venerdì 7 aprile 2017

N. PARDINI: "COME VENERE A SETTEMBRE"




Come Venere a settembre


Dal mare blu, mentr’io miravo intento
il concerto degli organi del cielo
e degli oceanici spazi, spiccò
il vivido splendore di marmorea
bellezza giovanile. I lunghi crini
sincronici con l’acque speculari
ai golfi di Citera, erano avvinti
al seno di corallo e ai fianchi eburnei
che il mare partoriva. Già ti amai
perlea dagli occhi chiari. Erano i giorni
nei quali mi trovavo a rimirare
le mitiche scogliere. Ed incosciente
immergevo nel cerulo frullare dei marosi
il senso di pochezza                
per affogare l’anima. Fu un fremito
il suo morbido apparire al mio stupore.
“Eccoti amore” appena mormorò
muovendo rosee labbra con sottile
malizia sensuale. Io trasalii
ed intonai le rime di superba tensione
al profumo di donna
che attorno diffondeva. Ventilò
lo spirito del canto delle Grazie:
- Una ninfa scorrea lungo il creato
a fecondarlo, e di Natura avea
l’austero nome…  -
E lei dolce divina recitò
attorno alla Natura delle cose
i versi che il poeta le donò:
- Madre d’Enea, desio d’uomini e numi,
alma Venere... -
Giorni e giorni innocenti nei sentieri
dei pini e degli allori si donò
al mio immemore seno; vissi solo
di lei. Mi ricopriva coi capelli
lunghi e fluenti quali i biondi steli
dei grani mossi dai respiri estivi.
Ma fu settembre: il mare si faceva
sempre di più verdastro, ed il fogliame
cadeva color rame sui suoi fianchi
coperti appena da una veste rosa
che le donava il cielo per pudore.
Abitavamo selve di Citera
folte e selvagge. Appena la stagione
disseminò dintorno le memorie
dei gracili fogliami e il vento freddo
stava per sopraggiungere, lo zeffiro
pietoso si levò.
Stormivano le fronde degli abeti
per cedere il vestiario olivastro
alla sua nuda bellezza.
L’avvolse nel respiro e, con dolore,
la sottrasse ai miei spasimi. Nell’isola
di Cipro la rinvenni. Indifferente
ornava di fulgore i suoi dirupi.



3 commenti:

  1. Levità, incanto l'incanto dell'isola di Citera,dalla quale è nata Afrodite.Un piccolo scoglio tra il Peloponneso e Cipro, scoglio denso di spiagge bellissime e perennemente avvolto dalla luce. Una
    terra ancora ricca di storia e leggende - a cominciare da quella della dea - di cui terremoti e guerre hanno lasciato pochi frammenti ricchi di fascino. Nazario tesse una tela d'amore sull'isola della dea con la donna d'ogni suo tempo
    " Fu un fremito
    il suo morbido apparire al mio stupore.
    “Eccoti amore” appena mormorò
    muovendo rosee labbra con sottile
    malizia sensuale".
    Ed è delizia seguire gli acquarelli dei suoi ricordi, il cantico della vita in divenire... La musica, incessante, rende la lirica quasi un poemetto. Endecasillabi spezzati, ritmo e luce. Luce che abbaglia, che rende visibile l'isola, tra il Peloponneso e Cipro, e dona il senso assoluto dell'Amore, della sua anima vergine e sublime,immortalata tra la terra e il mare. Grazie, Nazario. Stupisci e coinvolgi.
    Maria Rizzi

    RispondiElimina
  2. Sei grande, Maria, con le tue immersioni in mari di sublimanti accostamenti critici, zeppi di memorie e di fascino interpretativo.
    Un abbraccio
    Nazario

    RispondiElimina
  3. E' bello potersi immergere in questo prezioso "mare blu" e in questi meravigliosi versi che sorgono dal mistero dell'amore e del desiderio. Grazie Nazario. Un caro abbraccio.
    Sonia Giovannetti

    RispondiElimina