venerdì 17 maggio 2013

NAZARIO PARDINI SU: DANTE MAFFIA




 Dante Maffia: ABITARE LA CECITA. Edizioni Lepisma. Roma. 2011. Pp. 56


 Dante Maffia: POESIE TORINESI. Edizioni Lepisma. Roma. 2011. Pp. 96


Dante Maffia: Ultimi versi d’amore. Edizioni Lepisma. Roma. 2004. Pp. 150


Nazario Pardini

La nobiltà letteraria di Maffia è tutta nella comunicabilità del canto. Nella maestria di saper tradurre i piccoli fatti, le minuzie, in argomentazioni degne di alta poesia. E’ nel sapersi infilare fino al collo nelle magrezze del quotidiano. Di un quotidiano a volte struggente, anomalo, da rivedere, da riportare all’attenzione perché ci riflettiamo sopra. E poi è nell’uscirne, sì, nell’uscirne zuppato anima e corpo. Ma non restano così come sono le cose. Come appaiono a prima vista, innocue, inoffensive, belle o brutte, calde o fredde, benigne o maligne. Sul foglio si macchiano di una coscienza sociale e di una robustezza allusiva dilatate all’inverosimile. E parlano le cose. Parlano del mondo; di quello presente, di quello passato; dicono sommessamente, quasi en passant, e non di rado con tono distaccato, o anche ironico, di condizioni e ambienti defraudati, persino, di dignità umana. Basta leggere, saper leggere e andare a fondo:

… Giorgio la prende appena la ciurma dorme.
Conta i sospiri e sferra  l’attacco.
Lei si dimena appena.
Lui le domanda se l’è piaciuto 

*
Le sedie sono tre e sparpagliate.
Gli scarafaggi si divertono a correre
come alle giostre…

Parlano della vita perfino le bottiglie di plastica, le vecchie chiavi, un’armonica che non suona. Di che vita? Di quella che passa, veloce, senza freni, ineluttabile, impietosa. Sempre la stessa, comunque. Anche monotona. Quella di noi poveri mortali. Poveri mortali, sì!, ma che sappiamo azzardare sguardi lontano. Forse da lì la nostra inquietudine. Una vita, insomma, che lascia polvere incrostata; logorìo, dolore, insoddisfazioni. Ma, anche, dorate memorie di corse sfrenate e di ruscelli; di un’infanzia che fa l’occhiolino al grammofono, ai quattro dischi della “Voce del Padrone”. Ma che non scade mai nella malinconia. Non deve. La poesia è realtà concreta senza scivolamenti di tenuta. E’ quello che  conta per Maffia. E’ là che bisogna incidere. Sulla realtà. Ed è quella che bisogna evidenziare. Non solo con l’insieme,  non solo col singolo verso, ma anche, e, soprattutto, con la parola. Niente romanticismi, quindi. Sgomberare tutti questi rimasugli dalla soffitta. Evitare nostalgie. Prendere il toro per le corna, e misurare il tempo con gli uomini. Gli uomini con il tempo. Affondare la lama nella polpa. Per dare contezza - anche in un apparente lirismo, nuovo e da grande penna – dei tanti arrangiamenti inadeguati per l’essere e l’esistere:

Giornata di pulizia, nella tinozza
entrano a turno Gaia e Concettina.
L’acqua sempre più sporca mette allegria…

E sono tanti.
Una poesia che si snoda con appagante semplicità; con sconcertante digeribilità; e con un distendersi di misure, dettate più da necessità etico-intellettive, che da sobbalzi emotivi; e anche se a volte incontriamo composizioni costruite con schemi strutturali più armoniosi, e perfino con versi impreziositi da rime e assonanze, la voglia di dire, osservare e analizzare sfocia in azzardi linguistici da costrutti prosastici. Pur mantenendo il  fascino di un poiein autentico, rivoluzionario, se si vuole, che fa di una narrazione semplice, familiare, un complesso gioco di forte impatto umano. Poiein nuovo per il suo miscelarsi d’anima e pensiero, di etica e intelletto, reso in una scioltezza etimo-fonica di prepotente vivacità comunicativa. E nuovo per quel dicotomico dispiegarsi di lirismo e antilirismo che è un po’ lo specchio del nostro esistere: perplessità, interrogativi, e scandalo delle contraddizioni. Ma tutto controllato da un verbo cercato, lavorato, slargato, trasferito oltre il suo senso. C’è l’intenzione, qui, di dare alla parola la possibilità di ampliarsi. Di offrire risultati creativi e allusivi di grande generosità. Sì!, questa è la parola di Maffia. Ed è su quella che lo studioso deve porre l’attenzione. E’ su quella che giocano la poetica del Nostro, la cifra dei suoi “poemi”, le occasioni. Occasioni sociali? umane? liriche? realistiche? esistenziali? autobiografiche? Vedete voi. Vale più “saper leggere” che “saper giudicare”. Il fatto sta, però, che tutte, tutte quante queste occasioni determinano l’originalità del poeta Dante Maffia. Poeta, secondo me, difficilmente incasellabile, tanta è la sua bizzarria esplorativa.

Lo stesso vale anche per i versi erotici. Ma qui, c’è la natura che la fa da padrona. Il poeta intende la poesia come la intendo io. Affidarsi al panismo, ai suoi slanci cromatici, ai suoi spasimi, alle sue ubriacature, alle sue vampate, alle sue chiarìe, per dare corpo a sensazioni ed emozioni che hanno bisogno di concretezze. Il poeta si abbandona, qui, ad un lirismo piacevole e sonoro, anche se molto personale per scrittura e metafora. Anche se unico per inventiva linguistico-creativa. Anche se scanzonato, a volte, in venature di sottofondo. Sembra farsi incantare, il Nostro, da una musica d’altri tempi che lo accompagna con accordi di ritorni emotivi. Lo trascina via, abbandonato, verso confessioni che si fanno solo in compagnia di una certa melodia. Melodia che vien fuori da un discorso che, pur nelle intenzioni antilirico, non riesce a tradire quella compattezza formale, quella simbiosi fra dire e sentire, che è l’arma vincente della poesia.
 
Come faccio a dirvi cos’è l’amore?
Lo so, ma come faccio a dirvelo?
Se a marzo
vi parlasse il colore della primavera,
come lo raccontereste?
Se in estate una rondine vi desse
una sorsata d’acqua
potreste raccontarlo?
O se negli occhi vi arrivasse un tuono
chi potrebbe credere
che siete savi di mente?

Come faccio a dirvi che cos’è l’amore?
   



1 commento:

  1. Mio caro Professor Nazario,
    ho avuto l'Onore di conoscere Dante Maffia nel corso di una presentazione a Roma... E' l'uomo semplice per eccellenza, che vorrebbe eludere la lettura del proprio curriculum, che gradirebbe evitare ogni forma di ipertrofia dell'io per concentrarsi sull'Autore / autrice che sta presentando...
    L'ho stimato subito e leggendo i suoi versi sul Suo prestigioso blogtrovo conferma a quell'empatia immediata...
    Le liriche sono rapporti diretti e intensi con il lettore, prese di coscienza dei nostri umani limiti... e, al tempo stesso, endecasillabi di raro, ispirato splendore, spezzati da versi brevissimi o più lunghi, che nulla tolgono al ritmo potente, superbo della poesia.
    Le sue domande rappresentano strali per noi mortali, persi nell'ovvio, nel banale, non adusi a porci quesiti esistenziali così profondi e ineffabili...
    "Come faccio a dirvi cos'è l'amore": come si può restare indifferenti di fronte alla forza prorompente di un verso così puro, bello, incandescente?
    Sono rimasta conquistata da Dante e dalla sua magia... e ringrazio Lei, Nazario , per l'Opera di diffusione di Autori di simile spessore.
    Auguro a entrambi Natali quotidiani, che ci restituiscano 'il senso dell'Amore' e vi ringrazio ...
    Un abbraccio forte! Maria Rizzi

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