A CURA DI LIETTA MANGANELLI COLLABORATRICE DI LEUCADE
Francè Prešeren
Francè Prešeren (Presheren, Prešerin,
Preširn), nacque il 3 dicembre 1800 a Vrba, villaggio nei pressi dal lago di
Bled (in Gorenjsko o Carniola Superiore) poco discosto dal paesaggio ch'egli
descrive all'inizio del Battesimo. È una regione pittoresca assai bella
(«par che intorno si specchi il paradiso»). La sua famiglia era contadina ma
vantava, nella propria genealogia, alcuni sacerdoti, e la partecipazione alla velika
puntarja.
A otto anni Francè fu mandato a
studiare presso lo zio Joža, cappellano a Kopanje; poi a Ribnica, dove, dal
1813 al 1824, si trasferì, per frequentare il ginnasio e le prime due classi di
filosofia, a Lubiana. Qui ebbe fra gli insegnanti anche padre Valentin Vodnik
(1758-1819), il popolare poeta sloveno dell'Illiria napoleonica. Trasferitosi a
Vienna, Prešeren finì l'ultimo anno di «filosofia» e s'iscrisse alla facoltà di
giurisprudenza, dove si addottorò nel 1828. Studente diligente e volenteroso,
Prešeren a varie riprese, per aiutarsi, si impiegò come precettore presso
nobili famiglie: divenne, così, precettore del diciassettenne contino di
Auersperg ( Turjak, in sloveno), il futuro poeta Anastasio Grũn; e di un conte,
Dubski, che lo ospitò a Lysice, presso Brno, in Moravia. Tornato a Lubiana fece
pratica legale presso un avvocato; si presentò a Klagenfurt (Celovec), dopo due
anni, per l'esame di abilitazione all'esercizio della professione. Lo scarso
margine di voti con cui Prešeren l'ottenne, come pure la fama di elemento
irrequieto e liberale, che egli s'era guadagnato a Vienna, dove s'era distinto
fra la gioventù in fermento contro Metternich, influiranno sfavorevolmente su
tutto il suo avvenire. Per lunghi anni, dal 1834 al 1846, resterà infatti come
aiuto dell'avvocato Chrobat ( Hrovat) di Lubiana, senza ottenere il permesso di
esercitare in proprio l'avvocatura. L'otterrà solo tre anni prima della morte.
La lotta di Prešeren contro l'ambiente contiene elementi sociali e nazionali
tipici che ricorreranno spesso, fino ai giorni nostri, nella biografia degli
scrittori sloveni, i quali provengono, di solito, dalla campagna o dalla minuta
borghesia, e che devono affermarsi in ambienti per lo più tedeschizzati,
dominati dallo spirito mercantile e rigidamente chiusi in orgogli e pregiudizi
di casta e di classe.
La prima vittima di questo scontro fu
appunto Prešeren. L'8 novembre 1849, a Kranj, «dopo lunga malattia e confortato
dai sacramenti», come scrive l'annunzio dello «Slovensko društvo» l'illustre
poeta signor Francè Prešeren, dottore in legge e regio imperial procuratore
legale si spegnava; e lì venne tumulato. Sulle «Novice» si aprì una
sottoscrizione per porre, sulla sua tomba, un ricordo degno al mojstr naših
pevcov (al maestro dei poeti nostri). Nel 1852 sulla tomba fu elevata una
stele, coronata dalla croce; e sopra l'iscrizione è scolpita la lira delle
Muse. Nel 1869, accanto a lui, verrà sepolto Simon Jenko.
Il Romanticismo Sloveno e Francè Prešeren
di Marija Pirjevec
Università di Trieste
Il Romanticismo sloveno e Francè Prešeren
Di Marija Pirjevec
Università di Trieste
L'età del Romanticismo nella prima metà dell'Ottocento apre
un nuovo capitolo nell'evoluzione della letteratura slovena. È
questo
un periodo in cui vengono rapidamente recuperati i ritardi
nello sviluppo letterario grazie alla capacità e volontà di
alcuni intellettuali
di aprirsi ai nuovi fermenti e impulsi
spirituali,ideologici e letterari dell'Europa contemporanea. Sembra evidente che la causa
prima di tale rapida evoluzione della poesia slovena, dal
balbettio settecentesco alla piena maturità raggiunta nel periodo
prequarantottesco, vada ascritta al presentarsi sulla scena di un'eccezionale
personalità quale fu quella di Francè Prešeren. È da chiedersi però se Prešeren, nonostante il suo genio, avesse potuto raggiungere gli alti risultati
ai quali pervenne
senza il soffio vivificante del Romanticismo che diede
nuovi impulsi
alla letteratura slovena con le sue idee sulla lingua
nazionale, sulla
validità della poesia nella vicenda di ogni popolo, sulla
riscoperta del
passato e sullo sviluppo futuro dei popoli slavi.
Lo storico inglese A.J. Taylor sostiene nella sua MONARGHIA
ASBURGICA
(1809- 1918) che alcuni popoli soggetti al dominio
austriaco presentatisi per la prima volta sulla scena politica nel
1848, erano stati creati da poeti e intellettuali di origine contadina.
Questa tesi si adatta assai bene alla condizione del popolo sloveno che dopo aver
perduto nell'alto Medioevo la propria autonomia politica,viveva ormai da
secoli smembrato tra i vari domini della Casa d'Austria. Privo di una
nobiltà consapevole dei propri diritti storici, privo di una borghesia
desiderosa di affermarsi come soggetto politico, fu ridestato a nuova vita grazie ai
suoi pochi intellettuali che nella seconda metà del Settecento e nei primi decenni dell'Ottocento s'impegnarono in
un'avventura culturale che non può non essere considerata eroica. Questo processo
iniziatosi sotto la spinta dell'Illuminismo raggiunse piena maturità durante
l'età
del Romanticismo.
È caratteristico che le due personalità di spicco di tale movimento, il poeta France Preseren e il teorico e
critico letterario Matija Cop abbiano avuto un atteggiamento nettamente ostile
nei confronti del filologo sloveno Jernej Kopitar e delle sue
tesi sui tempi e modi dello sviluppo culturale degli sloveni.
Kopitar rimase infatti per tutta la vita favorevole a una letteratura
folkloristico-didattica, nella convinzione che la lingua slovena fosse ancora
immatura per testi letterari di maggior impegno. A suo avviso il lavoro degli
intellettuali
sloveni doveva essere indirizzato soprattutto verso il
rinnovamento
della lingua allora fortemente germanizzata, la
pubblicazione di grammatiche e
dizionari, l'elaborazione di un alfabeto razionale e
unitario e la raccolta di poesie popolari. Insieme ai suoi seguaci Kopitar riuscì a compiere
un lavoro
estremamente prezioso per gettare le basi della rinascita
culturale e el rinnovamento linguistico di un popolo immerso
nell'analfabetismo e nell'ignoranza. Tuttavia, nell'ambito sloveno il suo
programma letterario fu destinato a fallire. Questo va attribuito soprattutto
all'impegno svolto da Prešeren e Cop, che sembravano pretendere l'impossibile:
coltivare la propria lingua secondo gli insegnamenti di Kopitar senza
rinunciare però a inserirsi alla pari nel grande concerto delle letterature europee. Prešeren osò infatti bruciare le tappe, strappare la parola slovena dagli umili casolari dei
"pacifici agricoltori", per dirla con Herder,e lanciarla
nell'arena della più alta cultura europea. Dinanzi a questa sfida Kopitar rimase
fermamente ostile.
Che il suo atteggiamento non fosse senza ragioni è
dimostrato dal fatto che l'ambiente sloveno in cui Prešeren si mosse non seppe
rispondere alle sue sollecitazioni,rimanendo freddamente muto dinanzi alle
su POESIE (1847). Ma che il gesto provocatorio del poeta romantico
facesse compiere alla letteratura slovena un salto di qualità eccezionale,
permettendo di concentrare nel breve spazio di pochi decenni esperienze
maturate altrove, in tempi ben più lunghi,è dimostrato da tutto il successivo
sviluppo culturale e politico degli sloveni.
Sia Kopitar che Prešeren e Cop partirono dalle stesse premesse ideologiche,da quel Romanticismo
tedesco che aveva così esplicitamente innalzato sugli altari i valori della lingua e della nazione,vista come comunità ideale in cui
l'individuo poteva esprimere in modo organico le forze del suo intelletto e
del suo sentire. Tuttavia, mentre il filologo si accontentò di
assorbire soltanto quella parte dell'insegnamento schlegeliano che riguardava
la cultura della lingua, considerata come immagine più preziosa di ogni
soggetto nazionale, i suoi due più giovani compatrioti vollero applicare alla
letteratura slovena la dottrina letteraria dei fratelli Schlegel nella
sua interezza e in tutta la sua complessità. Proprio perché fu per molti aspetti seguace degli insegnamenti schlegeliani sulla poesia,
Prešeren si sentì spinto a scoprire il mondo letterario italiano, soprattutto quello
dell'Umanesimo e del Rinascimento e a modellare su di esso la propria
lirica.
I fratelli Schlegel considerarono infatti Dante, Petrarca e
Boccaccio come
maestri dei poeti dell'età romantica.
Prešeren elesse a modello Petrarca per affinità di sentire
e di temperamento
scrisse molti sonetti che,
per puntigliosa ricerca di perfezione formale, sono vicini al Canzoniere.
Ciò però non vuol dire naturalmente che il poeta sloveno fosse un mero imitatore
di Petrarca.
Egli infatti introdusse nella propria poesia un sentire del
tutto romantico e nello stesso tempo personale,intessuto talvolta
di ironia e sentire e segnato da dubbi, speranze e insicurezze
esistenziali che rendono il suo discorso assai originale. Tuttavia il fatto che la
poesia slovena abbia avuto nel momento in cui toccò il suo vertice, una predilezione
per la forma classica di stampo umanistico-rinascimentale non fu
senza significato anche per il suo successivo sviluppo. L'insegnamento della
scuola italiana fu in questo senso molto importante, in quanto
impresse nella letteratura slovena un amore per l'equilibrio che è rimasto vivo
a lungo e che forse non è del tutto scomparso neppure oggi.
L'eccezionale mobilità dell'intelletto di Prešeren, che
riuscì ad abbracciare tutta la complessità della coscienza culturale europea
contemporanea, fu tuttavia in manifesta contraddizione con la sua modesta
e provinciale biografia. Egli nacque in un piccolo paese, presso Bled, Vrba,
nel 1800, terzo fra gli otto figli di una famiglia contadina.
Compì i propri studi, grazie al sostegno degli zii sacerdoti,prima a
Ribnica, nella Carniola Inferiore e poi a Lubiana, dove frequentò il
liceo. A Vienna si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza,laureandosi nel
1828. Il suo spirito ribelle fu evidente già nella prima gioventù,quando non si
sottomise alla volontà dei genitori che lo volevano sacerdote, come
voleva
la tradizione per i ragazzi dotati di origine contadina da
avviare agli studi.
Il fatto che sia rimasto per lunghi anni praticante presso
uno studio legale e abbia potuto aprire un suo ufficio solo verso la fine della
vita, dopo ben cinque richieste respinte, presentate in occasione
di concorsi statali, va ascritto alla sua non celata condizione di "libero
pensatore", malvista dal regime di Metternich.
Nella biografia di Preseren ci si i batte in due relazioni
sentimentali, in un amore "spirituale", nutrito nei confronti
dell'inaccessibile Julija Primic, figlia di una distinta e agiata famiglia di
Lubiana, e inoltre nell'amore "concreto" nei confronti di un'umile
governante, Ana Jelovšek, dalla quale ebbe tre figli illegittimi. Morì in
ristrettezza economica, a Kranj nel 1849.
Le poesie giovanili di Prešeren non ci sono giunte, poiché
il poeta stesso
diede alle fiamme il manoscritto risalente agli anni
viennesi, decidendo
di conservare soltanto alcuni testi. In vita pubblicò
un'unica raccolta
di Poesie (1847), redatta con ogni cura da lui
stesso. Nel periodo della
sua prima attività letteraria è possibile cogliere ancora
forti tracce
della poesia settecentesca, che vanno dall'anacreontica
tardobarocca alle
ballate e romanze preromantiche (Il genio del
fiume, Rosamunda di Turjak).
La seconda fase della sua poesia che abbraccia gli anni
Trenta, è legata
al periodo del Romanticismo. L'accento è posto sulla lirica
come espressione
della vita interiore: nella poesia Addio alla
giovinezza si fa strada
così la coscienza di una totale dicotomia tra ideali e
realtà: il poeta,
costretto a confrontarsi con la rozza lotta per il
successo, in cui la misura
dell'uomo è la sua ricchezza e la sua origine, conosce la
sconfitta
dei valori umanistici. Nel ciclo dei sei Sonetti del
dolore si manifesta
quello scetticismo che lo porta agli estremi limiti del
dubbio,
della disperazione e del disgusto nei confronti della vita.
L'amore per Julija Primic gli ispirò invece il Serto di sonetti, la sua
opera più complessa dal punto di vista formale, costituita
secondo i modelli
senesi del Quattrocento, da 14 sonetti e da un sonetto
riassuntivo
(Magistrale). Il poeta riuscì a intrecciare in
mirabile unità, superando brillante-
mente l'artificiosità della struttura prescelta, i tre
momenti costitutivi della sua lirica: l'amore, la coscienza
nazionale e la
meditazione sul ruolo della poesia.
Nel Serto viene attualizzato il mito di Orfeo e
di Ifigenia: il suo autore desidera diventare un Orfeo
sloveno, capace,
grazie al sentimento ispiratogli da Julija - Ifigenia - di
creare
una poesia vera, in grado di illuminare e nobilitare il suo
popolo incolto
e strapparlo all'arretratezza cui è stato condannato dalla
plurisecolare
e avversa esperienza storica.
Una cesura nella vita e nell'arte di Preseren fu la
morte dell'amico Matija Cop. Alla sua memoria e a quella di
Julija egli
dedicò la sua opera epico-lirica più importante Il battesimo
presso
Savica (1836). Le due parti di questa complessa
opera d'arte, l'introduzione
in terzine, e il Battesimo, scritto in stanze, sono
legate tra loro
dal protagonista Črtomir e dalla sua esperienza di vita che
spazia
da un momento di ribellione a quello di una rassegnata
accettazione
dell'ineluttabile destino. Il quadro storico nel quale il
dramma personale
di Črtomir si colloca è quello della cristanizzazione
forzata degli
sloveni nella seconda metà dell'VIII secolo.
Nell'introduzione viene descritta
l'ultima ribellione delle tribù slovene rimaste ancora
pagane
contro l'esercito cristiano dei Bavari e dei loro alleati
locali
(772).La lotta si conclude con la totale sconfitta di
Črtomir,il capo del
la fazione pagana, che nella disperazione pensa per un
attimo al suicidio.
Ma dalla profondità della sua desolazione egli riesce a
salvarsi grazie
al pensiero dell'amata Bogomila; tuttavia anche nella sfera
dei sentimenti
Črtomir è predestinato alla sconfitta. Bogomila, figlia di
un sacerdote
pagano, s'era convertita al Cristianesimo durante
l'infuriare della rivolta,
promettendo a Dio di rinunciare a Črtomir, se egli avesse
avuta salva la vita,
affinché le loro anime potessero vivere eternamente unite
nell'oltre-
tomba. Nonostante il suo scetticismo Črtomir accetta il
battesimo e diventa
addirittura sacerdote per portare la luce della fede e
della cultura tra
la sua gente. Ma lo fa più con rassegnazione che con
ardore, pienamente
consapevole che questa decisione significa per lui la
rinuncia alla felicità
personale. Il poema si conclude in un tono di catarsi,
pregna tuttavia di
accenti elegiaci.
Črtomir porta in sé i tratti dell'uomo moderno, scisso
nella coscienza,
roso dal dubbio perfino nel momento della conversione. Il
Battesimo presso
Savica è comunque un poema aperto, che offre a
ognuno, per dirla con
Umberto Eco, la sua chiave di lettura.
Il terzo capitolo della creatività di Prešeren coincide con
l'ultimo
decennio della sua vita e si colloca già nel periodo
postromantico.
A questo punto il poeta dà l'addio alle forme
rinascimentali e classiche
della lirica europea (sonetto, stanza, terzina ecc.) e si
avvicina a forme
più semplici, che spesso riecheggiano la poesia popolare. È
di questo
periodo la sua più nota poesia politica, II brindisi,
che a causa dei suoi
accenti risorgimentali non poté apparire nelle Poesie,
ma fu pubblicata
solo nel 1848, dopo la caduta del regime di Metternich. In
essa Prešeren
manifestò la sua fede nell'uguaglianza e nella fratellanza
dei popoli,
innalzando un inno alla forza vitale della nazione slovena
che allora
stava costituendosi come soggetto politico pienamente
maturo.
È ben possibile dire,
in conclusione, che il fascino del Romanticismo
sloveno, così come si rispecchia nell'opera di Prešeren,
sta, al di là
dei validi risultati raggiunti, proprio nella sua rapida
maturazione,
simile a certe mutazioni nella natura di cui si dice che
trasformano nel
breve spazio di due generazioni una specie in un'altra.
Poesie
1834
Vrba, paese natio felice e caro
Vrba, paese natio felice e caro,
dove sta la casa di mio padre,
se dal tuo mondo la sete di sapere,
infida serpe, non mi avesse strappato!
Non saprei come in veleno si trasforma
tutta la dolcezza cui il cuore anela;
non avrei perso la fiducia in me,
non sarei preda delle mie tempeste interiori!
Un cuore fedele ed una mano laboriosa,
dote che non possiede una milionaria,
l'avrei insieme alla vergine prescelta;
la mia barca si muoverebbe quieta;
e il mio vicino San Marco veglierebbe
la casa dal fuoco e le messi dalla grandine.
Terra natia smata, Vrba beata (nella traduzione di G. Depangher)
Terra natia amata, Vrba beata,
dov'è ancora la casa di mio padre;
se la voglia di scienza – serpe d'inganni -
non m'avesse distolto dal tuo mondo,
non saprei come le promesse dolci
del cuore si facciano veleno,
la fede in me stesso non avrei smarrito,
né sarei gioco dentro la bufera.
Cuore fedele e mano laboriosa
in dote – invidia d'una milionaria -
nella fanciulla amata avrei trovato.
Quieto il mio tempo sfiorerebbe il mare
con San San Marco vicino a scongiurare
dei miei giorni la grandine e il fuoco.
1836
Quando la scienza medica capisce
Quando la scienza medica capisce
che non si può contrastare la morte,
non impedisce di bere e di mangiare, ciò che vuole,
al malato, né lo tormenta più con medicine.
Quando la forza delle tempeste è troppo grande,
e la loro ira non vuole placarsi,
quando l'onda spinge la barca, le mani
disperate del timoniere la lasciano volare via.
Non berrò più da te, coppa amara di lacrime!
Sguardi, pensieri, passioni ardenti!
Vi lascio liberi, perché non ho speranza di salvarmi:
andate, dove vi spinge sempre la cupidigia,
ubriacatevi del dolce veleno
che mi strapperà il cuore bramoso.
Quando il sapere del medico s'inchina (traduzione di G. Depangher)
Quando il sapere del medico s'inchina
alla morte che non si può fermare,
a cibi e a vini toglie ogni divieto,
né costringe in malato a cose amare.
Allorché violenta scoppia la burrasca
e la sua ira non si vuol placare,
spinge l'onda il battello, disperato
al destino lo lascia il marinaio.
Più non ti berrò, amara coppa di pianto!
Sguardi, pensieri e desideri ardenti!
Senza speranza ormai, vi libero.
Seguite la brama che v'attira,
annegate nel dolce veleno
che soffocherà il cuore mio voglioso.
1838
Al poeta (traduzione di P. Vascotto)
Chi può
rischiarare la notte oscura che pesa sull'anima!
Chi sa
scacciare l'avvoltoio che lacera il cuore,
dall'alba al tramonto, dal tramonto all'alba!
Chi insegna
a cancellare il passato dalla memoria,
a far svanire l'angoscia del futuro,
a sfuggire il vuoto che opprime il presente!
Come
vuoi essere poeta, se dentro di te non sai
l'inferno o il paradiso sopportare!
Ricorda
che sei un poeta, soffri senza tregua!
Al poeta (traduzione di G. Depangher)
Chi sa
schiarire la notte che opprime la mente?
Chi osa
scacciare il rapace che il cuore divora
dall'alba al tramonto, dalla sera all'aurora?
Chi aiuta
il passato a morire nella memoria,
l'occhio a negarsi all'oscuro domani
a fuggire dal nulla che spegne il presente?
Come
sarai poeta se dentro ti pesa
portarti insieme la vita e la morte?
Nel tuo canto
specchiati sempre, una pena infinita.
1847
Ho sognato di essere in paradiso (traduzione di P. Vascotto)
Ho sognato di essere in paradiso
con te, ed eravamo infinitamente felici:
era trascorso il breve periodo della vita
dove i tempi e i luoghi mi separano da te.
Eri seduta accanto a Laura, sua sorella minore,
davanti a voi lo scorrere dei giorni passati,
e tra voi parlavate dolcemente
sul modo in cui ciascuna era degna di lode.
E lì, sulla bilancia di San Michele,
ho messo i miei sonetti insieme a quelli di Petrarca,
ed essi si sono levati in alto.
Abbiamo messo, ciascuno nei propri canti,
la virtù tua e quella di Laura, e il braccio
suo della bilancia non era più basso del mio.
Noi due sognai nel santo paradiso (traduzione di G. Depangher)
Noi due sognai nel santo paradiso
felici come non si può pensare:
lontano m'appariva il momento della vita
dove stagioni e luoghi ci tengono divisi.
Come sorella sedevi accanto a Laura,
rivisitando insieme i giorni andati
e conversando in quel soave idioma
come tra voi fosse prova d'amore.
E lì, sulla bilancia di San Michele,
messi a confronto i sonetti con Petrarca,
il piatto mio su balzò verso il cielo.
Aggiunte poi la sua virtù e la tua
ciascuna ai propri versi, il piatto suo
non andò verso il basso più del mio.
Interessante dissertazione letteraria: apre spazi larghi e originali. L'ho letta con piacere e voglia; la rileggerò attentamente per approfondire conoscenze di cui non ero in possesso.
RispondiEliminaComplimenti a Lietta Manganelli per avercela proposta.
Mariagrazia