Il quarto porcellino
Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
Buongiorno, bambini.
Conoscete la favola dei tre porcellini, vero?
I tre fratelli costruirono casette di paglia, legno e
mattoni ed il cattivo lupo Ezechiele distrusse le prime due mentre nulla potè contro la terza. Esatto, proprio questa fiaba.
Quello che ignorate è che esiste una continuazione: proprio
così.
Appena Ezechiele, con la coda ancora fumante, seppe che in
realtà i fratellini erano quattro, subito si mise in cerca di questo ignoto porcellino di cui
conosceva solo il numero di telefono.
Chiamò immediatamente l’apposito servizio telefonico che
consente di risalire all’indirizzo di un abbonato ed ebbe la risposta desiderata: Porcello Disù ,
base artica 24, Polo Nord.
Ezechiele non era riuscito a cuocersi arrosto i porcellini
Diquì, Diquà e Dilà, ma certamente non avrebbe rinunciato facilmente al quarto, fosse perfino in
capo al mondo ( e lo era ).
I preparativi furono febbrili: acquistò un giaccone nuovo,
imbottito, da indossare sulla pelliccia, comprò viveri e riviste e infine prenotò l’aereo.
Partì dalla Malpensa con destinazione Oslo. Trascorse l’intero viaggio sfogliando una
rivista di arte culinaria che spiegava dettagliatamente come si prepara
una coscia di porcello alle spezie.
Era ossessionato
dalla carne di maiale, la sognava continuamente, ad occhi aperti, in tutte le
salse.
Atterrò verso sera in Norvegia: freddo glaciale, disumano.
Mangiò in tutta fretta un misero panino e s’informò poi su
come proseguire il viaggio.
Non esistevano collegamenti aerei con il Polo, inutile
insistere.
Fu una mazzata: gli si drizzò ancor di più il pelo, la
pressione andò a 1000, sentiva un macigno sullo stomaco. Si
immaginava già di dover allestire una slitta trainata da cani ( sic! ) per
cercare di
arrivare sulla banchisa immacolata, con la prospettiva (
sicuramente poco allegra ) di impiegare mesi per giungere a destinazione.
Per caso la mattina seguente, a colazione, scorse su un quotidiano
la notizia che era in procinto di partire, proprio per il Polo nord, una spedizione di
esploratori, i quali si sarebbero serviti di un dirigibile. Si unì agli impavidi in partenza, facendosi
passare per un professore di geologia
della Sorbona.
Vorrei sottolineare che il nostro buon amico non aveva una strategia da
seguire, una volta giunto sul
posto, ma confidava ( un po’ troppo ) nelle sue capacità
d’improvvisazione e
presenza di spirito ( attento, Ezechiele, il porcellino è
furbo!).
L’avventuroso viaggio ( freddo boia, cibo scarso,
conversazione nulla e non aggiungo altro ) si concluse con un atterraggio da brividi, non certo solo per
la temperatura, fra orsi e foche
decisamente perplessi. Ezechiele abbandonò al loro destino i
compagni e si incamminò di buona lena in direzione della base artica, che si scorgeva
in lontananza.
Arrivò intirizzito ed
affamatissimo alle più vicine costruzioni, domandò ai rari passanti del porcellino Disù ma non ottenne risposta ; un pinguino lo
guardò con commiserazione ( vi chiederete senza dubbio cosa ci stava a fare un tale uccello al Polo
nord, me lo domando anch’io ).
Cominciò a bussare a tutte le porte, sempre più eccitato;
nessuna risposta, niente di niente ( attento, lupo, il maialino è molto furbo!).
Finalmente, dopo vari
tentativi, s’imbattè nell’igloo contrassegnato dal numero 24.
“Oh…. “ pensò “ vediamo se con una casa di ghiaccio avrò più
fortuna che con quelle di paglia, legno e mattoni” ( voi che ne pensate? ).
Bussò. Nulla. Si appoggiò leggermente alla porta di
legno, la quale si aprì di pochissimo.
Indugiò un attimo ( attento, caro lupo ) poi aprì con
decisione i battenti, non udendo alcun rumore.
Nell’igloo non vi era nessuno; in compenso scorse sul
piccolo tavolo centrale una ricca colazione già pronta e molti ceppi di legna accanto alla stufa.
La tentazione di sedersi al calduccio a mangiare era forte
ed egli era MOLTO affamato e MOLTO infreddolito: infine si decise e si sedette ( peccato che il
quarto porcellino fosse molto, MOLTO
furbo). Mentre, al
massimo della concentrazione, stava trangugiando yogurt, mirtilli, uova,
focaccia, uva, marmellata, prosciutto e una mezza dozzina di
altre leccornie, tutte insieme, sentì senza farci eccessivamente caso un “ Click!” provenire
dall’ingresso.
Terminata l’abbondante, a dir poco, colazione si riposò un
po’ ed indi si diresse verso la porta per uscire a cercare la sua vittima.
“Accipicchia, la porta non si apre!” pensò “ mi hanno chiuso
dentro”.
“Beh… aspetterò con calma che Disù venga ad aprirmi e me lo
mangerò in un sol boccone; dopotutto cibo e legna non mi mancano di certo” ( Ah! Che
ingenuo! )
Dopo qualche ora
ricominciò ad avvertire brividi di freddo ( cari bambini, i porcellini che
abitano al Polo sono esperti a livello mondiale in materiali a basse
temperature, questo però Ezechiele lo
ignorava ). Prese una manciata di rami secchi e la gettò tra
le fiamme. Questa scena si ripetè altre volte perché la temperatura non si alzava a
sufficienza.
Ezechiele buttava legna sul fuoco, sentiva freddo, buttava
sul fuoco altra legna, sentiva ancora freddo, metteva altra legna e così via.
Finalmente sentì un confortevole tepore che dalle membra si
diffondeva dappertutto nel suo corpo.
D’improvviso ebbe caldo, molto caldo. Si tolse il bel
giubbotto nuovo, ma continuava a sudare, l’igloo adesso era un forno, quasi si bruciava.
Qualche goccia cominciava a piovere dal soffitto, cadeva
sulla calda pelliccia del nostro amico ed evaporava istantaneamente.
Poi, del tutto inaspettatamente, per uno strano fenomeno
fisico che accadeva solo ai Poli una volta ogni tre milioni di anni ( ma Disù padroneggiava a menadito
l’argomento ) tutto il ghiaccio dell’igloo si tramutò in acqua in meno di un batter di
ciglia.
Una valanga di acqua si riversò sul povero lupo che si
ritrovò inzuppato fino al midollo sulla distesa di ghiaccio artico, senza più riparo.
Ghiacciò completamente in circa un decimo di secondo. Se vi capiterà di passare per il Polo nord vedrete numerose costruzioni adibite a laboratori e
ripari, case e magazzini, alcune persone
intente a scrutare il cielo fornite di strani marchingegni,
qualche orso, poche foche, un pinguino e …. beh, sì,…..
proprio nei pressi della bandiera una splendida scultura di ghiaccio
raffigurante un
lupo.
Andate ad ammirarla da vicino: Ezechiele è ancora là ad aspettarvi!
Pietro Rainero
Le sue favole sono molto graziose. Glielo dice una che il tempo delle favole lo ha passato da un pezzo ma che si diletta anche lei in questo tipo di scrittura. Complimenti
RispondiEliminaCarla Baroni
Carla Baroni
Complimenti per la sua esposizione narrativa che arriva con immediatezza lasciando nell'anima il desiderio di nuove letture. Veramente piacevole e ricca di senso...
RispondiEliminaRiccardo