“Questionario poetico” è già una locuzione intrigante, cui rispondere,
in qualche modo da incarnare, risolvere, mettere in pratica. Di tutto ha certo
bisogno la poesia, fuorché delle discettazioni sulla poesia: ma questa volta i
gentili funzionari del Drugstore Museum di via Portuense 317, a Roma,
chiamandomi a tenere in cotale, magnanima sede un mio recital poetico (addì 2
novembre 2023), hanno già prefigurato, ipotizzato la risposta ad ogni possibile
domanda.
Cosa
chiedere infatti a un poeta? Come è arrivato alla Poesia, se lui la ama, se
essa lo aiuta a vivere? Quando è nato poeta, perché e percome?
Ogni
risposta è necessaria e pleonastica, è assoluta e improbabile…
Probabilmente
è infatti la poesia che giunge a noi – e non viceversa! Come, quando? Quando le
parole ci chiamano a intessere armonie, o comunque a confessare, periziare
disarmonie, dissensi…
Assonanze
e dissonanze – sembra il riassunto d’una lezione di musica: e invece è magari
il riassunto schietto dell’incipit d’una confessione di poetica…
Perché,
la poesia va confessata? Come si fa coi peccati?…
E ne
saremo assolti o giammai ne attutiremo l’onta sensibile…
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“Indagine
a tutto tondo sul poeta” aggiunge la locandina, il gustoso manifesto
intellettuale. Anch’esso mi piace, perché credo che la poesia che coviamo, che
nutriamo, possa resistere ad ogni pur arcigna indagine – o peggio alle dolci
interrogazioni di chi in fondo l’ammmira ma forse la reputa il puro regno
dell’Utopia, la Wonderland come di una inestinguibile favola per adulti. L’Amore
visto dall’alto, questo il mio primo titolo. A.D. 1989.
Volevo
dire che l’Amore, placatosi oltre ogni gioia o tormento, può finalmente
contemplare, ripensare Se Stesso… In tutte le sue accensioni manifeste o i suoi
segreti di cristallo, fragili e spendenti.
Quando
sollevare già il corpo, il sorriso della giovane amata, era saper portare,
capire e alleviare “Il peso del Mondo”…
Se ti
sollevo per tenero scherzo virile –
pesi
tanto quanto il mondo al mitico Atlante,
o a
tratti niente: come aria pulita,
come un
sentimento che è giusto che esista.
E poi
avanti così, ogni titolo una fase, forse addirittura una lunazione epocale, un
cadenzato punto d’arrivo. I racconti in versi di Ragazze italiane,
le laudi scanzonate e desideranti delle Preghiere d’un laico…
Poi la voglia di sintesi, di prosciugamento
sapienziale: le terzine lampeggianti e melodiose dei Petali in luce…
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Con il
quinto libro mi cambiò il secolo. Cominciava nel ’900 e finiva nel 2000, aveva
gli occhi fioriti di Chagall, ma prendeva dal nuovo millennio luce e
ingranaggi, il destino affrancatosi dalle ideologie, anzi da tutta la Storia… Gli
amanti in volo non hanno mai paura né del Sole, né delle nuvole…
Non si
guardano perché il loro insieme
già
forma, uno sguardo. E si stringono
appena, leggermente: perché già sono,
carezza…
E non si parlano, perché
la loro
carne è parola, respira versi.
Per
finire, registravo forte il bisogno che il Tempo senza Tempo della Giovinezza
chiedesse al Se Stesso più esperto, adulto (e forse perfino disilluso), il
bilancio d’un Tempo Perduto ma Ritrovato… Miglia, decenni dopo (dixit
Montale: Volarono anni corti come giorni), eccoci pronti per la
Museificazione di Noi stessi, cioè come per una nuova, allestita e brillante
sala, cronica, summa del Museo dell’Uomo… Prima, per anni, avevo
sentito, giurato che ogni poesia emotiva, ispirata, fosse comunque una poesia
d’amore… Ma ora soprattutto sentivo, invece, che ogni poesia idealmente
d’amore, è anche – nello stesso identico modo, cioè per la stessa (buona)
ragione – una Poesia Civile…
Quanta
luce, quante ombre, quanti destini s’intrecciano e ci confortano (o si sfogano,
si rasserenano) in queste pagine che dagli anni ’80 del ’900 arrivano ad oltre
il primo ventennio del nuovo secolo. Mezzo secolo di sogni in più, oltre
l’afflato agile e magro della prima giovinezza. “Il peso del Mondo” è diventato
“L’infinito a pezzi”… Sì, sopravvive l’idea e la fedeltà al “Dono” della Vita,
ad ogni rispecchiamento d’amore… Ma l’infinito lancinante e leopardiano
ora appare buffo, reboante reperto da fisica quantistica: “a frammenti, mere
ipotesi, / scorie dell’Altissimo sdoganate, cattivate / in poesia”…
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Ho
risposto, risponderò al Vostro “Questionario poetico”? Forse che sì, forse
che no. E allora mai ci riuscirò, o forse mi basterà appena una fiorita
terzina dei “Petali in luce”:
“Amarsi.
Dunque non più correre, né solo camminare...
Volare
un peso. Fluttuare, librarsi! Se Amore è aria,
o mare
aperto che fra le braccia chiudiamo, alati.”
Plinio Perilli
GRAZIE a Daniela Porro, Sovrintendente
Speciale,
e alle sue collaboratrici Paola Caramadre e
Giulia Conti.
Ma certo anche GRAZIE a molti altri: tutti forse
nobili,
illustri personaggi in cerca d’autore, e registi
calibrati,
allenati alle care scene e alle infinite trame
della Vita.
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