Bernardino
e il Mare
Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade
Il gelo aveva indurito il suolo roccioso, il ghiaccio
rendeva pericoloso ogni passo.
Prima toccò alla Mora; si udì un beeh prolungato all'infinito, mentre lui e l'altra capretta erano
ancora lontano.
Panna prese ad arrampicarsi con tenacia , come se volesse
portare aiuto alla compagna, ma l'uomo, che non aveva la stessa agilità, quando
raggiunse l'apertura del burrone si
accorse che era ormai tutto finito.
Giù, giù dove iniziava una specie di gomito tra le pareti
di rocce taglienti giaceva immobile un mucchietto bianco nero.
Bernardino urlò, urlò forte e angosciato, l'eco risuonò in
tutte le valli sottostanti, ma nessuno si avventurò fino all'alpe.
*
Così Bernardino ha perso le due caprette, l'unico suo
motivo di vita.
Ricorda le giornate
trascorse insieme, in perfetta compagnia , anche se ciascuno di loro impegnato
a vivere al meglio le ore della propria esistenza.
Panna e Mora
strappavano le piccole radici tra
le pietre, ogni tanto sollevavano la barbetta
per fare un beeh che echeggiava nell'aria e si ripeteva nel cuore di Bernardino... ; lui lo
interpretava a suo modo , ma sempre come
segno di gioia.
Appoggiato al bastone da lui stesso intagliato, guardava
lontano, dove nei giorni di sole vedeva splendere un azzurro che non era cielo.
Non aveva mai visto il mare, ma sapeva che era una immensa distesa d'acqua
senza né principio né fine.
Ogni volta era un sospiro:
"vorrei scoprire dove
finisce il mare. ..,un giorno partirò e
lo scoprirò."
E quel giorno venne.
*
Il sole appena sorto illumina le cime , mentre le valli sottostanti sono ancora nella
penombra che avvolge le selve in quel blu-viola che sa di triste.
Bernardino ,
seduto sopra un vecchio tronco di abete che da sempre è
compagno delle sue riflessioni, ha tanta incertezza nel cuore. Una forza antica lo trattiene all'Alpe. I
profumi, i colori, i suoni , l'aria stessa, tutto quello che è vita a
quell'altezza non ha l'uguale, anche solo scendendo al borgo storico, ormai quasi deserto. Panna e la Mora
erano creature di quel mondo e lì resteranno per sempre. La neve coprirà ogni cosa, anche il ricordo, a lui resterà
solo la morte nel cuore. Perché restare?
Un bagliore lontano gli rammenta una vecchia promessa.
E' con un sospiro e cuore pesante che Bernardino si stacca
dalla Baita e prende a scendere il monte. Porta con sé i pochi ricordi di una
vita di solitudine e il nodoso bastone
intagliato mentre sorvegliava le
sue caprette al pascolo.
**
***
E’ la prima notte di Bernardino davanti al mare.
Nel paesino di pescatori ha creduto di riconoscere il
respiro della Natura, diverso da quello
che ricordava, ma ugualmente amico.
Il mare è davvero immenso, bello e forse infinito.... Gli sembra che nasconda un mistero. Resta a guardarlo a lungo, senza un pensiero.
Non sa.
Nel cuore della notte un forte fracasso lo desta
all'improvviso.
Si è spalancata la finestra e un forte colpo di vento entra
da padrone, mette a soqquadro gli oggetti prima di uscire con sibili e
schiocchi.
Bernardino si tira la coperta sul viso; la stanza è illuminata dalla luna calante, il
cielo è stellato , ma fuori infuria la bufera. Lui è abituato ai temporali di
montagna accompagnati da pioggia tuoni e raffiche di vento, ma questo vento
impetuoso , improvviso e invadente non lo conosce.
Si alza per chiudere la finestra e vede uno spettacolo mai visto prima.
Il mare urla insieme col vento, a brevi intervalli solleva alte colonne spumose che oltrepassano la scogliera e finiscono con fragorosi schianti sulla strada
buia.
Ricorda lo scoppio
delle saette che si scaricavano contro
gli abeti, talvolta dando origine
a piccoli incendi che la pioggia
subito spengeva. Quelle
tempeste però erano inverno, bastava che uno chiudesse bene porte e finestre e, davanti ad un bel fuoco nel camino, si
sentiva subito al sicuro.
Bernardino è curioso, vuole
andare a conoscere quel vento nuovo che in una notte di luna
osa spalancare le finestre per
entrare a spaventare chi dorme
tranquillo. Si veste preso da un'ansia strana.
Sulla battigia c'è
una barca che la risacca porta avanti e indietro come per gioco.
Lottando contro la forza del vento di mare, l'uomo avanza. con mossa abile e veloce afferra l'orlo della barca quando lo scafo raggiunge il suolo sabbioso e lo
tira a sé. La barca ora è
in secco, fuori dalla danza delle onde .
Tutto intorno è un vortice di sabbia, quel vento è in
guerra non solo con il mare, ma contro la terra, contro qualsiasi oggetto o persona che si trova sul suo cammino. Un vento quasi estivo che urla come fosse la
Bora di Gennaio.
Da dove mai viene quel vento?
Bernardino è davvero curioso: decide di fermarsi sulla spiaggia per cercare di saperne di più.
L'interno della
barca è asciutto; lui si adagia sul fondo e guardando il cielo stellato ascolta
la voce del vento.
***
Un tocco leggero
sulla fronte, come se una piuma si fosse
posata per una carezza. Bernardino
si solleva un poco per appoggiare
il gomito sull'orlo della barca e incontra un qualcosa di morbido e liscio , come un velluto.
E' un corpo di donna, seminudo, col volto velato che
splende attraverso la trama leggera. Sembra sorridere.
- Chi sei? chiede Bernardino.
-Nessuno, risponde
la voce.
-Ma perché sei qui?
- Per rispondere alle tue domande - dice
la voce con dolcezza. - Se vuoi andare dove finisce il mare sali sul mio
dorso e ti porterò laggiù.
-Prima dimmi , ti prego, Nessuno : Cosa trovo dove finisce
il mare?
-Le tue caprette ti aspettano là .
Bernardino è scosso
da un brivido forte. Si desta. Si
guarda intorno .
Il vento è cessato. L'aria è tranquilla. Il mare respira come se dormisse .
Ha dunque sognato? Perché si trova dentro una barca?
Ma quella
voce, quel corpo accanto al suo che non
ha lasciato traccia, quel volto sorridente
dietro un velo... Poi ricorda le
parole: "..io ti porterò laggiù.."
e poi :
" le tue caprette ti aspettano là.".......
Le prime luci dell'alba schiariscono il cielo e la terra
; si illumina la superficie del
mare. L'acqua è celeste chiaro , così come il cielo. Ora il cielo e il mare
hanno lo stesso colore ..Ecco : il mare finisce dove comincia il cielo
! .Dunque il cielo e il mare sono la stessa cosa, l'uno dentro l'altro , come la vita e
la morte .
Sul fondo di una barca Bernardino si accorge di avere ritrovato l'amico di sempre , il vecchio tronco di abete dove sedeva per abbandonarsi ai tanti pensieri , alle innumerevoli domande senza risposta.
Seme mio d'amore,
RispondiEliminaquella di Bernardino è una tua tipica narrazione utopistica, favolistica
sulla scia del realismo magico di Calvino. D'altronde, amica mia bella,
la favolistica rappresenta la madre putativa di ogni popolo, soprattutto
se trattata con tale profondità e ricerca di senso. Il tuo personaggio nasce sulle Alpi,
le ama, ma sente che la sua sete di conoscenza non è appagata e si avventura
nell'ignoto per provare a comprendere l'incomprensibile, ovvero l'immensità, l'imprevedibilità,
e il mistero infinito della distesa marina. Bernardino incarna l'ulissismo, inteso solo
come volontà di viaggiare, di scoprire, che esiste in ogni essere umano. Lui non auspica
il ritorno... vive l'eterno attimo del dubbio, altro elemento magico che coinvolge e commuove.
Un tuo gioiello! Sei oltre le stelle, toc ad eden
Ti stringo forte forte forte insieme al nostro inimitabile Mentore!
Ringrazio col cuore il prezioso amico Nazario per la sempre attenta e sollecita pubblicazione del mio racconto.
RispondiEliminaEdda Conte
Ringrazio l'amica mia carissima Maria Rizzi per i suoi bei commenti( e lusinghieri)...; del resto noi due siamo un "tandem" bene affiatato, e corriamo insieme, sempre d'accordo.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Edda (da lei detta "Seme d'amore" Wow!)
Edda Conte con la consueta elevata capacità artistica nel narrato, ci offre una riflessione descrittiva molto interessante. La storia di Bernardino e il mare infatti travalica ogni riferimento fabulistico per approdare ad una dimensione inaccessibile come la circolarità dell'Essere, che si ritrova nel "prima e dopo" di ogni esistenzialità permanente.
RispondiEliminaBernardino perde sue caprette Panna e Mora, ma riacquista il forte desiderio di lasciare un ambiente terrestre (ora deludente) per cercare l'infinitudine del mare che non si circoscrive mai.
Il desiderio è il tema centrale del rapporto dell'autrice con la natura essere dipendente elevandosi a finalità ontologicamente circolare (come detto) dove la vita e la morte vivono insieme, avvicendano ogni istante, intrecciano nascita, sviluppo, terreno, per ritornare all'origine.
Non esiste soluzione di continuità, la voce del nulla annuncia l'identità (cielo e mare) e l'attesa del mistero svelato o dell'incontro programmato.
Un narrarsi quindi raffinato, ricco di temi e passioni, omogeneo dall'inizio al termine, celebrativo della profonda posizione dell'Essere che regola ritmici, sentimenti dell'autrice in un finale ecologico sorprendente (il vecchio tronco di abete).
Edda è artista vera e si manifesta in ogni sua espressività poetico-narrativa.
Edda carissima. A volte succede che, provando una emozione, non sono in grado di esternarla al meglio con parole che, pur gridando, restano zitte e solo nel mio sentire. Questo accade quando leggo, con la voracità di conoscerne l’epilogo, i tuoi racconti che traboccano di emotività e di metafore di vita e per chi li legge, diventano proprie, per esperienze vissute, forse, o nella speranza di concretizzare sogni riposti nel cassetto alla ricerca della conoscenza, come nella situazione di Bernardino.
RispondiEliminaDi recente un amico mi ha donato una poesia dal titolo “Chi siamo, dove andiamo ?” Così recitano i versi conclusivi:
“… dove vai ?
Vado dove va il mare ?
E dove va il mare ?
Il mare va dove nasce il sole.
E dove nasce il sole ?
ll sole nasce dove muore l’ombra”
Il protagonista del tuo racconto è attore di sogni allegorici, alla ricerca di nuovi lidi sotto altri cieli, come ognuno di noi, forse, o come il viaggiatore della lirica di konstantinos Kavafis nel viaggio alla volta della sua metaforica “Itaca”.
Che altro dire, Edda mia…
Se il precedente racconto mi ha entusiasmato, questo ha toccato le corde del mio cuore trascinandomi nella visione della tua immaginifica fantasia
Facendomi parte viva del racconto, ho percepito , come Bernardino, il profumo dei suoi monti e la salsedine portata dalla brezza di quel mare, immenso a lui sconosciuto, e con l’insegnamento del tuo racconto di vita, ho immaginato di poter lasciare, forse anch’io, orme profonde su quella battigia.
Un caro abbraccio a te e un saluto particolare al nostro Condottiero Nazario.
Lino D’Amico