martedì 12 novembre 2024

Clara Schiavoni - "La Cupa Fiamma" Cleofe Malatesta Principessa di Mistrà

 

A Cleofe

e a tutte le persone che la amano

 

Inizia con questa dedica di amorevole riconoscenza da parte della scrittrice Clara Schiavoni alla sua protagonista, Cleofe Malatesta, il romanzo LA CUPA FIAMMA, che ha come protagonista una giovanissima donna chiamata a testimoniare con la sua vita e con le sue scelte pagine della Storia nei primi anni Trenta del 1400, anni cruciali per il mondo Occidentale, anni che con il loro corso hanno determinato la storia a seguire, fino ai nostri giorni.

La storia di Cleofe è una delle tante piccole, grandi storie sconosciute ai più, piccola storia che, come goccia di un fiume invisibile, alimenta il grande oceano della Storia dell’Umanità, quel grande oceano sul quale navighiamo sconnessi.

Siamo nei primi anni del 1400, e l’Impero Romano di Oriente è un malato debole e sfibrato dalle continue invasioni Ottomane, sempre più incalzanti e aggressive.

La Chiesa Romana è divisa e indebolita dallo scisma che vede il papa di Roma e il papa di Avignone litigarsi il soglio pontificio e il bene di Dio sulla terra, e non ha la forza, né forse la volontà o la visione intellettuale di fermare l’esercito musulmano che invece avanza inesorabile verso Costantinopoli.

Nel 1417 interviene Sigismondo del Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, con il concilio di Costanza a risolvere lo scisma di occidente, proclamando papa Ottone Colonna, passato alla storia con il nome di Martino V.

Papa Martino V è un uomo politico e lungimirante, capisce che non può tralasciare la questione di Oriente, che deve fermare l’avanzata degli Ottomani, perché Costantinopoli è pericolosamente vicina al mare Adriatico, a Roma e all’Occidente tutto.

La sua idea è molto pratica: lui salva l’Impero Romano d’Oriente dagli ottomani con l’aiuto dei potenti principi e re cattolici e l’imperatore bizantino gli restituisce la chiesa di oriente, che si unisce alla sua e diventa una unica chiesa, sotto il potere temporale di Roma.

Il matrimonio tra le due Chiese e la difesa dagli Ottomani, passano per l’unica strada possibile a quei tempi: un’alleanza sancita da un altro matrimonio, anzi, in questo caso, da due.

Le prescelte sono Sofia di Monferrato che andrà in sposa a Giovanni VIII, figlio di Manuele II e futuro Basileus, imperatore d’Oriente, e Cleofe Malatesta, imparentata con Papa Martino stesso, che andrà in sposa a Teodoro II Paleologo, già Despota della Morea.

La tela è stata intessuta, le due ragazze sono il mezzo, il filo che unisce S. Pietro e Costantinopoli, passando per Brescia, Rimini e Pesaro.

Cleofe all’epoca ha quindici anni, è bella, intelligente, acuta, curiosa, colta e raffinata. Approda con Sofia a Costantinopoli e lì conosce il suo futuro sposo, Teodoro II. I due si sposano il 19 gennaio 1421, insieme a Sofia e Giovanni VIII, in S. Sofia, a Costantinopoli, la moderna Istanbul.

Dopo la cerimonia le due ragazze si separano, Cleofe, che ha già lasciato la famiglia alla quale è legatissima tra Rimini e Pesaro, ora si divide anche da Sofia con la quale ha condiviso il viaggio verso la sua nuova vita.

Mistra

Primavera del 1421

 

“Lasciato il porto di Monemvasia pieno di galee veneziane, Cleofe e il suo corteo sono approdati nella Laconia, che i Veneziani hanno chiamata Morea per la sua forma simile alla foglia del gelso, e di piantagioni di gelsi è ricco il territorio dove si produce la seta (….) È una giornata in cui il sole fa risplendere le foglie argentee degli oliveti che riempiono la vallata percorsa, scalda le viti che attendono nuova vita e i campi in cui il verde novello del grano, dell’avena, dell’orzo e del miglio si lascia accarezzare dalla brezza leggera; in lontananza le macchie scure dei boschi, e su tutto regna quel particolare azzurro del cielo che dà il senso di ampiezza, di infinito.”

 

La attende Mistrà, detta “la Pompei Bizantina”, capitale della Morea, alle pendici del monte Taigeto, vicino all'antica Sparta. La attendono il suo matrimonio combinato, il suo sposo dall’animo inquieto, e la trama che per lei ha ordito papa Martino V, per farle salvare il mondo occidentale.

Cleofe porterà avanti con coraggio e infinita caparbietà tutte e tre le cose, piccola messaggera della Storia dell’umanità, principessa di una storia dal finale ingiusto.

Morirà nel 1433 a soli 28 anni, in circostanze misteriose. Morirà probabilmente battuta da quelle due Chiese che con la sua vita avrebbe dovuto unire e che pretesero, forse, la sua vita come prezzo per non unirsi. Dopo questo primo tentativo, infatti, si dovranno attendere altri 5 secoli prima di riaprire le trattative con la chiesa ortodossa, con papa Paolo VI.

LA CUPA FIAMMA si sviluppa come una sequenza di arazzi, di raffinati ricami di seta che raffigurano scene di vita quotidiana, intrecciati alla vita e ai pensieri di Cleofe. Possiamo ammirare l’azzurro del cielo, il turchese del mare, sentire il vento che accarezza i biondi capelli di Cleofe, ascoltare le sue risate e la sua voce mentre parla con Betta, la sua ancella confidente, o discetta di filosofia con il maestro Giorgio Gemisto. Clara Schiavoni disegna e tesse mirabilmente con la sua scrittura un mondo lontano ma non così distante dal nostro. In questo mondo del 1400 le donne della levatura di Cleofe sono sì oggetto di scambio, pedine da muovere sull’algido tavolo da gioco del Potere, ma al tempo stesso sono donne colte, intelligenti, istruite, che nonostante tutto la Storia dei maschi non riesce a relegare in un angolo sperduto del mondo. E Cleofe attraverso questo romanzo ci parla anche e soprattutto dell’amore, di come da secoli infiniti, con pazienza, e costanza, e coraggio, le donne di ieri, come quelle di oggi, tessono questa trama sottile senza la quale il mondo non esisterebbe, e nemmeno la Storia degli uomini.

A Clara Schiavoni e al suo editore Raffaelli va il merito di averci fatto conoscere questa moderna ragazza del 1400 che parla fluentemente il greco e il latino, amante dell’architettura e della filosofia, amante dell’amore e della vita, che ci appare vivida in tutta la sua bellezza intellettuale, e la cui cupa fiamma della nostalgia ci fa desiderare di poter riscrivere per lei un finale diverso.

Livia Cattan (9/11/2024)

 

 

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