Sarà assegnato a Giuseppe Balido, già docente di logica alla Facoltà d’ingegneria dell’Università Parthenope, il premio di poesia Aeclanum alla memoria di Pasquale Martiniello, alla sua XLI edizione. Questo pomeriggio, alle 17, al Teatro di Mirabella la consegna dei riconoscimenti. A introdurre l’incontro la relazione del professore Antonio Crecchia, poeta e saggista. Per la poesia edita, sezione A sono risultati vincitori Antonio Lonardo di Modica (Rg), premio Giuseppe Giacalone alla memoria, secondo premio a Elisa Longo di Carbonate (Co), terzo premio a Angela Ambrosini di Città di Castello (Pg). Per la posia inedita, primo premio Giuseppe D’Errico a Franco Casadei di Cesena, secondo premio a Ida Cecchi di Barberino di Mugello (Fi), terzo premio a Pasquale Cinnirella di Caltagirone (Ct). A comporre la giuria, presieduta dal professore Nazario Pardini, Mario Iarrobino, Antonio Crecchia, Carmelo Consoli, Gerardino D’Errico. Le poesie dei vincitori saranno lette da Luisa Martiniello e Antontella De Caro.
Un premio di poesia che diventa strumento per ribadire il ruolo ancora cruciale del linguaggio poetico nella società di oggi e ricordare Pasquale Martiniello “Sono passati 13 anni dalla sua scomparsa, ma la memoria della sua personalità di Poeta innovativo d’alto sentire è sempre viva in coloro che hanno avuto l’occasione di conoscerlo in vita e frequentarlo personalmente o attraverso le sue numerose pubblicazioni, essenzialmente in forma poetica. Un gentiluomo d’altri tempi, un educatore d’eccellenza a tempo pieno, poiché anche in regime di pensionamento ha svolto efficacemente un ruolo di promotore culturale e di sanità morale, oltre che informativo sulle vicende politico-sociali caratterizzanti la Repubblica soverchiata di “malizia del potere ambiguo” (Ossimori, pag. 62) all’epoca della sua crociata contro ogni forma di malcostume e decadenza morale e civile sul patrio suolo.
Nel clima avvelenato del consorzio umano, causato dalla fiumara di ideologie impugnate e professate dai maniaci del potere, Martiniello fortifica la convinzione che l’uomo moderno, come immerso in uno stato di pura follia, è tutto preso dall’opera perversa di travisamento della natura per accelerare la conquista dell’eden, ove soddisfare pienamente i suoi sogni e desideri di voluttà. Non l’educazione all’essere, alla personalità cosciente e responsabile delle proprie azioni, ma la spinta egoistica della corsa all’avere, dello storcere, dello “scippo”, del lucro senza troppa fatica guida i percorsi terreni di coloro che, agli occhi del nostro Poeta, sono “passeri illustri e torraioli”, “predoni” incalliti nell’arte dell’inganno e del bottinare, lasciando a Lazzaro “i pochi spiccioli di fumo / di locanda” (l’Ora della iena)”
Crecchia ricorda come “Pasquale Martiniello è stato un poeta lucido e coraggioso, un interprete di una vasta fenomenologia: epocale, ambientale, sociale, politica e culturale, con sconfinamento, se necessario, anche in ambito religioso, quando, e dove, vede i vizi umani e secolari prevalere sulla tradizionale ortodossia religiosa e divina, propria della Chiesa cattolica, istituzione sacra in cui a volte si sorprende il diavolo che “mistura l’acqua santa” , oppure il “credente” con “l’anima pelosa di vipera” “rompere i ferrigni bracci della croce”. Chiaro riferimento ai cattolici “innovatori”, per i quali i “tempi sono maturi a livellare / sacro e profano”.
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