I colori tenui, delicati del cielo primaverile, quanto prima avrebbero assunto la pienezza solare dell'estate. Non passò inosservata quella vena tenera e malinconica, ma frizzante, negli animi degli scolari che presto avrebbero preso altre strade, perlopiù gli uni lontani dagli altri.
E c'era fermento, condivisione di bellezza, con i compagni di studio, nei festeggiamenti di quel fine anno scolastico: dischi in classe di vari cantanti, e anche il prezioso 33 giri di Fabrizio De Andrè: "Tutti morimmo a stento." Se ne percipiva fascinazione e gioia, alimento pieno e riflesso.
Cogliere la coscienza sociale del mondo che ci circonda voleva dire anche aprirsi alla frequentazione della discografia di Fabrizio De André, al filo rosso che collega il lavoro artistico della sua produzione musicale, quale cantautore del "male di vivere", del "male oscuro". È voce raffinata, etica, mitica e apre la strada a non dimenticare, sebbene segnati, come ci ricorda il poeta Eugenio Montale "Spesso il male di vivere ho incontrato" che "Dai diamanti non nasce niente/ dal letame nascono i fior."
Cattura il fruitore all'ascolto del proprio intimo sentire nella alchemica magia della rappresentazione tenera, ironica del maturato versificare esperienziale a noi trasferito con la dolcezza del dono partecipato.
Quel pescaggio caratterizzante il mare magnum del torbido dei violenti nelle pieghe dell'umanità ferita, nella prigionia degli ultimi, degli annegati, espresso nella tensione a illuminarne la disperazione e superarla, attingendo all'umanesimo. Viene in aiuto il verso celebre "Che la pietà non vi rimanga in tasca."
In una società che non sembra diventare mai migliore, è appropriato prendere, quale esempio, unitamente ad artisti di generi vari, il cantautore Fabrizio che, attraverso la sua lucida sensibilità e acutezza, mira a cedere bellezza ad ascoltatori attenti e capaci. Coloro i quali sanno accogliere, nel profondo di sè stessi, quei sentimenti atti a germogliare nell'accrescimento di una nobile esistenza.
Molto forte in lui preme, e informa nelle sue canzoni, la lettura della complessità della vita. E allora, altrettanto noi, con altrettanta tempra e manifesta gratitudine, coltiviamo la personale speranza per migliorarsi nell'essenza di uomini migliori e liberi, attivando la trasposizione emotiva all'ascolto della sua melodia che, come miele, scivola e impregna la nostra profondità, della bellezza!
E come lui fu attratto dalla composizione poetica, la prima che Leonard Cohen scrisse, dal titolo "Suzanne", e splendidamente ne fece un adattamento, anche noi facciamola nostra.
È una canzone le cui parole e la cui melodia si integrano benissimo nei versi dalla profonda significazione esistenziale.
Nell'esamina del testo del cantautore, Suzanne, si evince che esso è retto da tre differenti strofe, una specie di ritornello con varianti che legano i riferimenti tematici culturali. La significazione fra di loro viene esemplificata e data dalla connotazione spirituale. Nodale è il riferimento, il pescaggio di Gesù nella seconda strofa: Gesù è "marinaio" e comprende "...quando fu sicuro che soltanto agli annegati fosse dato di vederlo..." e indirizza l'elevazione dello spirito "... siate marinai finché il mare vi libererà...". È qui che troviamo il trait d'union della spiritualità: è centrale al brano e la fa da padrone, nel nostro viaggio di scoperta dell'animo umano, fintanto che noi possiamo desiderare di sperimentare la fiducia e dire: "E tu vuoi viaggiargli insieme/ vuoi viaggiargli insieme ciecamente / forse avrai fiducia in lui/ perché ti ha toccato il corpo con la mente." È il nostro rapporto con la spiritualità espressa nel concetto della sua elevazione.
In tutto il componimento, fin dal principio, i versi la collegano, stimolano l'uno all'altro. A iniziare da chi "...amore non ha da offrirle...", e tuttavia resta sorpreso che il suo spirito sia di già nell'amore "...lei è già sulla tua onda/ e fa che il fiume ti risponda/ che da sempre siete amanti."
Sono versi poetici, euritmici incantevoli. Restiamo affascinati dal coinvolgimento della materia e dello spirito di cui si rintraccia l'indissolubile legame delle strofe: "...perchè ti ha toccato il corpo con la mente ".../ ...che le hai ..."/ "...che ti ha ...".
La rappresentazione individua qualcosa di più della semplice reciprocità, qualcosa che va oltre, è l'empatia del tocco magico: mente e cuore, assunta nella centralità dello spiritualità.
La vera essenza della vita è guardare in faccia la realtà.
La realtà è quella della disgregazione sociale. "Suzanne regge lo specchio." della pazzia del mondo "...sì lo sai che lei è pazza..." "...per questo sei con lei..." perchè "... ti dà la mano ... per "...viaggiarle insieme..."; per essere marinai " come Gesù "...E Gesù fu marinaio..." ed evitare di naufragare nel mare della disperazione, assumendo a sè l'esortazione "Siate marinai finché il mare vi libererà", perché solo agli "annegati" è dato di "vedere" la luce, Gesù, che, "...nella nostra mente lui non naufragò.", di vedere quella luce, che, tanto viva, spinge a essere colta e vissuta "E tu vuoi viaggiargli... insieme ciecamente..." .
E perchè insegna a percepire, individuare, riconoscere le differenze "...fra la spazzatura e i fiori..."; scoprire "...eroi tra le alghe marce..."; distinguere le sfumature nella luce del mattino fin dalla luce degli albori: "bambini" e "amore". È necesario connettersi con la semplicità, nella sua essenza di verità; e con la purezza dell'amore. Poichè il mondo dell'interiorità è solo percettivo.
Poichè la libertà è solo dell'immaginazione; è una idealità, una questione mentale, sentimentale, emotiva, spirituale ma non concreta, non si esplica fattivamente, dice infatti forse "...forse avrai fiducia in lui..." (Gesù). Alfine, forse, mossi dalla fede, si potrà far parte di quegli iniziati alla sfera della coscienza dell'armonia della libertà, stimolata dalla luce.
La struttura del testo individua, nelle tre strofe susseguenti, un pensiero, una tematica esplicitata attraverso un progetto. C'è la pazzia, c'è Gesù, ci sono le sfumature dei colori, le molteplici rifrazioni della luce degli specchi a fare i conti con la corporea realtà che l'uomo è destinato a vivere attraverso il pensiero, il desiderio, la fede. C'è lo stimolo ad evitare d'esser preda; piuttosto, riflettere la creatività. E c'è anche la strada spirituale che permette l'elevazione dell'amore: quel sentimento che è verità che non può concepire la mente, che è pace e ispirazione. L'amore è pazzesco e desidera l'amore di noi: è a noi amante. E la spiritualità ce lo consegna.
Ho scritto questo mio aforisma nell'ultimo libro di poesie dedicato all'Amore:
《L'Amore è l'incontro con la propria libertà》.
... e mette le ali!
Ringrazio di cuore il professor Nazario Pardini per aver postato la mia lettura sulla canzone di Leonard Cohen, "Suzanne": la sua scaturigine è dovuta al desiderio di voler portare alla luce un verità che a me appare tanto palese, ma che, fino a ora, per quanto ne so io, non è mai stata espressa: una concezione rappresentativa dell'amore presa in esame dall'autore, assolutamente diversa da quella diffusa; ed è quella della sottolineatura della centralità dello spirito che consente di vivere, per sempre, un legame indissolubile, ma, nella profondità del proprio sentire, libero. Una canzone che elegge la seduzione della spiritualità. Un saluto ai fruitori e agli amici del blog. Rita Fulvia Fazio
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