giovedì 11 agosto 2011

Nota alla Silloge Scacco al re, di Maria Ebe Argenti

Premio Il Portone, Pisa 2011
Secondo Premio
a
Maria Ebe  Argenti
Per la silloge
Scacco al re

Dalla lettura della silloge di Maria Ebe Argenti risalta chiara la malizia tecnico-fonica nel trattare il verso in tutte le sue varianti. A dominare il tutto è un endecasillabo nutrito di scintillanti creazioni verbali, di immagini luminose di cielo e di luce, dove i contenuti, fortemente vissuti, e dettati da un sentire immediato, spaziano toccando i vari tasti del pentagramma dell’anima. Dal Canto del ritorno, a La piccola foglia (vera impennata lirica di grande impatto per il suo accostamento all’essere e ai quesiti dell’esistere), dal Fascino di vita, a Perché questo dolore. Un tocco leggero di tristezza, ed un leggero pessimismo (terriccio fertile in questa poesia) riportano a una speranza di dare scacco al re, anche se la malinconia del cielo non è rallegrata dalla danza della natura. E la natura con le sue sottili sfumature rappresenta, metaforicamente, i vari stati d’animo dell’autrice. E’ nei suoi colori, nelle sue esplosioni estive, nelle sue decadenze autunnali, che la poetessa ritrova se stessa, ritrova la sua forza lirica: le ortensie hanno strane colorazioni, gli azzurri e i viola sfumano le rose. Questo autunno coi suoi colori stanchi, e romantici, ci chiama a meditare: “Sul sentiero di timo e di lavanda / a grandi macchie nel terreno erboso / rallento il passo e medito il riposo”.  Il registro della tessitura della silloge è immediato, comunicativo, arrivante; le assonanze, le consonanze, le allitterazioni, e le diverse figure stilistiche sono di evidente supporto alla musicalità, già insita, per natura, nel fluente dipanarsi degli endecasillabi.     


 Nazario Pardini
Arena Metato 11/07/2011


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