SALITA AL MONTE STELLA
Elea non dev’essere molto distante da Salerno, provincia d’origine del poeta Luigi Fontanella, di cui ho letto con emozione la raccolta dal suggestivo titolo “Monte Stella”, riferito a un luogo chiave della memoria. Una raccolta divisa, quasi ritmicamente, in quattro tempi (più un epilogo), con una trama sospesa tra memoria e immaginazione. Il Monte Stella è il vertice di questa memoria, per cui mi piace immaginare qui di percorrere una “salita al Monte Stella” (simile, laicamente, alla salita al Monte Carmelo di Giovanni della Croce) , dove ritrovare le origini metafisiche di questa poesia.
Ma siamo in Magna Grecia ed Elea ad ogni modo era la sede, intorno al VI-V secolo avanti Cristo, di una importante scuola filosofica fondata dal venerando - e terribile, si diceva - Parmenide. Questo filosofo è noto per essere stato il fondatore del “principio di non contraddizione”, secondo cui A è uguale ad A e non è non A, ovvero del principio base della logica. Da qui ricavava che l’Essere è e non può non essere e che il non essere non è e non può essere, ed era difficile tenergli testa. Luigi Fontanella se fosse vissuto a quel tempo, molto probabilmente si sarebbe tenuto alla larga da quella scuola o, se ne avesse fatto parte, sarebbe stato sicuramente un eretico, come un certo geniale Zenone, inventore dei famosi paradossi costruiti per dimostrare tutto e il contrario di tutto. Perché per Fontanella, forse più vicino al pensiero di Eraclito e come per la poesia che si rispetti, il principio di non contraddizione non esiste, o meglio si capovolge facilmente nella contraddizione, se ogni fenomeno fluttua continuamente tra essere e non essere, tra verità e sogno, tra realtà e immaginazione appunto, senza mai trovare una sua veste stabile e definitiva. Nei suoi versi incontriamo infatti uomini e fantasmi allo stesso modo incerti tra sostanzialità e trasparenze, soltanto per un attimo intrappolati nel tempo e liberi di vagare tra un luogo e una suggestione, tra un passato irrecuperabile e un presente precario, ma con la forza di chi ha fatto della memoria, mescolata con i colori dell’immaginazione, il proprio vessillo, ovvero il salvacondotto che apre le
porte della mente e del cuore (soprattutto), mentre ci trasporta nei percorsi surreali del nostro passato.
Perché di ragioni del cuore si tratta, come direbbe Pascal, di affetti profondissimi vissuti dal singolo autore, eppure universali, nella parola che evoca le immagini più strane e insolite, eppure così intime e familiari, come un cortile, una piazza, un gioco, o “un richiamo di capelli e sorrisi, da un balcone all’altro” …
E questo anche quando la biografia dell’autore ci trascina da un continente all’altro, cambiando improvvisamente scenario, perché di sentimenti sempre si tratta, in ogni tempo e in ogni luogo, declinati dal linguaggio risonante della parola evocativa che emerge con la memoria, quando si è immersa nel mare dell’immagine. Ma che rapporto c’è tra memoria e immagine se non quello creato dalla stessa immaginazione che trasforma e trasfigura ogni cosa o persona, pur rimanendo assolutamente fedele all’attimo che l’ha suscitata?
Ed ecco che sfilano i volti di persone care scomparse o quanto mai vive e fonte di gioia ( come la figlia Emma), oppure solamente note - ma che hanno toccato l’anima del poeta (come Marilyn) - anzi girano come su una giostra, come nella” vita in cerchio”, titolo suggestivo del secondo tempo della raccolta, dove si affaccia forse l’ipotesi dell’eterno ritorno, dove nulla ha inizio ma nemmeno fine e sia la vita che la morte appaiono come un’illusione interminabile o come un presente dove tutto confluisce.
Così ogni cosa si sfuma e si alleggerisce, e le stesse ginocchia si fanno d’aria e le parole stesse si sciolgono con la pioggia che sostituisce le lacrime, come in quelle notti in cui finalmente si comprende che” la vita, non più ombra che cammina, altro non sia che amare” (A Irene).
Oppure sognare, quel “sognare smerigliato” che si volge al volo di un uccello ed in quel volo identificarsi con lo spazio, quello spazio che è respiro, o talvolta anche un pensarsi al di là dello
spazio e del tempo, dove è possibile immaginare anche l’incontro tanto aspettato, quello col padre amato e indecifrabile, scomparso troppo presto.
E allora il nostro impagabile poeta può anche ripassare da Elea e riprendere a dialogare con Parmenide, quando si accorge di aver scoperto che nulla scompare veramente e che, come ricorda Emanuele Severino, “Tutto è eterno" ossia che “anche alle cose e alle vicende più umili e impalpabili compete il trionfo che si è soliti riservare a dio.” Forse semplicemente perché il mistero umano ha in sé il divino. E di questo non può occuparsene solo la filosofia ma anche e soprattutto la poesia.
Giusy Frisina
Splendida disamina drisina del "Monte Stella" di Luigi Fontanella, un opera verticale, che riporta la Nostra ai cari lidi filosofici. Da Parmenide, rigido nel suo pensare, si spostato a Eraclito e alla sua teoria affascinante e ricca di contrari... sicuramente più vicina alla vita. Una pagina di alta, originale poesia e di esegesi matura. La mia amicantica si rivela sempre più ricca di idee e spunti di riflessione. Ringrazio lei è il nostro Condottiero infinitamente caro ai cuori di entrambe.
RispondiElimina