MAURO MELIS
Navigatore
solitario sulla via di Colombo
Pagina della memoria di Paolo Bassani
Incontrai per la prima volta Mauro Melis all’inizio degli anni ’90. La nostra famiglia era in profonda amicizia
con la madre di Melis, la signora Renza, che abitava l’appartamento sottostante
il nostro. Per questo, più d’altri, possiamo dire di aver vissuto anche noi
l’avventura di Mauro. La signora Renza, in quel giugno 1992, ci teneva
costantemente informati. Ricordo i suoi pensieri, i timori, la sua trepidazione.
In qualche modo anche noi ne fummo contagiati. Poi, finalmente, venne il grande
giorno: Mauro, il navigatore solitario, era giunto sano e salvo alla sua meta.
Anche noi festeggiammo quel evento che era diventato familiare e, così, felici
partecipammo alle manifestazioni che la città gli volle dedicare.
Un
giorno Mauro venne a trovarmi. Mi portò un filmato che aveva girato durante la
traversata: un documento prezioso che fu presentato durante numerosi incontri
cittadini e trasmesso dalle emittenti televisive. In quella circostanza, mi
confidò che aveva in mente di raccontare la sua avventura scrivendo un libro
che avrebbe riportato la storia della traversata attraverso le annotazioni del
“diario di bordo”. Mi chiese se avessi avuto piacere di scrivere una
prefazione. Con gioia accettai quel inatteso invito. Il libro con il titolo
“Atlantico che stress…” fu edito da Mursia.
Oggi,
rileggendo quelle pagine, ho pensato che potevo ricordare quel evento e farlo
conoscere ad altri, grazie alla generosa
ospitalità di “Alla volta di Leucade”.
Mi sono
riletto anche la mia presentazione. Sono
passati parecchi anni, ma in quello che scrissi
ora ritrovo l’immagine di Mauro.
“Sentire dalla viva
voce di Mauro Melis e ora anche leggere il racconto della sua straordinaria
impresa, è per me come risfogliare un vecchio libro di avventure.
Come
ogni ligure, anch’io sento un segreto legame per il mare: naturalmente quello
che fu caro a Montale, Cardarelli, Cozzani; m’incanto alla sua vista quando
placido riluce o rabbioso si scaglia sulla costa. Un mare animato,
trasfigurato, capace d’avvolgerti nel suo misterioso fascino e di farti
sognare: dondolante abbandono, incantesimo antico di luci e di sirene… Ma altro
è il mare incontrato da Melis; altro
trovarsi su un “guscio di noce”
in mezzo all’oceano, sballottati da onde gigantesche e tormentati da vortici di
venti.
Attraversare
l’oceano Atlantico dall’Inghilterra agli Stati Uniti con una imbarcazione di
nove metri, in completa solitudine per 25 giorni affrontando la violenza delle
tempeste, l’opprimente muraglia delle nebbie, l’insidia degli iceberg vaganti
come mine e dulcis in fundo una
serie di avarie di bordo, è certamente un’impresa leggendaria; anche per una
terra di grandi tradizioni marinare.
Nel
racconto “Atlantico, che stress…”
Melis narra la sua grande avventura con semplicità e sincerità, un’avventura
che non comincia il giorno della partenza da Plymouth ma molto prima: il giorno
in cui matura in lui l’idea di partecipare alla regata. E’ da allora che inizia
a confrontarsi con le difficoltà, che più d’una volta minacciano di far
naufragare il suo sogno prima ancora che nasca. Melis non ha la barca, né gli
sponsor che possano coprire le ingenti spese per una tale impresa. Non è facile
trovarli. Ma Mauro non si scoraggia. Sente che risolvere questi problemi è già
la premessa per affrontare e vincere gli altri, che il mare senza dubbio gli presenterà;
e allora non potrà sperare in nessun altro aiuto se non nella sua capacità,
resistenza, forza di volontà. Così, quando riesce ad avere la barca e gli
sponsor nel suo cuore esplode
l’entusiasmo, come se avesse già percorso la prima parte della traversata.
Giunge
finalmente il giorno della partenza. Si tolgono gli ormeggi, le vele si
gonfiano alla brezza, lo scafo dolcemente inizia a scivolare sulle acque…
Plymouth lentamente si allontana. Nella descrizione che Melis fa di questo
momento si avverte un soffio di vera poesia. E’ il 7 giugno 1992 .
La
grande avventura inizia e Mauro, puntualmente, d’ora in poi ne annoterà
scrupolosamente le fasi sul diario di bordo: una testimonianza non soltanto “tecnica” ma anche umana.
E’quest’ultimo aspetto che più mi ha colpito. E’ quasi un colloquio interiore
in cui affiorano i dubbi e le speranze che, da sempre, s’alternano nell’uomo
quando si confronta con eventi che sono più grandi di lui.
Sono
riflessioni che mettono in luce tutta la verità del cuore, diventando una
commovente lezione di vita; lezione che prende forma proprio nelle parole di
Melis, che furono ricordate in una solenne cerimonia di Villa Marigola, quando
fu festeggiato il nostro “Navigatore solitario”:
“Le situazioni più difficili ci insegnano a
vedere il mondo con occhi diversi; a capire e apprezzare molte cose; a
ritrovare la vera dimensione, l’importanza di antichi, profondi valori; la fede
in Colui che sa placare le tempeste dei mari e dei cuori”
L’avventura di Melis mi fece
ritrovare alcuni lontani pensieri dell’infanzia, quando sui libri di scuola
studiavamo Cristoforo Colombo. Quasi un invito a riscoprire una pagina di
storia, a capire lo spirito dell’uomo.
OLTRE NUOVI ORIZZONTI
( a
Cristoforo Colombo)
Quale vento
verso l'ignoto
sospinse
le tue vele?
Quale fede
accese
i tuoi pensieri?
Quale speranza
ardore
indussero
l'animo tuo inquieto
a violare
gli estremi
confini
del mistero?
Intuito felice
spirito
d'audacia?
Fu
il desiderio innato
in ogni uomo
che lo sguardo
innalza al firmamento
e la verità ricerca
oltre i confini
dell'ignoto.
Paolo Bassani
Alcune foto della traversata atlantica
Bravo Mauro..metti piu foto di questa meravigliosa
RispondiEliminaesperienza
certo che il mondo ti riserva sorprese inimmaginabili. Ho conosciuto nel Marzo 2015 Mauro Melis al Porto Mirabello tramite il suo lavoro..... parlando mi aveva detto che lui andava in barca a vela..... ma da persona elegante non mi ha detto che ha fatto la traversata atlantica Ostar!!! Complimenti Mauro, sei una persona speciale!!
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