mercoledì 19 maggio 2021

Invio questo mio pensiero sulla lirica di Leopardi. 

Maurizio Donte

 

 

Maurizio Donte,
collaboratore di Lèucade

Una delle liriche più brevi dei Canti di Giacomo Leopardi, quella dove il poeta tocca l'abisso più profondo della disperazione, del suo pessimismo cosmico. 

Già si nota dalla punteggiatura che frequentemente spezza i versi, e nell'uso dell'enjambement stesso, che lungi dal collegare i periodi, isola i pensieri, dando loro potentissimo rilievo. 

Al di là del contingente motivo che lo mosse a scrivere questa lirica, parte dei 5 canti del "ciclo di Aspasia", per la cocente delusione amorosa per la fiorentina Fanny Targioni Tozzetti, Leopardi eleva un canto universale, non già legato solamente alla constatazione del suo aspetto disprezzato per le sue infermità, già visto altrove, " Quella gran parte dell'uomo, che è il corpo", e alla delusione amorosa. 

Leopardi è altro, ben altro: lui concepisce pienamente la tragedia umana, echeggiando nella chiusa" l'omnia Vanitas" del libro Sapienziale della Bibbia forse più famoso: il Qoelet. A che giova all'uomo tanta agitazione, l'affannarsi nella vita per molte cose, per poi morire? Questo credo sia in estrema sintesi il pensiero che lo mosse a scrivere questi versi... Non so quanto vi giocò anche la delusione riportata per il quarto posto "meritato" (si fa per dire) in un concorso poetico che si tenne proprio in Firenze, sotto l'egida, (ahi noi, che onta, quale macchia indelebile)  dell'onegliese (Imperiese) Gianpietro Vieusseux, ma certo le concomitanze furono molte. Malattia, delusione amorosa, incomprensioni letterarie, il suo stesso ateismo che gli precludeva ogni futura speranza. Non possiamo certo negare la ragionevolezza delle sue affermazioni, peraltro, dato che al di fuori di un'ottica di Fede,( che  si ricordi essere un dono che non tutti hanno) , quella descritta in questi versi scolpiti, di un tragico, eroico pensiero, non più titanico come altrove, ma stanco e deluso, è veramente il compendio della nostra vita, nella sua ottica terrena. Chi di noi non ha vissuto il momento descritto qui dal Poeta? L'amarezza, la delusione per un amore non corrisposto, la stessa sensazione di cupa disperazione per il disprezzo ricevuto per le opere che pure si sapevano ben degne ( e qui il monologo di Shakespeare nell'Amleto riecheggia potente). Ed è appunto in questo che si distingue il grande poeta: la grandezza nella poesia risiede proprio nel rendere universale il sentimento dell'autore. Nessuno, difatti, può restare indifferente davanti alle parole di Giacomo Leopardi, che pur reietto, disprezzato da molti nella vita al punto da farsi "rimoto alla campagna", veramente come un passero solitario,  andò cantando fino al morire del suo giorno, e oltre, molto oltre, come tutti sappiamo. 

(Maurizio Donte) 

 

A se stesso 

Giacomo Leopardi

 

Or poserai per sempre,

stanco mio cor. Perì l'inganno estremo

ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,

in noi di cari inganni,

non che la speme, il desiderio è spento.

Posa per sempre. Assai

palpitasti. Non val cosa nessuna

i moti tuoi, nè di sospiri è degna

la terra. Amaro e noia

la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

T'acqueta omai. Dispera

l'ultima volta. Al gener nostro il fato

non donò che il morire. Omai disprezza

te, la natura, il brutto

poter che, ascoso, a comun danno impera

e l'infinita vanità del tutto.

 

3 commenti:

  1. In Maurizio Donte l'amore e la conoscenza della poesia tout court non si smentiscono mai ;
    ecco un pensiero conciso ma perfettamente pregnante sulla figura di Giacomo Leopardi, insieme con una precisa nota di commento sulla lirica qui presentata che, pur nella sua pienezza ontologica, non è tra le più conosciute del grande Recanatese.
    Un plauso.
    Edda Conte

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  2. grazie Edda, e grazie al professore che ci ospita sempre sulla sua magnifica isola

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  3. In questo monologo con se stesso, Leopardi veste i panni di un tragediografo greco-antico. Leopardi, in effetti, era nel suo intimo, per formazione culturale e per sentimento, un aedo antico, e la sua voce viene proprio da quel tempo...

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