Quest'incontro suscita almeno
due forti motivi di interesse (e per quanto mi riguarda anche di apprensione).
Il
primo è la stessa levatura dei due autori: Patrizia Stefanelli, qui
fisicamente presente, non è solo la poetessa pluripremiata e plurirecensita che
conosciamo, ma è anche scrittrice di teatro, critica, regista e infaticabile operatrice
culturale (sua è l'associazione e suo è il premio “Mimesis”). Aggiungo infine
che è poetessa dialettale (questo mi tocca il cuore). Nazario Pardini,
anche lui comunque presente fra noi è un emerito italianista della nostra
Università, poeta, critico, generoso fondatore e animatore della rivista web
“Alla volta di Leucade”, che spesso ha ospitato anche alcuni di noi. A lui
Patrizia Stefanelli si rivolge chiamandolo Maestro e credo che tutti come tale
lo riconosciamo.
Il
secondo motivo di interesse è la novità assoluta, perlomeno per i nostri tempi,
di questo dialogo in versi: Nazario Pardini Patrizia Stefanelli – La
Dimensione umana dell'esistere. In esso i due autori, tramite mail
(stupendo l'incrocio fra un genere antico, dimenticato e strumenti moderni)
riversano in otto giorni di comunicazione poetica, il proprio patrimonio di
conoscenza reciproca, di stima, di
consonanza di pensiero, di comune
sentire, di affetto. Lo fanno certamente per loro, ma dichiaratamente anche per
noi tramite la pubblicazione. Di cosa parlano? Non è il caso di
anticipare, magari male, quello che sentiremo, ma si può comunque dire che si
tratta dei grandi temi della vita e fra questi ci troviamo anche la poesia!
Piuttosto è opportuno dire come ne parlano e quindi fare un breve
riferimento alla loro espressione poetica, si badi bene anch'essa
reciprocamente consonante, tanto dare l'impressione di un unico corpo
stilistico e rendere quindi possibile il
riferimento paritetico ad entrambi gli autori. In questo dialogo la poesia, seguendo
una tematica davvero varia, intreccia con altrettanta variabilità le componenti
essenziali del linguaggio: la semantica e l'orfica-allusiva. Ovviamente prevale la prima nell'espressione di concetti
filosofici e la seconda nel richiamo di sensazioni, affetti, memorie. I versi
sono quelli della grande poesia italiana a cominciare dagli endecasillabi
sciolti, intercalati talora da versi più brevi, ma quasi sempre dispari in
virtù della loro maggiore duttilità ritmica.
Per finire consentitemi una nota in merito alla mia esperienza di lettore, augurandomi che la vostra possa essere altrettanto significativa: in questo dialogo ho trovato una sincerità totale di sostanza e un'autorevole sicurezza nell'usare forme che si vorrebbero ormai superate, forse da parte di qualcuno addirittura bandite. Ho trovato la riprova che la poesia non è votata esclusivamente alla breve scossa dell'emozione, forse abusata in questo tempo visivo, di relativismo etico e di consumo, ma anche a trasmettere convinzioni, pensiero, riflessioni, insomma a fare filosofia... come già in altri tempi è stato. Ho poi trovato in questo dialogo, e concludo, tanta eccellente poesia, quella, per dirla con Montale, con quel “quid”, che solo la poesia può rendere.
Chiudo con alcuni versi di Nazario, quasi una chiave di lettura, che magistralmente danno dignità a “quella parte illogica di noi” (scrive Patrizia) che è poi quella più libera e creativa.
Nazario ore 17:24
“Eppure
chi ragiona veramente
è proprio quella parte
illogica di noi”. È proprio vero è
il cuore che ti chiede
di seguire gli impulsi che la ragione
esclude
e che esso s’impunta di affrontare
con tutta la libertà e la malia
che sono proprio le virtù dell’essere.
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