Da lontano
Da lontano
molto da lontano immensamente verde l’infanzia
rovesciata sull'erba a rubare immagini
visto che nessuno si prende cura di te
frutto che cade frettoloso prima d’essere colto
cortili bisacce unte
arrotini affila coltelli temperini
grembi di donne occhi marroni
fazzoletti bianchi
impastate di terra da capo a piedi
panieri brocche di terracotta
vino asprigno che trabocca
Quasi a sfiorare l’azzurro
alberi altissimi ombre lunghe
ombre molto più grandi di te
treni settecarrozze attraversano la pianura
piccoli mondi di storie silenziose
No. Non voglio che la clessidra si vuoti
Non voglio rientrare in quei mondi
Ma neppure che mi escano dalla mente
Mi basta un solo attimo per ritornare
Per restare in vettura
All'inizio aria pura
Tutto era connesso e… verde
Misteriosamente…immensamente verde.
Ubaldo de Robertis
E' una composizione del '67 presente in: Sovra il Senso del Vuoto, Novastampa, 2007. L'ho trasmessa a Nazario Pardini perché rientrava nel tema da lui ben sviluppato ne:
RispondiEliminaIl Cantico dell'Aia http://nazariopardini.blogspot.it/2016/02/n-pardini-il-cantico-dellaia.html
Ubaldo de Robertis
Caro Ubaldo, con il tuo inconfondibile stile posti una lirica del '67, che sembra concepita oggi. Saudade, dolce, intensa; saudade, avvolta nella sfera delle metafore più lucenti:" immensamente verde l’infanzia/
RispondiEliminarovesciata sull'erba a rubare immagini..." e allo stesso tempo più sanguigne. 'Nessuno si prende cura di quel frutto che cade prima d'essere colto'. Quante laceranti verità. Attraversiamo le isole dell'infanzia, dell'adolescenza, vivendole come sudari, come malattie esantematiche da far passare in fretta. E, com'è nella quieta tragedia dell'esistenza, giochiamo, poi, a rimpiangere, quei tempi di complessi, rabbie, frustrazioni, acne e sogni barricati dietro le paure... E nella seconda strofa ci lasci saltare in un secondo quadro, di lavoro, di mondo contadino, di donne 'impastate di terra da capo a piedi'... con una malinconica nostalgia simile a quella che manifesti verso gli anni verdi dell'esistenza. Con le radici ben salde nel ricordo delle origini e nella sembianza interiore del mondo in cui credi, palesi un'esperienza delle cose quotidiane di natura estatica, tramite gettiti inimitabili di immagini. E la chiusa é il suggello di tanto canto, del tuo fiuto della profezia... della tua statura di Poeta poliedrico e magico. Ti ringrazio rapita e ti abbraccio.
Maria Rizzi
La poesia è del '67. Con gli occhi stanchi di oggi sarà ben difficile che io riesca ancora a guardare cosi lontano da una sorta di specchietto retrovisore con la nebbia che riduce la visibilità.
RispondiEliminaPer tale motivo sento ancora più vicine e care le dolci parole di Maria Rizzi. Musil diceva che una persona buona rende buono tutto ciò che sfiora. Alla nostra Maria è sufficiente semplicemente posarci lo sguardo.
Ubaldo de Robertis
Nel 'posare lo sguardo' vengo accecata dalla tua luce, Ubaldo....
RispondiEliminaNon esiste età per le poesie, esiste il valore!
Maria Rizzi