Una vera denuncia contro l’uranio impoverito fatta con sentimento
e riflessione: morte, testimonianza di
un padre che si rivolge al figlio con
animo afflitto, con passione di padre (figlio mio), contro tutti coloro che,
con documenti e testimonianze di tutto
rispetto, niente hanno fatto per far emergere la verità. Sono questi i fatti di
questa silloge, veramente nutrita di rancore e di rabbia per la sorte di coloro
che hanno creduto. Riccardo Mazzamuto un soldato che ha dato
tutto il proprio impegno per il proprio
lavoro. Una vera denuncia con elementi alla mano, documenti che fanno tremare il polso. Un diario di
guerra che denuncia la guerra, l’inutile barbarie di una civiltà poco civile.
Leggere queste poesie è come sentirsi male. Giovanni Falcone: “si muore perché si è soli,
o perché si è entrati in un gioco più grande di noi. Si può morire spesso perché
non si dispone delle necessarie alleanze perché si è privi di sostegno” : questo
è quello che scrive Falcone con la penna
di Mazzamuto. Tanti sono i documenti che danno
corpo a questa silloge di rancore e di guerra. Documenti che hanno
portato sostanza alla silloge con poesie di grande levatura prosastica e
contenutistica: “Inseguire ideali
inutilmente”, “Ottobre 1993 anime allo sbaraglio “, “Un padre”. Una silloge
ricca di riferimenti contenutistici che spaventano per la loro crudità e per la
loro verità. Tante le poesie di denuncia e di risentimento per non avere dato
quello che è determinante per la patria. Un insieme di componimenti che fanno
brillare gli occhi per la loro verità. Chiudere
la mia breve riflessione riportando queste parole “….rispettando il giuramento sognavo
quella meticolosità…..” significa cogliere il
momento più tragico della silloge.
Nazario Pardini
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