Guarda il cielo, la nuvola lontana,
guarda come si sciolgono
in un tutt'uno, fresco cenerino.
E sotto i colli dalle schiene morbide,
e ancora più sotto, il pacato mare;
guarda con che colori dolci il cielo
colorano: rubino all'orizzonte
e bruno nel salir verso le stelle.
Ma questa lieta e limpida e soave
visione, al nulla andrà, presto o più
presto.
E questa fine vers[o
il] silenzio, verso l'eterno, il cuore mio
sgomenta, ma il nitrire della Morte
che da lontano ci chiama ancor di più
mi spaventa del nulla e dell'eterno,
perché con lei son sordo e più non sento
il lieto canto dei cigni, dei
grilli,
delle cicale, dell'ape che vola;
perché con Lei mi perdo e più non vedo
il sole del mattino e la sua alb[a,
il] tramonto dello stesso e la sorella
che sorge con la sera.
Con lei si spegne la mia voce cupa,
malinconica e triste, ma anche a volte
dolce, perché qualche cosa mi molce.
Con lei tace di tutti la parola,
con lei tace di tutti il turbament[o,
il] dolore e lo sgomento.
Anche ogni melodia
si tace! No menzogna!
La polvere non copre l'armonia.
Ma tu laggiù, ti prego,
taci, non disperare.
Noi tutti accomuna questo mare.
Grazie Nazario, mi fa piacere tornare sul suo blog
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