giovedì 16 giugno 2011

Da "Il fatto di esistere", Lineacultura, Milano 1996



Luglio

E mi giunge acuto il canto
di stridenti cicale
portato da brezze di sale
lente, affannate di calura
giù per la radura lucente;
mi trai nel solito stradone
tra spalliere bruciate,
contornate d’acre fragranza di grano,
e ancora i convolvoli agresti,
i sesami, i papaveri
sparsi dintorno:
gocce di sangue disciolte
sui fulvi vestiari
o di latte
da mammella divina cadute;
dondolio di vespe
sulla tua fronte
tumida di sudore
sulle ore di una pigra clessidra.

Attendo paziente
uno spento languore
di fiori essiccati sulle reste
del tuo letale calore.





Inventavi ginestre

E il tonfo cupo
sul sentiero
di rene bruciate
e attorno
gli stessi scarni sospiri
di pruni
destinati a vibrare
ad arie graffianti di mare
e attorno
le stesse foglie grasse
spavalde
per perizia incurante
di vivere aride;
nel cielo
spruzzato di gocce di sale
gli stessi lamenti
e il tonfo cupo
sul sentiero
che mi vede straniero
senza te.

Tu inventavi ginestre
ove steli essiccati
vedono
polverizzarsi boccioli
da soffi di vento
dispersi
su arene di sale.






























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