domenica 30 maggio 2021

MARIA ELENA MIGNOSI PICONE LEGGE: "CHIAMATI DA DIO" DI DON ALESSANDRO BUCCELLATO


Don Alessandro Buccellato

CHIAMATI A DIO

 

Con la raccolta di poesie dal titolo “Chiamati a Dio” di Don Alessandro Buccellato, ci troviamo di fronte ad un poeta particolare, ad un poeta che è sacerdote, o, se preferiamo, ad un sacerdote che è poeta. Allora ci viene spontaneo accostare fede e poesia e ci chiediamo: “Ma la poesia è preghiera?”; ci risponde lo stesso autore che della poesia dice: “…componimento nuovo, armonia e dolcezza, / …sgorga come sorgente sotterranea, / nuova acqua che zampilla fresca” evidenziando della poesia l’immediatezza della ispirazione. Ne “Il fremito” confida: “Ho un fremito sublime / che…/ tramortisce la punta dell’anima / dove trovo Lui, / dialogo amo e volo nella sua eternità”, e osserva: “È come librarsi”. Dunque la preghiera, che è dialogo con Dio, nel fremito che il poeta avverte, ha qualcosa in comune con la poesia: un rapimento estatico; e inoltre in comune ha pure l’atmosfera che l’avvolge: il silenzio della notte. Spesso le poesie vengono di notte ed è di notte che, dice il poeta: “Silenzio! / Cala il buio intorno / e la notte bussa per entrare”. Altrove: “Nel silenzio ascolto la voce del mio cuore…/ Aspetto il momento migliore per parlare ad essa; / nella notte è attenta, libera, / può esprimere se stessa / risuonando nel profondo”. “Amo stare con te di notte / quando il buio fa tacere ogni cosa / ma non la tua voce.” L’atmosfera pure favorevole alla preghiera è quella della chiesa, quando vi si entra e si gusta il raccoglimento interiore cui essa invita: “Taci, / parla il silenzio / nel buio luminoso della vecchia chiesa”. La chiesa è il luogo proprio del sacerdote, la sua casa, da trattare con venerazione: “In punta di piedi / entrai, / timoroso di rompere il silenzio / e l’incanto del luogo sacro”. Là “Raggi di luce mi stordiscono/ e scruto in me / il Tuo dolce Volto”.

La ricerca di Dio è stata ed è la meta agognata, anche se non si esaurisce mai nella vita. “Inconoscibile e Beatissimo Dio, / sorpresa d’amore e abisso di dolcezza, / a Te appartiene la mia esistenza… / Beato chi contempla la Tua Maestà /e mai la comprende.” Certamente l’uomo non potrà mai averne la conoscenza piena, perché Dio è infinito ed è mistero. Basti pensare alla Santissima Trinità! Però ne può fare esperienza nel suo cuore nell’ incontro con la persona di Gesù. Così infatti prega il nostro poeta: “ Che io Ti conosca, / mio Dio, / e io diventi esperienza di Te”. La Madonna, che è colei che conduce a Gesù, ha un ruolo determinante. E a Maria di Fatima così si rivolge: “Mi perdo nel desiderio / di contemplare il tuo volto, Madre: / il mio cuore si spezza / nel desiderio/ e mi prende un’intima nostalgia / struggente” e aggiunge: “Madre dolcissima, / ogni attimo, ogni lacrima, / momenti eterni / che già appagano / la mia malinconia”. La ricerca di Dio, però, pur sapendo l’uomo che mai si può saziare, nel poeta prorompe in un atto di decisa volontà quando così si esprime rivolgendosi al Signore: “Voglio la tua bellezza tra le mie fragili mani”.

Bellezza di cui Don Alessandro Buccellato ha fatto già esperienza nella contemplazione della natura. “Bellezza naturale che tanto mi attira.” Già da piccolo per lui “Era il miglior divertimento / saltellare sugli scogli… / dominare il mare dall’alto”. E in quel gioco forse c’era già il presagio della sua vocazione: “Gioia profonda / l’incontro con l’ignoto / chiuso / nell’infinito azzurro del mare”. In quel che confida di prediligere della natura sembra esserci già in germe la sua chiamata: suscitare la redenzione: “Cerco l’aria fresca del mattino / la luce fioca del crepuscolo / oltre l’albero di pino, / e il profumo dell’olivo, / nella natura ricca risvegliata”. Don Alessandro Buccellato è ligure, precisamente di Genova: “Nella terra che amo mi sono fermato / per contemplare, / riempire gli occhi di colori”. Ama la sua terra ama il mare ed ama il bosco, la cui predilezione è proprio degli spiriti contemplativi: “Il bosco…/ Prati e foglie / accompagnano i miei dolci silenzi”.

La fede, si sa, è una fede incarnata, e lo è tanto più per un sacerdote. E perciò non può mancare nella sua poesia l’elemento umano, che non è mai elemento a sé, come avulso dal contesto della fede, ma ne è parte integrante. Appunto perché una fede disincarnata non è fede. Il nostro poeta conosce bene il mondo, tanto più come sacerdote, attraverso il sacramento della Confessione. Conosce del mondo la condizione in cui versa oggi e perciò consiglia: “Non provare a contemplare il mondo, / ora che è distrutto e illeggibile. /…/ Ti apparirà capovolto. / sordo e sfigurato. / Non è più il tuo mondo, né il mio”. E “Cuore perduto è quello di chi non vede / perché nuvole oscurano l’anima / quando il mondo interiore / è inzuppato di tenebra oscura”. Però egli ha una risorsa: “Canto una storia al tuo cuore assetato / perché sia pieno di propositi buoni / traboccante di intense luci interiori…/ Ho per te una storia che finisce bene”. Questo forse il Signore ha detto a lui , ma lui lo ripete ad ogni uomo, che è nel dubbio e nell’errore. Il poeta ha un sogno: “Sogno l’uomo buono, pacifico, capace di amare.” E spera che tutti siano come amici tra cui si odano “parole come musica / cuori uniti. / Uniti in Te, / in Te sempre presente, / in Te amore ardente, / in Te con Maria, / dolcissima Madre Mia”.

La ricerca di Dio ha il suo sbocco con la morte; solo allora Lo si potrà vedere in pienezza. “ È il viaggio del cuore che ritrova riposo, / cammino dell’anima che si ristora finalmente / e trova casa”. “Ben fatto e ben compiuto, / ti si dirà, / allora camminerai a testa alta, quando / bagliori ti accompagneranno e la luce ti farà sua”.

Il libro è dedicato alla sorella scomparsa. “A te, sorella, mia, / che vivi nel cuore/ nel mio come in quello di Dio / …A te, che mi hai insegnato a non contare il tempo / a bere il momento / di questo profondo incontro.” E innalza un inno di ringraziamento a Dio per la sorella che gli ha fatto vivere. “Io canto, / con le parole, / un grande inno di lode: / l’esperienza della tua e della mia vita / in Dio infinita!”.

Maria Elena Mignosi Picone

 


Alessandro Buccellato nasce a Genova il 21 maggio del 1966. Entra nel seminario diocesano, a Genova, nell’ottobre del 1978. Si laurea in Teologia presso la Facoltà Teologica del Seminario di Genova nel 1991. Nel maggio 1992 viene ordinato sacerdote. Consegue la Licenza in Teologia Spirituale presso l’Istituto Teresianium in Roma nel 2000. Attualmente è parroco presso il Santuario della Natività di Maria Santissima a Genova. Ha pubblicato il libro di saggistica religiosa I colori dell’anima (2009) e la silloge poetica Amore e verità (2014).


Don Alessandro Buccellato, Chiamati a Dio, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-33-6, mianoposta@gmail.com.

 

 

2 commenti:

  1. Grazie Maria Elena, Gentilissima! Dio la benedica.
    Don Alessandro

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  2. Ho gustato questa lettura sobria e aderente ai versi bevendo da questo incontro, come dice nei suoi versi Don Alessandro. Proprio ieri dicevo ad un amico che anche secondo me la poesia è preghiera. Forse non rappresenta ciò che è esattamente il nostro animo, ma l'aspirazione a essere in armonia. In parole povere a ritrovare l'assetto verticale col divino. Chi prega di più di un peccatore che anela la redenzione? Grazie.

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