.
Il gesto scatena
l'imprevedibile. Ginevra si libera dalla
stretta e, tra i singhiozzi, comincia a correre nel bosco.
Il padre è
disperato. La chiama a gran voce, l'eco si disperde tra gli alberi fino alle
valli circostanti. Di Ginevra si perdono le tracce.
La casa sul lago è
isolata dall'abitato, ma i genitori allertano
le forze dell'ordine, chiedono aiuto a parenti e amici. In breve il
bosco si popola di uomini e donne provvisti di torce, e di poliziotti con i
cani.
Le prime ventiquattro ore trascorrono senza risultati.
La madre, disperata,
continua a ripetere:
- Ginevra è immatura, può accaderle di
tutto. Non sa difendersi. -
In realtà la ragazza è al sicuro e non si è mai sentita
così felice.
Adora il lucore
argenteo degli ulivi al sole. Continua a indossare la sua innocenza come
un vecchio e comodo cappotto, ma negli occhi scuri brilla una luce nuova...
............
La lunga, lunghissima corsa era terminata in una cascina.
Ginevra si era riparata nel locale attiguo al fienile. Il
profumo di latte che la inondava le aveva dato una sensazione di pace. Le
sembrava di avere riconquistato di colpo un’identità, nonostante fosse una
fuggitiva fradicia.
Un uomo dalle spalle larghe, le braccia muscolose, e strani
occhi di colori diversi, uno aveva l’iride azzurro e l’altro marrone, gli aveva
chiesto con aria brusca da dove fosse sbucata e lei, senza pensarci aveva
risposto:
-
Mi chiamo Ginevra e credo di essere a casa –
La risposta aveva spiazzato l’ospite
che invece di reagire con la consueta
durezza, le aveva detto: - Allora entra e asciugati –
L’ olfatto, il senso che ha meno legame
con una visione ragionata del mondo, l’aveva rapita. Il latte rappresentava la bolla che
l’avvolgeva, che la riportava a esperienze
naturali , antiche, incontaminate.
-
Sei in un caseificio grande quanto un pugno ,
con un vecchio contadino che
lavora diciotto ore al giorno,
insieme al fratello, per farlo andare avanti.
Nessun castello per una principessa con il tuo nome.
–
-
Ho detto il mio nome, non che sono una
principessa. Amo la natura e questi
profumi mi inebriano, mi
restituiscono il senso del perduto –
L’uomo pensava che la giovane
avesse qualche "rotella" fuori posto, ma la invitò a entrare per
farla asciugare. Dava per certo che sarebbe riuscito a sapere da dove veniva.
Era una brava persona e intendeva rispettarla e riaccompagnarla a casa.
Nella piccola casa Ginevra aveva avvertito un
tepore sconosciuto. Il crepitio del legno nel camino, l’odore di fieno… un
respiro di poesia colava dalle pareti, dai vecchi divani, dalla tavola antica
con le brocche di rame e le penetrava in tutte le fibre.
Il contadino le aveva
presentato il fratello, più anziano, dal viso stanco ed emaciato, poi le aveva
dato un asciugamano e un vecchio abito femminile.
Ginevra si era seduta a gambe
incrociate davanti al camino ed era rimasta a guardare le lingue di fuoco
incantata.
L’uomo non era riuscito a
farle altre domande. Sembrava irraggiungibile.
Aveva cenato con loro. Una
scodella di latte e formaggio fresco con pane abbrustolito sul fuoco.
-
Sei sazia? Preferivi qualcosa di più saporito?
– Aveva chiesto il contadino quasi intimorito.
Ginevra sorrideva beata. Rispose: - Credo
di non essere mai stata così felice, così partecipe della vita. Vi ringrazio di
tutto e spero di non disturbare se mi fermo per una notte –
-
Ti staranno cercando –
-
Domani tornerò. Lo prometto. E spiegherò ai
miei che la Regina Ginevra è stata la mia condanna. E forse anche la loro… -
Il nuovo giorno la trova sulle assi del
fienile, dinanzi agli ulivi, mentre decine di persone pattugliano la zona
dandola per dispersa, forse per morta.
L’uomo la osserva come un fiore raro, e si
chiede come possa essere così innocente e inconsapevole del mondo in cui vive.
Non pensa mai a lei come a una giovane donna avvenente , e se ne stupisce.
Ginevra dopo avere condiviso il pranzo con
i fratelli nella cascina indossa gli abiti asciutti e sgualciti, abbandona le
scarpe tra i rovi, li bacia entrambi
sulle guance e torna verso la casa sul lago.
...........
Il tempo del silenzio e delle fantasie è terminato. Parlerà con i
genitori e farà comprendere loro che desidera un’esistenza semplice, immersa
nei paesaggi, nei suoni, negli odori della terra, tra le verità della natura,
perché non è nata regina, e ora sa che non ha mai sognato di divenire tale, ha
subito un solo fascino: quello della Poesia…
Lillà
e Margherita
Ringraziamo il nostro Mentore e Maestro per la pazienza e la generosità che dimostra in ogni occasione. Sta dando visibilità a questa esperienza a due cuori che ci arricchisce e ci emoziona. Abbracciamo lui e tutti gli ospiti dell'Isola che avranno il desiderio e il tempo di leggerci. Lillà e Margherita
RispondiEliminaFantastiche ambe due: Edda e Maria o meglio Lillà e Margherita. Nel substrato della prosa scorre, come un fiume carsico, la poesia. Azzeccato esperimento che mi sa di innovazione culturale riuscitissimo. Complimentissimi Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaComplimenti alle care autrici Edda e Maria. Un racconto ricco di sorprese che sembra quasi una fiaba. Beh, un po', ad un certo punto l'avevo capito che Ginevra fosse presa dalla Musa. Ciò significa che il testo è ben condotto. Sì, il nome di regina le spetta perché soltanto chi sa restare sotto un diluvio ha consapevolezza di sé nel mondo.Bravissime!
RispondiEliminaRICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaCarissime Lillà e Margherita… anonime Autrici di questo nuovo racconto, ma al pari, amiche di penna per gli intenti che ci uniscono.
La trama, fluida ed accattivante allo stesso tempo, suscita particolare interesse che conduce, quasi per mano, a sensazioni emotive.
I personaggi che la animano appaiono essere attori che interpretano il fluire di sequenze di vita e di situazioni tratteggiate con dovizia di particolari che ne descrivono gli intimi aspetti dell’agire e del pensare tanto che il lettore si immerge nelle loro sensazioni e le rende proprie facendole emergere improvvisamente dal suo proprio cuore dove erano inconsciamente latenti.
E’ mia opinione che sia quantomeno superfluo elogiare ulteriormente questo nuovo racconto perché sarebbe un puntualizzare quanto già positivamente espresso per le precedenti pubblicazioni, se non fosse per il rinnovato piacere di attingere ancora alle sensazioni esistenziali che la Vostra immaginifica sensibilità trasmette a chi coniuga, tra le righe, i significati metaforici delle vostre creazioni.
Che altro dire ? Solo ancora complimenti nell’attesa di vostri appetibili nuovi racconti che personalmente considero un dono.
Un forte abbraccio a voi e un particolare pensiero al nostro Nocchiere Nazario.
Lino D’Amico
Rispondo commossa ai tre Amici, che si sono fatti vivi nonostante i giorni festivi. Li ringrazio per le emozioni espresse: 'il fiume carsico della poesia' di Pasqualino; la concezione che 'soltanto chi sa restare sotto un diluvio ha consapevolezza di sé nel mondo' della mia Patrizia e l'idea di Lino che 'i personaggi che la animano appaiono essere attori che interpretano il fluire di sequenze di vita' non possono che spronarci a continuare. Ovviamente ringrazio Edda, compagna meravigliosa di questa avventura... E vi abbraccio tutti insieme al nostro Condottiero, che permette questi miracoli!
EliminaIo ringrazio, tu ringrazi, egli ringrazia...tutti ringraziamo la bella Isola che ci vede felici in un momento tanto difficile!
RispondiEliminaSenza scherzi: davvero Lillà e Margherita ringraziano gli amici lettori per i generosi commenti.
un caro saluto a tutti fino al prossimo Racconto.
Edda.
Carissime amiche, leggo ora il vostro racconto. La storia di Ginevra svela il segreto della vera felicità: le semplici cose che donano sicurezza, calore e benessere. Scrivere in due non deve essere facile, necessita di un'intesa d'anime, di prospettive e una grande adattabile versatilità. Complimenti, carissime: che teneri i vostri nomi d'arte! Una fiaba. Con affetto
RispondiEliminaMarisa Cossu
Marisa bella, che gioia leggere il tuo commento al nostro nono racconto insieme. Dici il vero: scrivere in due significa entrare l'una sotto la pelle dell'altra e quindi, a prima vista sacrificare qualcosa di proprio, in realtà arricchirsi delle potenzialità della compagna di viaggio. Io amo quest'esperienza da anni e in questo periodo di poche relazioni l'ho recuperata, componendo tanti racconti a due cuori, ma solo con Edda, conosciuta sul blog del nostro Nazario, sto perseverando... Il tuo plauso caldo e autentico è invito a non fermarci. Ti voglio bene... ed Edda ti sarà grata quanto me!
RispondiEliminaGrazie Marisa carissima . Sei una bella persona . Equilibrata e generosa sempre. Doti che aggiungi alle già grandi qualità della tua personale cultura.
RispondiEliminaFelice di averti conosciuta, ti abbraccio.
Edda.