Nota
al libro
Verticalità
di
Sandro Angelucci
Poesia dell’ascesa, della totalità, dell’aspirazione a un volo alto, illuminato, anche se indefinito. Il volo che il poeta cerca di intraprendere per liberarsi della materia e del vuoto e per librarsi in cerca del tutto che è negato all’uomo in quanto fragile e umanamente terreno. Il poeta vede nella poesia l’arte sublime, la possibilità di un cammino che più si avvicini all’inarrivabile. La plaquette si suddivide in due sottotitoli: Dell’anima e della ferita, Del cielo e della parola. E già nei versi della prima poesia che dà il titolo all’opera, si avverte il desiderio di Assoluto, che in Angelucci si fa spleen, inquietudine esistenziale, se riferito alla caducità dell’essere e dell’esistere: “Sogno di cielo / che vince la gravità dei corpi / che a volte s’inabissa e poi risorge. / Fiamma che sale. / Brace che si accende”. Ed è proprio il tutto che per esistere necessita del vuoto, e ci rende inquieti e inappagati: “Il tutto che per esistere / necessita del vuoto / il vuoto “santo” della divinità, / del nostro dramma, / del canto di Turoldo”. I contenuti di questa plaquette filosofico-esistenziali, che ci richiamano alla Bellezza di Platone, sono sorretti da uno spartito versificatorio di settenari, o endecasillabi, o endecasillabi spezzati, o di versi di minor quantità, che, utilizzati con grande perizia tecnica, costituiscono un importante significante metrico a dare forza e colore al fulgore delle immagini.
Nazario Pardini
Pisa, 25 settembre 2010
Ho avuto occasione di leggere il libro di Angelucci, perché me l'ha donato un amico che fa parte della commissione di un Premio Letterario. Sono appassionato di poesia e il testo mi ha veramente emozionato, perché mi ritrovo in quei versi. Sintetizzano, secondo me, tutti quelli che sono gli interrogativi dell'uomo contemporaneo, o meglio, dell'uomo in quanto uomo. Il titolo è veramente appropriato. Dà l'idea di questo spazio infinito in cui ci sentiamo naufragare. La recensione di Pardini è essenziale e veramente concreta nella parola e nella sintesi del fatto poetico.
RispondiEliminaLeonardo Massa